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Il decreto Salva Casa di Matteo Salvini cambia. E le maglie si allargano. La sanatoria per i piccoli abusi edilizi approvata dal governo Meloni e appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale sta per essere stravolta dagli emendamenti della Lega. E mentre il ministro delle Infrastrutture specifica che si potranno sanare «la porta-finestra, la parete in cartongesso, la cameretta, la veranda, il bagnetto», i deputati del Carroccio depositeranno in commissione ambiente alla Camera una serie di modifiche alla “pace edilizia” del Capitano. Ovvero norme che rivedono i requisiti minimi per l’abitabilità, dall’altezza dei soffitti alle superfici, ma anche cambi di destinazione d’uso per uffici e negozi al piano terra. Ma anche tolleranze costruttive sulle stanze e sui tramezzi.

Le mini-case

Attualmente l’abitabilità nei locali viene riconosciuta solo se la superficie degli spazi è pari ad almeno 28 metri quadrati per una persona o a 38 per due persone. L’emendamento che la Lega presenterà in commissione ambiente rivede i requisiti: da 28 metri quadri si passa a 20, sempre se il monolocale è abitato da una persona, mentre si scende da 38 a 28 se sono in due a viverci. Cambia anche la soglia minima per l’altezza dei soffitti. Oggi è fissata a 2,70 metri (trenta centimetri in meno per corridoi, bagni e ripostigli). Con la nuova norma scende a 2,40 metri, includendo le cucine e i soggiorni che hanno «condizioni di aerazione e luminosità tali da garantire l’abitabilità». Questo significa che potrebbero ricevere il requisito dell’abitabilità, per esempio, un lavatoio, una mansarda ricavata da un sottotetto, ma anche una cameretta con bagno e cucina.

Le nuove tolleranze

Per l’altezza dei soffitti, l’obiettivo è passare dal minimo di 2,70 metri a 2,40 (come già consentito per corridoi e bagni). Le nuove tolleranze saranno estese anche agli immobili futuri «per garantire una uniformità della disciplina e un trattamento uniforme per tutti gli interventi edilizi». Altre semplificazioni arriveranno via emendamento anche sugli interventi realizzati prima del 1977, l’anno della legge Bucalossi, e per l’iter di regolarizzazione di parziali difformità, limitando l’entità (e quindi l’importo) dei lavori che possono essere richiesti per regolarizzare l’immobile circoscrivendoli solo a quelli che sono necessari e imprescindibili per la sicurezza. Limiti anche al potere sostituivo delle Regioni, che oggi possono annullare il rilascio del titolo edilizio dei Comuni anche dopo 10 anni.

Cambio di destinazione d’uso

Novità anche sui cambi di destinazione d’uso. In particolare per i locali che si trovano al piano terra. Che potranno diventare case. Una norma che nelle intenzioni della Lega dovrebbe servire anche a evitare lo spopolamento dei centri storici. Ma i sindaci potranno comunque vincolarli al rispetto di condizioni specifiche. Il rischio è che cambi illimitati senza il rispetto dei requisiti minimi possano alimentare situazioni di degrado e una perdita del valore identitario. Poi ci sono le tolleranze costruttive. Quella del 2% viene portata al 3% per le abitazioni con una superficie tra 300 e 500 metri quadri. Al 4%, invece, per quelle tra 100 e 300 metri: fino al 5% sotto i 100 metri quadri. Anche qui la sanatoria si fa permanente perché si estende a tutti gli immobili che saranno realizzati in futuro, mentre il decreto limita l’applicazione delle nuove tolleranze agli interventi realizzati entro il 24 maggio.

Il certificato di agibilità

In ultimo, arriva il certificato di agibilità con un solo bollino. L’immobile non potrà essere dichiarato non conforme se chi ha eseguito i lavori ha ottenuto già un certificato di agibilità/abitabilità da un tecnico del Comune o della Asl che ha effettuato un sopralluogo senza rilevare difformità. Nel pacchetto degli emendamenti anche una serie di semplificazioni sugli interventi realizzati prima del 1977: per le varianti realizzate in sede di realizzazione degli immobili prima del ‘77 saranno previste «forme semplificate di regolarizzazione delle parziali difformità presenti». Regolarizzare costerà dai mille ai 31 mila euro. Ovvero bisognerà pagare una sanzione pecuniaria pari al doppio dell’aumento del valore dell’immobile. 

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