BARI – Una consulenza da 2,7 milioni di euro pagata all’avvocato barese Giacomo Olivieri avrebbe contribuito al crac della Immoberdan, immobiliare fallita nel 2018 lasciando un buco da 16 milioni di euro. È per questo che il gup del Tribunale di Bari, Anna Perrelli, ha rinviato a giudizio l’ex consigliere regionale con l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta.
L’inchiesta della pm Bruna Manganelli, chiusa nel 2021, ha valorizzato i contenuti delle relazioni depositate dai curatori fallimentari della Immoberdan (Antonello Tarantino e Vittorio d’Ecclesiis, quest’ultimo nel frattempo deceduto) e del gruppo Nitti (Virginia Patruno e Daniele Anzelmo), il cui legale rappresentante, il geometra Nicola Nitti, ha preferito patteggiare due anni con pena sospesa e non menzione.
L’accusa ritene in sostanza che l’imprenditore abbia svuotato le sue società attraverso una serie di atti dissipativi del patrimonio. E in questo sarebbe stato per così dire «aiutato» da Olivieri attraverso una maxi-consulenza da 2,7 milioni pagata da Immoberdan tra il 2013 e il 2015. A fronte di quella somma, dice la Procura, il legale si sarebbe limitato a occuparsi dell’acquisizione della Immoberdan da parte del gruppo Nitti, che aveva acquistato la società (proprietaria di suoli edificabili in via Caldarola, quartiere Japigia di Bari) per 5 milioni dalla Sinpa dell’imprenditore Lello Degennaro. Si tratta di vicende societarie che si incrociano con le indagini sui fallimenti di Banca Popolare di Vicenza (che aveva finanziato Sinpa per l’acquisto originario dell’immobile) e di Banca Popolare di Bari (che ha poi finanziato sia la lottizzazione che la chiusura del mutuo con la Vicenza).
Nitti aveva infatti in progetto di realizzare sei palazzi di 11 piani, non andata in porto anche perché il suolo (nel frattempo venduto all’asta nell’ambito del procedimento fallimentare) era risultato inquinato dagli scarichi di carburante della vicina stazione delle Ferrovie Sud-Est. Immoberdan è fallita proprio all’indomani della bonifica La Procura ritiene «non congrua» la consulenza, e soprattutto ritiene che il pagamento a favore di Olivieri «contribuiva a determinare prima lo stato di insolvenza e poi il fallimento».
«ll Gip – replica però l’avvocato Gaetano Castellaneta, che difende Olivieri insieme a Luca Castellaneta – non ha accolto la nostra richiesta di disporre una perizia per acquisire elementi valutativi sugli effettivi rapporti tra il professionista e la società fallita. Questo avrebbe permesso di evidenziare la legittimità e la correttezza del mandato ricevuto dall’avvocato Olivieri per lo sviluppo di un progetto che avrebbe prodotto utili ingenti a favore della società. Queste circostanze emergeranno univocamente nel corso dell’istruttoria dibattimentale». Il processo comincerà il 5 giugno davanti alla Seconda sezione penale. Olivieri è già imputato insieme ad altre persone per un’altra bancarotta, quella della società Ctf fallita nel 2011: il processo (prossima udienza 21 maggio) si avvia verso la sentenza. Un altro processo (prossima udienza 28 ottobre) lo vede imputato per truffa aggravata nei confronti della Multiservizi del Comune di Bari, che Olivieri ha guidato fino al 2016: secondo l’accusa l’ex consigliere regionale avrebbe prodotto una certificazione falsa sui compensi dell’ex dirigente Oronzo Cascione (pure lui imputato) per salvarlo da un pignoramento da circa 60mila euro.
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