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«La legge 21 verrà superata dal Piano paesaggistico regionale, la cui approvazione è a buon punto. Dopodiché si potrà cominciare a ragionare di piani più specifici, oltre il blocco totale residenziale di una legge approvata venti anni fa». Bruno Discepolo, assessore regionale all’Urbanistica apre alla proposta del consigliere regionale Carmine Mocerino, che ha scritto a lui e al governatore per chiedere di rivedere la legge che nel 2003 fermò ogni nuova abitazione nei Comuni della zona rossa del Vesuvio. La proposta di Mocerino, peraltro, ha sollecitato il dibattito all’interno della zona vesuviana: in molti sono intervenuti per dare ragione al consigliere originario di Somma Vesuviana o per sottolineare delle distinzioni.

Assessore, la lettera del consigliere dimostra che venti anni dopo è ancora attuale il dibattito sull’antropizzazione intorno al Vesuvio e sugli incentivi all’esodo per le popolazioni?
«Quella legge nacque dalla consapevolezza di un rischio e dalla presa d’atto della fragilità di un territorio. Ci fu la legge 21, che prevedeva il blocco di ogni nuova edificazione e il progetto Vesuvìa, che era ambizioso ma evidentemente poco realizzabile: incentivare le persone a lasciare a territori vesuviani. Erano due intervenuti dell’allora governo regionale che puntavano i riflettori sullo stesso territorio. Sono passati venti anni, ma la questione del carico antropico in determinate zone resta, questo non bisogna mai dimenticarlo. E tuttavia direi che i limiti della legge 21 sono stati altri».

Quali?
«La legge fermava e ferma l’edilizia residenziale ma indicava anche altre misure per favorire investimenti sul territorio. L’allora Provincia di Napoli avrebbe dovuto approvare il Pso, piano strategico operativo, e poi avrebbero dovuto esserci altri interventi specifici per la realizzazione di progetti di viabilità, trasporti e vie di fuga. Questa parte ha conosciuto evidenti difficoltà e il Pso non è stato mai approvato definitivamente».

Quindi si può parlare di legge incompiuta?
«A distanza di venti anni, si può dire che la gente ha conosciuto di quella legge solo la parte riguardante i vincoli e non quella delle opportunità e delle risorse. Ovviamente questo ha favorito l’interpretazione negativa».

Dunque la proposta del consigliere Carmine Mocerino è valida?
«Mocerino pone una questione importante, senza dubbio. Posso dire che in questi anni ho incontrato più volte i sindaci dei Comuni della zona rossa, con i quali mi sono trovato a discutere della legge 21, del blocco dell’edilizia, ma anche della questione dei condoni. Anche quello un tema spinoso, molto sentito all’ombra del Vesuvio».

Come se ne esce?
«Con i sindaci abbiamo discusso spesso del fatto che le leggi sui condoni sono nate prima della legge 21, che è del 2003. Il tema è complesso, anche perché lo Stato in materia di condoni rivendica una sua competenza. Noi come Regione siamo intervenuti, ma è evidente che si tratta di un discorso non facile da affrontare e risolvere. Va anche aggiunto che bisogna fare una distinzione».

Quale?
«La legge 21 impone il blocco dell’edilizia residenziale, non ferma investimenti e possibilità di sviluppo del territorio. Noi come Regione abbiamo fatto la nostra parte, abbiamo fatto investimenti e ne abbiamo favorito altri. Abbiamo lavorato per sbloccare il Piano territoriale paesistico e abbiamo avviato iniziative significative. Faccio due esempi: il Bioparco sul Vesuvio e il mercato dei fiori a Torre Annunziata. Sono progetti importanti, che dimostrano che le condizioni per gli investimenti ci sono. La legge 21 blocca le nuove abitazioni, ferma l’edilizia residenziale ma non scoraggia affatto le attività produttive e altri tipi di investimenti».

Resta il fatto che intere zone sono ferme e i sindaci temono che le aree che amministrano resteranno depresse. Esiste una soluzione?
«Una strada potrebbe essere la differenziazione all’interno della zona rossa, distinguendo tra le aree a ridosso del vulcano e quelle più lontane, come peraltro faceva notare il consigliere Carmine Mocerino. Fermo restando che il rischio eruttivo esiste e la questione di intervenire sull’antropizzazione di quella parte di territorio resta in piedi».

Insomma, la legge 21 si può modificare?
«La legge 21 sarà superata dal Piano paesaggistico regionale. Ci stiamo lavorando, il preliminare è stato già redatto e stiamo provvedendo alla riperimetrazione delle centinaia di aree “zona rossa” della Regione. Le nostra interlocuzioni con il Ministero sono continue, insomma stiamo andando avanti. Una volta approvato il Piano, leggi come la numero 21 del 2003 potranno dirsi superate e a quel punto si potrà pensare a progetti specifici, che tengano conto della realtà in maniera più particolare, senza blocchi generici».
 

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