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La presente guida offre una panoramica esaustiva sulla Cassa Forense, istituto previdenziale dedicato agli avvocati. I dettagli.

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di Paolo Ballanti – 13 Maggio 2024


La Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense (in breve Cassa Forense) è l’ente di previdenza cui devono obbligatoriamente iscriversi gli avvocati che esercitano la libera professione con carattere di continuità. La stessa Legge 31 dicembre 2012 numero 247 “Nuova disciplina dell’ordinamento forense” prevede l’obbligatoria e automatica iscrizione alla Cassa a seguito dell’iscrizione all’Albo professionale forense.

L’iscrizione alla Cassa, al contrario, è facoltativa per gli iscritti nel Registro dei praticanti. Al pari dell’Inps e degli enti di previdenza degli altri ordini professionali la Cassa degli avvocati, grazie al versamento dei contributi da parte dei soggetti iscritti, garantisce a questi ultimi una serie di tutele previdenziali ed assistenziali.

Analizziamo in dettaglio cos’è e come funziona l’ente di previdenza degli avvocati.

Cos’è la Cassa Forense

La Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense, nota comunemente come Cassa Forense, è un ente previdenziale italiano dedicato agli avvocati, procuratori legali e altri professionisti del settore legale. Fondata nel 1933, la Cassa si occupa di gestire i contributi previdenziali dei suoi iscritti e di erogare loro pensioni e prestazioni sociali una volta che essi abbiano raggiunto i requisiti pensionistici o si trovino in situazioni di bisogno.

Tra le sue funzioni principali, la Cassa fornisce assistenza economica attraverso varie tipologie di pensioni (vecchiaia, invalidità, reversibilità) e contributi per eventi quali malattia, maternità, e altri casi di necessità previsti dal regolamento. Inoltre, promuove iniziative volte al benessere e alla formazione professionale dei suoi iscritti.

Cosa sono e quali sono i contributi obbligatori della Cassa Forense

I contributi obbligatori della Cassa Forense sono i versamenti che gli avvocati e i procuratori legali iscritti agli ordini professionali italiani sono tenuti a effettuare per poter usufruire dei benefici previdenziali offerti dall’ente. Questi contributi sono previsti dalla normativa e sono stabiliti in base al reddito professionale dell’avvocato o del procuratore legale.

Questi contributi si dividono in:

  • Contributo minimo soggettivo;
  • Contributo minimo integrativo;
  • Contributo di maternità.

La mancata osservanza degli obblighi contributivi può comportare sanzioni e limitazioni nell’accesso ai benefici previdenziali offerti dalla Cassa Forense. Pertanto, è fondamentale per gli avvocati e i procuratori legali adempiere regolarmente ai loro doveri contributivi per garantirsi una sicurezza economica futura.

Contributo minimo soggettivo avvocati

Ogni iscritto alla Cassa è obbligato a versare un contributo soggettivo di base +pari al 15% (7,5% per i pensionati della Cassa Forense) del reddito professionale netto dichiarato ai fini Irpef nell’anno precedente, nei limiti di un tetto massimo indicizzato, in base alla rivalutazione Istat, corrispondente, per il 2024, ad euro 121.900,00.

Sulla parte eccedente la soglia reddituale citata si applica un’aliquota del 3%.

Gli iscritti sono in ogni caso tenuti a farsi carico di un contributo minimo che si attesta, per il 2024, ad euro 3.355,00.

Il contributo minimo è comunque ridotto del 50%, attestandosi a 1.677,50 euro, per i primi sei anni di iscrizione alla Cassa, qualora l’iscrizione decorra da data anteriore al compimento dei 35 anni di età, ai sensi dell’articolo 24, comma 2, del Regolamento Unico della Previdenza Forense.

A norma del successivo articolo 25, comma 2 del Regolamento è riconosciuta un’ulteriore riduzione del contributo minimo, pari al 50%, grazie al quale la somma dovuta passa a 838,75 euro.

Si precisa, come indicato nel portale della Cassa (“cassaforense.it – Contribuzione – Contributi – Contributi minimi obbligatori”) che le prime tre rate del contributo, a titolo di acconto, saranno “calcolate sulla base della contribuzione dell’anno 2023 non rivalutata, mentre la quarta rata, il 30 settembre, verrà determinata a saldo e includerà la rivalutazione ISTAT (+5,4%) e il contributo di maternità”.

Contributo minimo integrativo

Tutti gli avvocati iscritti agli albi nonché i praticanti avvocati iscritti alla Cassa, devono applicare una maggiorazione percentuale, del 4%, su tutti i corrispettivi rientranti nel volume annuale d’affari ai fini IVA.

L’importo del contributo minimo integrativo non può essere comunque inferiore a 850,00 euro (per il 2024).

Il contributo integrativo minimo non è dovuto per il periodo di praticantato nonché per i primi 5 anni di iscrizione alla Cassa in costanza di iscrizione all’Albo. Per i successivi 4 anni la contribuzione è ridotta alla metà (contributo minimo pari a 425,00 euro per il 2024), a condizione che l’iscrizione decorra da data anteriore al compimento dei 35 anni di età.

