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  • Ogni anno, circa un terzo degli studenti e quasi il 40% dei laureati del Mezzogiorno d’Italia si trasferiscono al Centro-Nord in cerca di migliori opportunità di studio e lavoro, a causa della scarsità di opportunità lavorative qualificate nel Sud.
  • Il programma “Resto al Sud 2.0” mira a contrastare questa migrazione offrendo incentivi economici per avviare attività imprenditoriali e professionali nel Sud Italia.
  • Le iniziative includono supporto finanziario, formazione e tutoraggio per giovani imprenditori e professionisti, al fine di sviluppare nuove opportunità lavorative e stimolare l’economia locale.

Ogni anno, un elevato numero di giovani lascia il Mezzogiorno d’Italia, spinto da una varietà di fattori socioeconomici. Il rapporto ISTAT “I giovani del Mezzogiorno – L’incerta transizione all’età adulta1” evidenzia come il 28,5% degli studenti del sud si iscriva a università del Centro-Nord e gran parte dei laureati si trasferisca poi per proseguire la propria carriera in queste aree o all’estero.

Questo fenomeno è strettamente connesso alla scarsità di opportunità lavorative stabili e di qualità nel Sud, dove il tasso di disoccupazione giovanile si attesta al 23,6%, contro il 9,1% del Centro-Nord.

La migrazione giovanile dal Mezzogiorno comporta gravi conseguenze per la regione, tra cui la perdita di capitale umano qualificato, che rallenta lo sviluppo economico e mina la sostenibilità del sistema previdenziale a lungo termine. Il fenomeno dell’emigrazione selettiva impoverisce il tessuto socioeconomico del Sud, accentuando il divario rispetto al Centro-Nord.

Per contrastare questa tendenza, il governo ha lanciato il programma “Resto al Sud 2.0. L’iniziativa, specificata nell’articolo 18 del DL Coesione e annunciata sulla Gazzetta Ufficiale n. 105 del 7 maggio2, è entrata in vigore l’8 maggio e punta a stimolare la creazione di nuove imprese e attività professionali nel Sud Italia attraverso sostegni economici e agevolazioni per giovani imprenditori e professionisti.

Cos’è Resto al Sud 2.0

Il bando Resto al Sud 2.0 rappresenta quindi un’iniziativa governativa volta a sostenere e promuovere lo sviluppo economico nel Mezzogiorno d’Italia attraverso specifiche agevolazioni finanziarie destinate a giovani imprenditori e professionisti che desiderano avviare nuove attività nelle regioni meridionali e in alcune zone dell’Italia centrale colpite da eventi sismici.

Il programma, sulla scia della prima iniziativa Resto al Sud, mira a incentivare la costituzione di nuove imprese individuali o collettive, come società di vario tipo e sono inclusi professionisti che richiedano l’iscrizione ad ordini professionali.

Resto al Sud 2.0, il cui fondo ammonta a 49,5 milioni di euro per l’anno 2024 e 45,5 milioni di euro per l’anno 2025, prevede il finanziamento di diverse attività legate all’avviamento di nuove imprese, che includono formazione, supporto alla progettazione e tutoraggio per rafforzare le competenze necessarie a gestire una nuova azienda.

Il governo ha anche messo a disposizione una misura speculare dedicata al Nord e al Centro del paese, ovvero Autoimpresa Centro Nord Italia per i giovani, con funzionamento molto simile all’intervento per il Meridione.

Come funziona Resto al Sud 2024

Il programma è quindi specificamente progettato per assistere i giovani imprenditori e professionisti, con un’età inferiore ai 35 anni, che desiderano avviare o sviluppare attività imprenditoriali o professionali nel Sud Italia.

Il decreto legislativo stabilisce che possono essere finanziati sia progetti individuali sia collettivi, comprendendo una varietà di forme giuridiche:

Questo risponde ad una necessaria flessibilità nel tipo di attività che può essere sviluppata, da imprese singole a partnership più ampie.

bando sud italia

Per essere ammessi al finanziamento, i giovani devono però rientrare in categorie specifiche, che includono stati di marginalità, vulnerabilità sociale o situazioni di disoccupazione. Il programma offre supporto attraverso formazione, tutoraggio e incentivi finanziari che possono consistere in:

  • voucher di avvio non rimborsabili fino a 40.000 euro, aumentabili fino a 50.000 euro per acquisti in ambito innovativo, tecnologico, digitale, o che favoriscano la sostenibilità ambientale;
  • contributi a fondo perduto fino al 75% per spese non superiori a 120.000 euro;
  • contributi a fondo perduto fino al 70% per spese oltre i 120.000 euro e fino a 200.000 euro.

