La sua è stata una delle principali voci del progressive italiano. Sono passati dieci anni dalla morte di Francesco Di Giacomo, ma il suo timbro da tenore e le tastiere di Vittorio Nocenzi, vere anime del Banco del Mutuo Soccorso, hanno lasciato un segno importante nella storia della musica italiana degli anni 70.
Il progressive
Nato a Siniscola, in provincia di Nuoro, nel 1947, all’età di 5 anni si trasferì con la famiglia a Roma. Fisico corpulento, barba e voce da tenore, fu contattato dal tastierista Vittorio Nocenzi durante il Festival Pop di Caracalla del 1971.
Insieme al fratello di Vittorio, Gianni Nocenzi, al chitarrista Marcello Todaro, al bassista Renato D’Angelo e al batterista Pierluigi Calderoni diede vita al Banco del Mutuo Soccorso, che fin dal primo, omonimo album, pubblicato nel 1972, stabilì i nuovi confini del pop italiano. Un disco diventato famoso anche per l’insolita copertina a forma di salvadanaio, che divenne – di fatto – anche il nome con cui tutti hanno chiamato quel disco.
Gli anni Settanta furono un decennio fortunato per la band, grazie a brani che divennero pietre miliari del progressive rock italiano, caratterizzati da un mix tra elementi derivanti dal prog inglese e alcuni propri del melodramma e del barocco.
Con i grandi del prog
La voce di Di Giacomo, potente e ricca di sfumature, era il segno distintivo della band che riuscì a imporsi anche all’estero, al punto di firmare un contratto con la Manticore, l’etichetta di Emerson, Lake & Palmer, e di partecipare come supporter al tour europeo dei Gentle Giant.
Di Giacomo era anche l’autore di gran parte dei testi del gruppo: immaginifici, carichi di suggestione e assolutamente inediti, come il timbro della sua voce. I primi tre album del Banco (Banco del Mutuo Soccorso del 1972, Darwin dello stesso anno – concept basato sulle teorie dell’autore de L’origine delle specie – e Io sono nato libero del 1973) sono profondamente segnati dalla sua creatività.
‘La parte mancante’ di Francesco Di Giacomo, voce del Banco: un disco e un video
Uno stile unico
Le performance live di Francesco erano lo specchio della sua personalità: potenti, oniriche, cariche dei suoi umori, a volte anche cupi. Ma proprio l’autenticità dei quelle interpretazioni ha fatto di lui un antidivo senza epigoni, capace di creare uno stile canoro ineguagliabile e suggestivo.
La carriera solista
Oltre ai successi con il Banco, Francesco Di Giacomo portò avanti anche alcune iniziative da solista, come il disco Non mettere le dita nel naso del 1989, pubblicato dalla Iperspazio. Non esattamente una vera e propria opera da solista, in quanto il cantante fu accompagnato nella registrazione da tutti i componenti della band.
Banco, l’omaggio a Francesco Di Giacomo: “R.I.P.”
Le collaborazioni
La voce del Banco ha anche collaborato con altri artisti, come Eugenio Finardi e i Téte de Bois, passando per Sam Moore, fino ad una collaborazione “postuma”: nel 2016 gli Elio e le Storie Tese inserirono il brano Bomba intelligente, scritta da Di Giacomo, nel loro album Figgatta De Blanc, con una registrazione della voce del cantante del Banco.
Webnotte ricorda la voce del rock progressive Francesco Di Giacomo
“La parte mancante”, l’album postumo
Nel 2019, cinque anni dopo la scomparsa di Di Giacomo, è uscito un album postumo di alcuni suoi brani da solista, scritto insieme a Paolo Sentinelli. I brani si caratterizzano per uno stile diverso rispetto alla prima produzione prog, anche se la scrittura di Di Giacomo rimane sempre pungente e poetica allo stesso tempo.
La pubblicazione era stata anticipata da uno spettacolo del 2013 all’Auditorium Parco della Musica dal titolo Cenerentola – La parte mancante, uno show che non ha avuto seguito a causa della scomparsa del cantante pochi mesi dopo.
Addio a Di Giacomo, quel live di dieci anni fa
Di Giacomo attore
Francesco Di Giacomo ha lavorato anche in ruoli comprimari e di comparsa per Federico Fellini. In Roma è il compare del protagonista nella sequenza del bordello, in Amarcord è un addetto alla sicurezza del califfo in vacanza al Grand Hotel Rimini). Compare anche ne I clowns e nel Satyricon, mentre improvvisa una melodia su uno strumento a corde.
Musica e cucina
Di Giacomo ha sempre rifiutato qualsiasi forma di divismo: viveva in campagna a Zagarolo, alle porte di Roma, e coltivava la sua passione per la cucina regionale. Ma non ha mai abbandonato la musica. Negli ultimi anni, insieme al Banco, aveva ripreso una intensa attività live, accompagnata anche dalla ripubblicazione dei primi, storici album perché, come lui stesso sosteneva, “quando ha un’anima vera, la musica scavalca tempi e momenti”.
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