Contributo di maternità

Per la copertura finanziaria degli oneri di maternità, ogni avvocato o praticante avvocato iscritto alla Cassa è obbligato a versare un contributo annuo determinato dal Consiglio di amministrazione.

Il contributo in questione viene riscosso unitamente alla quarta rata prevista per il pagamento della contribuzione minima obbligatoria annuale (30 settembre).

Al momento è noto l’ammontare del contributo di maternità per l’anno 2023, pari a 82,69 euro.

Cosa sono i contributi volontari

Gli iscritti alla Cassa Forense e i pensionati di invalidità (sino al raggiungimento dell’età prevista per l’accesso al trattamento pensionistico di vecchiaia) possono, volontariamente, versare il contributo soggettivo modulare per finanziare una quota aggiuntiva di pensione.

La contribuzione volontaria è determinata secondo una percentuale compresa fra l’1% e il 10% del reddito professionale netto dichiarato ai fini Irpef, entro il tetto reddituale previsto anno per anno.

Quest’ultimo, in particolare, si attesta per l’anno 2024 ad euro 121.900,00.

Quali sono le pensioni che eroga la Cassa Forense

La pensione degli avvocati è un tipo di pensione erogata dalla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense, agli avvocati e ai procuratori legali che sono iscritti e che abbiano raggiunto i requisiti necessari per accedervi.

Il primo dei due pilastri dell’attività della Cassa degli Avvocati è infatti la tutela previdenziale agli iscritti (il secondo è, come vedremo tra poco, la copertura assistenziale).

La tutela previdenziale si traduce nel riconoscimento delle seguenti prestazioni pensionistiche:

  • Pensione di vecchiaia, riconosciuta al ricorrere di un’età anagrafica di 70 anni e 35 anni di contributi;
  • Pensione di anzianità, in presenza di 62 anni di età e 40 anni di contributi;
  • Pensione di invalidità, nelle ipotesi di riduzione a meno di un terzo della capacità dell’esercizio della professione, spettante a fronte di almeno 5 anni di contribuzione;
  • Pensione di inabilità, per i casi in cui non vi sia alcuna capacità all’esercizio della professione, al ricorrere di almeno 5 anni di contribuzione (gli anni di anzianità effettiva sono aumenti di 10, sino a raggiungere il massimo di 40 dal 1° gennaio 2021);
  • Pensione ai superstiti, come coniuge (o parte dell’unione civile), figli minori (anche equiparati), studenti o inabili del pensionato o dell’iscritto, in presenza di almeno 10 anni di iscrizione e contribuzione.

Quali sono le prestazioni previdenziali e assistenziali che eroga la Cassa Forense

Le prestazioni assistenziali garantite dalla Cassa Forense si dividono nelle seguenti categorie:

  • Professione, in cui sono ricomprese, tra le altre, le prestazioni come l’assistenza indennitaria, l’assistenza per catastrofi, le agevolazioni per l’accesso al credito, i contributi per favorire la conciliazione tra attività professionale e impegni familiari;
  • Salute, con le prestazioni dirette a fronteggiare gravi eventi di malattia o interventi chirurgici, si pensi ad esempio alla copertura sanitaria assicurativa dei gravi eventi morbosi, dei grandi interventi chirurgici e degli interventi e accertamenti di medicina preventiva;
  • Famiglia, che ricomprende borse di studio per gli orfani e i figli degli iscritti, le erogazioni in caso di familiari non autosufficienti con gravi disabilità, oltre a tutta una serie di altre prestazioni volte a supportare il professionista nell’ambito del proprio nucleo familiare;
  • Contributi straordinari, concessi dalla giunta esecutiva per fronteggiare situazioni di particolare gravità a fronte di spese straordinarie documentate;
  • Tutela della paternità in caso di morte, grave infermità della madre, abbandono, affidamento esclusivo al padre, nonché per i minori adottati o affidati e, infine, nelle ipotesi in cui la madre non abbia diritto all’indennità di maternità.

Proprio con riguardo all’indennità di maternità, è garantito sostegno economico per gli eventi di:

  • Parto;
  • Aborto spontaneo o terapeutico;
  • Adozione o affidamento preadottivo;
  • Gravidanza a rischio.

Conclusioni

Per concludere l’adesione alla Cassa Forense è obbligatoria per gli avvocati e i procuratori legali iscritti agli ordini professionali, mentre è facoltativa per altri professionisti legali. La gestione finanziaria e amministrativa della Cassa è affidata a organi elettivi, garantendo trasparenza e rappresentatività agli iscritti.

La mancata osservanza degli obblighi contributivi può comportare sanzioni e limitazioni nell’accesso ai benefici previdenziali offerti dalla Cassa Forense. Pertanto, è fondamentale per gli avvocati e i procuratori legali adempiere regolarmente ai loro doveri contributivi per garantirsi una sicurezza economica futura.

In sintesi, la Cassa Forense rappresenta un pilastro importante nel sistema previdenziale italiano, offrendo sicurezza economica e assistenza sociale ai professionisti del settore legale durante tutto il corso della loro vita lavorativa e pensionistica.

 

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