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L’investimento fino a 100 milioni di euro (con una soglia minima) con l’ottenimento di importanti benefici fiscali per l’impresa è l’intervento che si può realizzare in un’area assai vasta come il Mezzogiorno d’Italia. La ZES unica per il Mezzogiorno, la più grande ZES in Europa, è una scommessa sulla quale vale la pena di puntare. Il Sud d’Italia si deve dimostrare attrattivo. Si possono creare condizioni favorevoli che possono attirare investitori internazionali. Sono diverse le variabili che possono concorrere al successo di questo strumento: la possibilità di reperire la manodopera in loco, la sicurezza dei territori interessati, una facile accessibilità da parte delle imprese agli strumenti di agevolazione, l’ottenimento della autorizzazione unica.

La dinamicità delle autorità governative sul tema è già un buon segnale. Si registra una buona forma di collaborazione tra le istituzioni: vedi l’attivismo del Ministero per gli Affari Esteri, della Struttura di Missione ZES, di ANCI, di 2.550 Comuni del Mezzogiorno, di Unioncamere.

È appena il caso di ricordare che questo strumento, in una fase iniziale, è stato immaginato con otto Zone Economiche Speciali legate alla specificità dei territori regionali. L’aver voluto accentrare lo strumento in una unica ZES SUD porterà probabilmente una uniformità di comportamenti nel Mezzogiorno d’Italia ma potrebbe perdersi la specificità dell’intervento sui singoli angoli di territorio del Meridione. Le novità nel mese di marzo sono rappresentate dall’avvio della operatività di uno Sportello Unico Digitale ZES – SUD ZES di cui all’art. 13 del decreto legge 124/2023. Nello Sportello Unico Digitale ZES – SUD ZES sono confluiti gli sportelli digitali attivati ai sensi del D.L. n. 91/2017. È terminato il tempo dell’incertezza che alimentava il dubbio e frenava gli investitori. Oggi l’imprenditore può certamente accedere in modalità telematica allo sportello Unico Digitale ZES-SUD ZES e presentare l’istanza di Autorizzazione Unica. Già in precedenza (28 febbraio 2024) sono state fornite dalla Struttura di Missione ZES le indicazioni operative sulle «iniziative» suscettibili di accedere al regime semplificato dell’autorizzazione unica.

Sarà poi il Piano Strategico della ZES Unica ai sensi dell’art. 11 della Legge 123/2024, una volta approvato, a definire le politiche di sviluppo nell’area del Mezzogiorno, a fissare i settori da promuovere, quelli da rafforzare, gli investimenti, gli interventi prioritari per lo sviluppo della ZES. Nelle more dell’approvazione del Piano Strategico della ZES Unica i progetti di investimento, se ricadenti nelle preesistenti 8 ZES regionali, devono essere coerenti con gli intenti dei Piani di Sviluppo Strategico delle originarie ZES di quelle aree territoriali. Se i progetti di investimenti ricadono invece in aree non ricomprese nelle precedenti ZES regionali l’impresa deve seguire un orientamento distinto sia con riferimento alla specifica localizzazione dell’intervento sia con riferimento ai risultati da conseguire (realizzazione di un nuovo stabilimento, ampliamento di uno stabilimento esistente, riconversione di uno stabilimento esistente). L’impresa che vuole conseguire l’autorizzazione unica dovrà quindi presentare un progetto di investimento e la relativa istanza dovrà essere corredata da elaborati progettuali e da un business plan che evidenzino le caratteristiche dei progetti e le ricadute occupazionali. Non saranno agevolati progetti di investimento di importo inferiore a 200mila euro. Come anche restano esclusi quei progetti di investimento riferiti a settori quali: industria siderurgica, carbonifera e della lignite, dei trasporti e delle relative infrastrutture, della produzione, dello stoccaggio, della trasmissione e della distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, della banda larga nonché dei settori creditizio, finanziario e assicurativo. Restano ferme per i progetti di investimento non contemplati dalla Struttura di Missione ZES le competenze e le funzioni del SUAP dei comuni del territorio.

Se «lo scopo della ZONA ECONOMICA SPECIALE è quello di favorire lo sviluppo economico attraverso misure di agevolazione fiscale», se dunque i benefici per le imprese sono in prevalenza di carattere fiscale, è di tutta evidenza che una impresa che deve contare sulle sue forze, o quasi, per l’avvio di un nuovo stabilimento o per un intervento di ampliamento o infine di riconversione lo fa alle condizioni di trovare le sbandierate semplificazioni amministrative, ma, anche nel presupposto di trovare un terreno fertile sul piano della sicurezza e/o sul piano della cultura d’impresa.

Il divario di ricchezza Nord Sud in termini di reddito pro-capite, a partire dal 1950, ha indotto i vari Governi dell’Epoca ad avviare processi di sviluppo per favorire i territorio del Mezzogiorno. La Cassa del Mezzogiorno è stato un fulgido esempio di un Ente di Stato che ha portato un importante beneficio al Sud. Inizialmente l’Ente è stato fondato dal Governo del Democristiano On. De Gasperi per attuare un suo programma in un decennio (1950-1960); l’Ente è stato poi prorogato diverse volte con successivi interventi legislativi fino al 1984. Ora come allora il divario di ricchezza Nord Sud esiste; le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna che all’epoca hanno beneficiato degli interventi della Cassa del Mezzogiorno sono le stesse che oggi possono usufruire dei vantaggi della ZES Unica per il Mezzogiorno. Oggi con un Paese in ripresa occorre prendere al volo un treno che passa.

Il momento è propizio. Il PIL del nostro Paese è in crescita dopo anni che ciò non accadeva e i benefici effetti dei progetti legati al PNRR potranno soltanto alimentare questo segnale di ripresa. Le previsioni di una prossima discesa dei tassi di interesse possono favorire i nuovi investimenti rendendo meno oneroso il costo del denaro. Gli Istituti di credito hanno superato un periodo complesso. La nuova ZES UNICA per il Mezzogiorno può diventare una occasione di crescita per il Mezzogiorno. Si tratta di rendere concrete le «speciali condizioni» di cui devono godere le aziende già operative nel Sud e quelle che si insedieranno. Occorre creare le basi per un reale riequilibrio Nord Sud che riporti anche nel Mezzogiorno quei livelli di reddito pro-capite di cui godono, ad esempio, i cittadini di Torino, di Bolzano o di Pavia. Al Nostro Sud servono tante cose: l’alta velocità ferroviaria, nuove rotte aeree, nuove infrastrutture aeroportuali, aree portuali più attrezzate, investimenti in collegamenti digitali, ecc. Prima o poi qualcosa accadrà. O forse sta già accadendo se i progetti legati al PNRR ci riserveranno sorprese positive. Le ZES hanno rappresentato una opportunità di sviluppo in diversi Paesi Europei e possono esserlo anche per il nostro Paese.

 

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