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Con la pubblicazione in Gazzetta del Decreto Salva-Casa (Decreto-legge 29 maggio 2024, n. 69) si guarda già agli emendamenti che potrebbero, in sede di conversione, introdurre novità al Piano e apportare così ulteriori modifiche al TUE in tema di requisiti igienico-sanitari dei locali di abitazione.

A tal proposito il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha recentemente sollevato una questione molto dibattuta: l’abitabilità di appartamenti di soli 20 metri quadri, ma anche di sottotetti e seminterrati.

La possibilità di rendere abitabili mini appartamenti, sottotetti e seminterrati avrebbe significative ripercussioni sul mercato immobiliare. Questi spazi, attualmente svalutati per l’assenza di certificazioni di abitabilità, potrebbero vedere un aumento del loro valore. La sanatoria e il via libera alla costruzione e vendita di mini abitazioni potrebbero cambiare il settore immobiliare.

Vediamo meglio di seguito quali sono le novità che potrebbero essere introdotte a proposito di superfici abitabili, altezze e rapporti aeroilluminati, stando alle dichiarazioni del ministro.

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Superfici abitabili

Il Decreto ministeriale Sanità 5 luglio 1975 prevede una superficie minima di 28 metri quadri per un monolocale, per una persona, comprensiva dei servizi e una superficie non inferiore a 38 metri quadri, se per due persone.

Attualmente, per ogni abitante deve essere assicurata una superficie abitabile non inferiore a 14 metri quadri, per i primi 4 abitanti, ed a 10 metri quadri, per ciascuno dei successivi. Inoltre, le stanze da letto devono avere una superficie minima di 9 metri quadri, se per una persona e di 14 metri quadri, se per due persone. Il DM prevede anche che ogni alloggio deve essere dotato di una stanza di soggiorno di almeno 14 metri quadri.

La proposta è quella di abbassare i requisiti minimi. Salvini ha dichiarato, durante un’intervista a Radio Anch’Io: «Tanti studenti già oggi vivono in case da 20 metri quadri. Dal mio punto di vista va superato il regolamento di igiene degli anni ’70 che limita la superficie di abitabilità e l’altezza massima dei soffitti».

Altezze minime

Secondo il DM del 1975, l’altezza minima interna utile dei locali adibiti ad abitazione è fissata in 2,70 metri riducibili a 2,40 metri per i corridoi, i disimpegni in genere, i bagni, i gabinetti ed i ripostigli. Nei comuni montani al di sopra dei m 1000 sul livello del mare può essere consentita, tenuto conto delle condizioni climatiche locali e della locale tipologia edilizia, una riduzione dell’altezza minima dei locali abitabili a 2,55 metri.

Ricordiamo che le uniche deroghe al momento previste sono, entro i limiti già esistenti e documentati, per i locali di abitazione di edifici situati in ambito di comunità montane sottoposti ad interventi di recupero edilizio e di miglioramento delle caratteristiche igienico sanitarie quando l’edificio presenti caratteristiche tipologiche specifiche del luogo meritevoli di conservazione ed a condizione che la richiesta di deroga sia accompagnata da un progetto di ristrutturazione con soluzioni alternative atte a garantire, comunque, in relazione al numero degli occupanti, idonee condizioni igienico-sanitarie dell’alloggio, ottenibili prevedendo una maggiore superficie dell’alloggio e dei vani abitabili ovvero la possibilità di una adeguata ventilazione naturale favorita dalla dimensione e tipologia delle finestre, dai riscontri d’aria trasversali e dall’impiego di mezzi di ventilazione naturale ausiliaria.

Salvini ha annunciato che il gruppo Lega lavorerà subito agli emendamenti, con l’obiettivo di modificare i parametri di abitabilità, includendo la riduzione della superficie minima e l’altezza dei soffitti. “Penso all’altezza dei soffitti, penso alla riduzione della superficie minima per l’abitabilità, penso alla norma salva Milano”, ha dichiarato il ministro.

Rapporti aeroilluminanti

Tutti i locali degli alloggi, eccetto quelli destinati a servizi igienici, disimpegni, corridoi, vani-scala e ripostigli devono fruire di illuminazione naturale diretta, adeguata alla destinazione d’uso. Questo prevede il DM del 1975 dove viene anche indicato che per ciascun locale d’abitazione, l’ampiezza della finestra deve essere proporzionata in modo da assicurare un valore di fattore luce diurna medio non inferiore al 2% e comunque la superficie finestrata apribile non dovrà essere inferiore a 1/8 della superficie del pavimento.

Quando le caratteristiche tipologiche degli alloggi danno luogo a condizioni che non consentano di fruire di ventilazione naturale, si deve ricorrere alla ventilazione meccanica centralizzata immettendo aria opportunamente captata e con requisiti igienici confacenti.

Va poi assicurata, in ogni caso, l’aspirazione di fumi, vapori ed esalazioni nei punti di produzione (cucine, gabinetti, ecc.) prima che si diffondano. Il “posto di cottura”, eventualmente annesso al locale di soggiorno, deve comunicare ampiamente con quest’ultimo e deve essere adeguatamente munito di impianto di aspirazione forzata sui fornelli.

La stanza da bagno deve essere fornita di apertura all’esterno per il ricambio dell’aria o dotata di impianto di aspirazione meccanica. Nelle stanze da bagno sprovviste di apertura all’esterno è proibita l’installazione di apparecchi a fiamma libera.
Per ciascun alloggio, almeno una stanza da bagno deve essere dotata dei seguenti impianti igienici: vaso, bidet, vasca da bagno o doccia, lavabo.

Salvini propone di superare tali limiti, rendendo abitabili anche sottotetti e seminterrati, che spesso soffrono di carenza di luce e altezze insufficienti.

In arrivo gli emendamenti

Per comprendere pienamente l’impatto delle proposte del ministro Salvini, sarà necessario attendere gli emendamenti che verranno presentati in Parlamento.

Se approvati, potrebbero rappresentare una rivoluzione nel settore immobiliare italiano, offrendo nuove opportunità per proprietari e acquirenti di case di piccole dimensioni. La discussione è appena iniziata e sarà interessante seguire gli sviluppi nei prossimi mesi.

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