I fondi sono assegnati in base a regolamenti che seguono le normative dell’Unione Europea sugli aiuti de minimis, assicurando che i sostegni non alterino la concorrenza leale. Il finanziamento del programma è previsto per il 2024 e il 2025.

Requisiti e beneficiari di Resto al Sud 2.0

La misura è rivolta a giovani sotto i 35 anni di età, che possono essere in condizione di vulnerabilità sociale, discriminazione o marginalità secondo le definizioni del Piano nazionale “Giovani, donne e lavoro 2021 – 2027“.

Il programma è accessibile anche a chi si trova in stato di disoccupazione o inattività, compresi coloro che beneficiano di politiche attive del lavoro come quelle previste dal programma “Garanzia di occupabilità dei lavoratori GOL“.

I destinatari hanno l’opportunità di avviare iniziative sia in forma individuale, aprendo una partita IVA per una impresa individuale o attività libero-professionale, sia in forma collettiva, attraverso la costituzione di società.

La finalità di “Resto al Sud 2024” è quella di stimolare lo sviluppo economico nelle aree meno sviluppate del Sud Italia, incentivando la nascita di nuove imprese e attività professionali che possano contribuire al riequilibrio delle opportunità economiche e alla coesione sociale.

Come si compila la domanda per Resto al Sud 2.0

Per compilare la domanda per il programma Resto al Sud 2.0, il primo passo è visitare il portale dedicato gestito da Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. Dopo aver creato un account personale, il richiedente può iniziare a compilare la richiesta online.

È essenziale avere a portata di mano tutti i documenti necessari, tra cui il codice fiscale, un documento di identità valido e i dettagli della propria idea imprenditoriale o professionale.

Il processo prevede la descrizione dettagliata del progetto imprenditoriale, comprese le informazioni relative alla pianificazione finanziaria, agli obiettivi e alle aspettative di mercato. È importante dettagliare come i fondi richiesti saranno utilizzati per supportare l’avvio o l’espansione dell’attività.

La domanda richiederà anche di specificare la localizzazione dell’attività nel Sud Italia e di dimostrare la conformità con i criteri di ammissibilità del programma, come l’età del richiedente e la situazione occupazionale. Può poi essere inviata attraverso il portale stesso.

Dopo l’invio, il richiedente riceverà una conferma e sarà tenuto a monitorare lo stato della propria richiesta attraverso il portale di Invitalia, dove verranno anche comunicate eventuali domande di documentazione aggiuntiva o chiarimenti.

Bando Resto al Sud 2.0 – Domande frequenti

Come funziona Resto al Sud 2024?

Resto al Sud 2024 offre incentivi finanziari per avviare nuove attività imprenditoriali e professionali nel Sud Italia. I beneficiari ricevono contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati per coprire le spese iniziali di avvio delle loro attività.

Quanto ti danno con il Resto al Sud?

Gli incentivi possono arrivare fino a 50.000 euro per attività innovative o sostenibili. Inoltre, per progetti più ampi, si può ottenere un contributo a fondo perduto fino al 75% delle spese per programmi di spesa fino a 120.000 euro e fino al 70% per spese tra 120.000 e 200.000 euro.

Quali sono i requisiti per Resto al Sud?

I requisiti includono: essere giovani sotto i 35 anni, residenti nelle regioni del Sud Italia e trovarsi in condizioni di marginalità, vulnerabilità sociale, disoccupazione o inoccupazione. È necessario presentare un progetto di impresa o attività professionale valida e sostenibile.

Quanti anni dura Resto al Sud?

Il programma Resto al Sud non ha una durata fissa per i benefici concessi, ma il finanziamento deve essere utilizzato per avviare e sostenere l’attività imprenditoriale entro i termini specificati nel bando, generalmente entro pochi anni dall’ottenimento del contributo.

 

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