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CREMONA – Il voto europeo ha messo in discussione le travi portanti dell’Europa, ossia la stabilità dei governi di Francia e Germania. Ne è convinto il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ospite ieri in redazione insieme al candidato del centrodestra al ballottaggio Alessandro Portesani, alla deputata Silvana Comaroli, al consigliere regionale Riccardo Vitari e al coordinatore provinciale della Lega, Simone Bossi. Giorgetti è stato accolto dal direttore de La Provincia Paolo Gualandris, dal presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, Cesare Soldi e dal suo predecessore, Riccardo Crotti.

Tanti i temi toccati in un approfondito forum. A partire, appunto, dai contraccolpi del voto europeo: «L’Europa si regge sulla leadership tedesca che oggi è debolissima. In Francia il governo attuale rischia di essere maciullato dalla contrapposizione di destra e sinistra estreme. Su chi si fonda l’Europa? Sono messe in discussione le travi portanti dell’Europa. Se poi non emergono leadership forti…»

Quanto alla futura Commissione Ue, Giorgetti spera che l’Italia punti alla Direzione generale Concorrenza, «la più importante in assoluto» e all’Agricoltura «altro dipartimento molto importante». Ad occupare una casella non sarà Giorgetti, di cui si era fatto il nome: «E si è fatto impropriamente perché non c’è mai stata questo tipo di candidatura. Sto lavorando su un incarico molto delicato, impegnativo di grande responsabilità, quello di ministro dell’Economia, e quindi questa è la mia responsabilità. Spero che l’Italia abbia un ruolo importante della Commissione europea, magari sulle questioni veramente cruciali per le nostre imprese, tipo la Dg Concorrenza. Abbiamo visto recentemente sul caso Ita-Lufthansa».

Le nozze si faranno? «Diciamo che la data è fissata, sono convocati sposi e testimoni. Tutto può accadere. In questo momento credo che convoleremo a nozze, però tutto può essere». Giorgetti ha poi aggiunto: « È da un anno e mezzo che ci stiamo lavorando con tante incomprensioni con la Commissione Ue. Credo che gli ultimi sviluppi, anche grazie a un po’ di sveglie che abbiamo dato, siano positivi e credo che nelle prossime ore nei prossimi giorni riusciremo a ottenere il via libera della Commissione. Poi andrà definito l’accordo con Lufthansa nei prossimi prossimi mesi. Ma se la situazione si risolverà dopo oltre 30 anni di discussioni, devo dire che è un grande orgoglio per noi. Un merito per questo Governo».

Per quanto riguarda le reazioni dei mercati dopo il voto Ue, Giorgetti ironizza: «Siamo particolarmente sfortunati, prima era colpa nostra per la nostra incertezza politica, adesso è sempre colpa nostra per l’incertezza politica degli altri. Spero che a breve la situazione si stabilizzi e torni la realtà, perché mi sembrano reazioni un po’ nevrotiche, quasi pavloviane ai risultati. Però — aggiunge Giorgetti — siccome le cose cambieranno poco rispetto all’impostazione, questo può essere un bene o un male, io penso che alla fine i mercati ritroveranno le loro condizioni di stabilità e si tornerà a livelli di spread anche per l’Italia più confacenti esattamente alla nostra situazione che è quella di un Paese politicamente stabile dalla finanza pubblica sostenibile».

Ancora Europa, con la direttiva sulle case ‘green’, chi paga gli adeguamenti richiesti? «Fondi in questo momento non ce ne sono. Questa è un’altra bellissima idea, una bellissima direttiva, una bellissima filosofia di vivere in un mondo pulito e green e l’Europa come al solito si è mossa per prima nonostante produca si è no il 10% dell’inquinamento globale. Però questa filosofia ha un costo. Un costo significativo che non si è ancora capito chi debba sostenerlo, se le famiglie o se i soldi li mette l’Europa. C’è chi ha detto che l’Europa ha pronte delle linee di credito. Ma forse non ci siam capiti: il livello dell’investimento per questo livello di ambizione è totalmente fuori dalla portata e dalle possibilità fiscali europee e dei singoli Paesi. Basta vedere quello che è costato a noi il Superbonus».

E quanto è costato? «Il costo è ampiamente documentato dall’Agenzia delle Entrate. Depurato degli effetti positivi di contributo alla crescita economica, il costo netto è circa un centinaio di miliardi. Se tutto quanto è stato fatturato fosse stato lavoro vero è un conto, ma ho l’impressione che le fatture fossero un po’ gonfiate. Oggi il Supebonus non è più super. Rimane il bonus corretto ordinario che incentiva in modo ragionevole le ristrutturazioni edilizie. Ricordo che adesso è al 70% e quindi con una compartecipazione dei privati. Tutto il mondo diciamo così piuttosto favolistico e razionale del passato fortunatamente è finito. Abbiamo purtroppo un’eredità di debito da gestire e come spesso accade in tutte le famiglie si eredita il bene e il male e dovremmo gestirla».

Quanto alla semplificazione delle procedure, «non è solo una questione italiana. Ci si scontra con due burocrazie, quella europea e la nostra. È una questione esplosiva. servirebbe l’autocertificazione, ma in Europa partono dal pregiudizio che in Italia fanno i furbi e fregano. E quindi vogliono controlli su ogni cosa e il risultato è che tutto si impastoia». Giorgetti torna poi sull’Europa, parlando dei decreti interministeriali Industria 5.0: «Siamo lì a ricamare con il cesello le norme in modo che siano compatibili con gli interessi delle imprese e con la normativa Europea. Altrimenti tutta l’industria energivora, come il comparto della ceramica, viene tagliata fuori».

C’è poi la questione delle nomine e dalle possibili ripercussioni dopo il voto europeo. In particolare quelle alla Cassa Depositi e Prestiti, la ‘banca’ dello Stato e degli Enti locali posseduta all’83% dal ministero di Giorgetti. Nessuna novità: la partita delle nomine «era già aperta, con tranquillità andremo a rinnovo delle cariche scegliendo le persone che possono garantire i progetti che abbiamo in mente, anche su Cdp, dove non credo che ci saranno grandi stravolgimenti».



 

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