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Il 17 giugno scorso, la Corte dei conti – Sezione di controllo per gli Affari europei e internazionali – ha pubblicato sul proprio sito web la Relazione annuale 2023 – I rapporti finanziari con l’Unione europea e l’utilizzazione dei Fondi europei.

Il corposo documento, contenente notizie e dati di notevole importanza, è suddiviso in 8 capitoli, ognuno dei quali in numerosi sottocapitoli, per un totale di 583 pagine.

La titolazione dei predetti capitoli è la seguente: 1) I rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione Europea; 2) La politica di coesione socioeconomica; 3) La cooperazione territoriale europea; 4) La politica agricola comune; 5) La politica marittima e per la pesca; 6) Le irregolarità e le frodi a danno del bilancio dell’Unione europea; 7) I profili di maggiore rilevanza degli audit della Corte dei conti Europea; 8) La ricognizione delle attività delle Sezioni di Controllo Regionali sulla gestione dei fondi europei.

Con il nostro articolo, si è deciso di dare risalto, prioritariamente, al capitolo 6, in particolare al sottocapitolo “Analisi delle sentenze contabili emesse in materia di Politica agricola (anni dal 2020 al 2023)”.

Dalla Relazione in esame, infatti, si apprende che, dalla Banca dati della Corte dei conti (Bdu), nel quadriennio 2020-2023, le sentenze emesse dalle Sezioni giurisdizionali della medesima Corte in primo grado, riguardanti illecite percezioni di sussidi in agricoltura, sono state 247, di cui 230 di condanna.

Nello specifico, «sono state estrapolate per l’anno 2020, 50 sentenze emesse in primo grado, delle quali 44 di condanna per un importo complessivo di 7.195.460 euro; per il 2021, 59 sentenze di cui 58 di condanna, per un importo di euro 5.785.861; per il 2022, 86 sentenze delle quali 80 di condanna per un importo di 14.270.861 euro e, per il 2023, 52 sentenze, di cui 48 di condanna, per un totale di 7.334.455 euro».

Il Fondo che più di altri, in agricoltura, è stato oggetto dell’odioso fenomeno della frode (177 sentenze) è quello denominato “Feaga”, acronimo di “Fondo europeo agricolo di garanzia”, seguito, con 43 sentenze, dal Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (Feasr) e dal Fondo misto, con 28. Per la Corte, «la prevalenza degli illeciti sulle assegnazioni del Feaga può, presumibilmente, imputarsi agli scopi e alle modalità di assegnazione dei sussidi».

In merito alla localizzazione geografica delle irregolarità emerse, si registra una particolare incidenza dei casi nella Regione Sicilia, con 116 condanne, in Calabria con 36 condanne, Sardegna con 22 e Puglia con 21. Nelle rimanenti Regioni, il numero di sentenze è risultato decisamente inferiore a quelle dianzi citate.

Per quanto attiene al modus operandi per ottenere illecitamente o irregolarmente il contributo dal Fondo UE, la Corte «riconferma che le false dichiarazioni sulla disponibilità giuridica dei terreni prevalgono nettamente in tutte le annualità esaminate (189 casi su 248 totali), seguite da false fatturazioni e false dichiarazioni di proprietà immobiliari, mancata realizzazione o difformità di realizzazione di opere finanziate ovvero destinazione delle stesse a finalità diverse da quelle indicate in fase di erogazione dei contributi. Per arrivare, infine, alla concessione di contributi a soggetti detenuti, sottoposti a misure domiciliari e, quindi, privi dei requisiti per l’aiuto (4 casi registrati nel 2022 in Calabria e Puglia)».

La stessa Corte aggiunge, inoltre, che «ulteriore elemento d’interesse, già emerso nell’analisi svolta nella precedente Relazione sul caso “mafia dei Nebrodi”, è il coinvolgimento di personale dei Centri di assistenza agricola (Caa) nei procedimenti menzionati (in 86 casi), sia in termini di correità sia per conflitti d’interesse. Tra questi, una speciale attenzione va nuovamente rivolta alla Regione Sicilia, dove risulta convenuto personale dei Caa in ben 84 sentenze di condanna, emesse dal 2020 al 2023, con una ripartizione per centri provinciali» illustrata nel grafico presente a pagina 357 della ridetta Relazione 2023.

(1-continua)

Adriana Spera
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