Il Comune di Frosinone ha tempo fino al 10 maggio per decidere cosa fare nella vicenda della scuola media “Pietrobono” di via Puccini. Entro il termine fissato dal giudice dell’esecuzione del Tribunale del capoluogo, Simona Di Nicola, infatti, l’ente di via del Plebiscito dovrà esprimersi sull’opzione di pagare o meno il canone di locazione di 9.300 mensili sull’immobile che ospita la scuola e sul terreno su cui è costruito. Qualora il Comune non dovesse procedere in questo senso, la curatela fallimentare, proprietaria del terreno su cui sorge la scuola, chiederà lo sgombero dell’immobile per un’occupazione sine titulo. Intanto, il giudice ha conferito incarico a un consulente tecnico d’ufficio di procedere a una stima del fabbricato e del terreno su cui si trova per la successiva vendita all’asta degli immobili.
Tutti scenari maturati successivamente alla decisione del Tribunale che, nei giorni scorsi, ha rigettato l’istanza del Comune di sospensione della procedura esecutiva su una serie di beni tra cui rientravano anche il terreno su cui è costruita la scuola e la scuola stessa. Da una perizia di un consulente tecnico, in corso di causa, è emerso che l’area sulla quale è stata edificata la “Pietrobono” era di proprietà di un debitore esecutato.
Con decreto prefettizio del 26 maggio 1970, il Comune di Frosinone era stato autorizzato, ad occupare in via immediata e temporanea per un periodo non superiore a due anni, l’area di sedime per la costruzione dell’edificio scolastico. L’espropriato all’epoca e oggi debitore esecutato, non aveva accettato l’indennità offerta ed aveva adito le vie legali, facendo causa al Comune e in seguito promuovendo esecuzione forzata per la riscossione coattiva dell’indennizzo. Il Tribunale di Frosinone aveva disposto, sulla base di una consulenza tecnica d’ufficio, un indennizzo all’espropriato ed il Comune di Frosinone con verbale di Giunta dell’ 8 marzo 1982 aveva deliberato che la somma da corrispondere fosse di 38.440.880 lire, così come calcolata ed indicata nell’atto di pignoramento immobiliare.
Ad oggi il Comune non ha perfezionato l’iter amministrativo con atto pubblico e, di conseguenza, non è stata eseguita la trascrizione del titolo. Il giudice non ha accolto neanche la tesi del Comune per la quale sarebbe maturata, in ogni caso, l’usucapione dell’immobile. Per cercare di uscire dal vicolo cieco in cui si trova, il Comune di Frosinone, oltre a poter pagare il canone di locazione o a provare a ricomprare all’asta l’immobile che ha costruito con risorse proprie, starebbe valutando, anche per bloccare la procedura di vendita all’asta, l’ipotesi di un’acquisizione sanante, una procedura espropriativa “eccezionale” che rappresenta, a determinate condizioni, la soluzione legale per l’amministrazione che abbia realizzato un’opera pubblica su un terreno di proprietà privata in assenza di un valido ed efficace provvedimento di esproprio o di dichiarazione della pubblica utilità, per acquisire il bene immobile al proprio patrimonio indisponibile, corrispondendo al proprietario un indennizzo per il pregiudizio patrimoniale e non patrimoniale, nella misura stabilita dalla legge. Una procedura complessa, non immediata, che richiede di una parte consistente di risorse economiche. Ora, però, c’è da trovare una risposta efficace entro il 10 maggio per evitare l’attivazione delle procedure di sgombero degli alunni.
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