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Mario Comana è stato riconfermato per un altro triennio alla presidenza dell’Organismo Confidi minori, l’authority che dal 2019 è subentrata alla Banca d’Italia nell’esercizio della supervisione dei Confidi previsti dall’articolo 112 del Testo Unico Bancario e diventata operativa nel 2020. L’Organismo Confidi minori oggi conta 160 realtà iscritte su tutto il territorio nazionale, di cui 16 in Lombardia, tra le quali Fogalco, la cooperativa di garanzia di Confcommercio Bergamo, con uno stock di garanzie di circa 2 miliardi di euro e 500 milioni all’anno di flussi di nuove garanzie.

«Nei primi tre anni di attività abbiamo provveduto a compiere una verifica su tutti i Confidi minori, che inizialmente erano quasi 400, e oggi quelli rimasti rispondono ai requisiti di legge», racconta Comana, che è professore ordinario di Economia degli Intermediari finanziari all’Università Luiss Guido Carli di Roma. «Oggi si apre la sfida nuova di accompagnare i Confidi a rilanciare il loro ruolo, alla luce del nuovo quadro normativo – spiega Comana – ma soprattutto in considerazione delle crescenti difficoltà di accesso al credito delle piccole e medie imprese, anche col venir meno delle misure di garanzia della liquidità varate durante la pandemia». Secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia nel primo quadrimestre 2024 il totale dei prestiti al settore privato ha subito un arretramento del 2%, che si aggiunge al calo del 5% registrato nel 2023 rispetto all’anno precedente. Restano alti, invece, i tassi d’interesse: se a maggio 2023 su un finanziamento si pagava il 4,11%, oggi si è arrivati al 4,81%. «E parliamo di tassi medi, perché oggi una pmi arriva a pagare anche fra il 7 e il 9%, il che porta molte imprese ad autoescludersi – sottolinea Comana -. A questo si aggiunge la scarsa disponibilità degli istituti di credito a considerare le esigenze delle imprese più piccole, anche per il venir meno di molte banche del territorio, più predisposte al dialogo».

Si crea così un paradosso: se da un lato l’attività di intermediazione dei Confidi è molto preziosa per le imprese, dall’altro la garanzia pubblica all’80% sminuisce il loro ruolo. «La garanzia dei Confidi è poco appetibile per le banche, che preferiscono quella del Mediocredito centrale – conferma Comana -, ma le stesse garanzie del Mediocredito nel primo quadrimestre 2024 sono arrivate a 5,8 miliardi per tutto il sistema delle imprese italiane, con una flessione di oltre il 10% rispetto allo stesso periodo 2023».

Per alcuni Confidi tutto questo si traduce in una fragilità dei conti economici. «Quelli vicini alle associazioni hanno spesso un ruolo di consulenza e assistenza che non si traduce in ricavi, mentre il mestiere del Confidi è fare garanzia – aggiunge Comana -. Ora c’è una proposta di riforma che vuole andare nella direzione di un rilancio dei Confidi, anche con proposte di modifiche regolamentari. La riforma potrebbe, quindi, ampliare la loro sfera di attività, come già successo con la possibilità di erogazione diretta di credito nei confronti di imprese a rischio usura». La buona notizia è che, a quattro anni dal varo della finanza emergenziale post-pandemia, le sofferenze sono ancora basse. «Ad oggi i crediti deteriorati rappresentano complessivamente l’1,45%, un dato fisiologico – sostiene Comana -, ma soprattutto le banche oggi sono attrezzate, perché hanno smaltito tutte le ondate precedenti. L’impossibilità a onorare i pagamenti non è, quindi, preoccupante dal lato banche, quanto dal lato imprese».

L’altra sfida in fatto di credito alle pmi è l’obbligo, in vigore dal primo gennaio 2024, di calcolare il «green asset ratio», cioè la proporzione tra i finanziamenti complessivi della banca e quelli a imprese sostenibili. «Le aziende che non sanno dimostrarsi green avranno sempre più difficoltà di accesso al credito – fa presente Comana -. Anche in questo campo i Confidi possono avere un importante ruolo di consulenza e assistenza, diventando facilitatori del dialogo con le banche».

 

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