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A due anni dall’inizio dell’inchiesta sul gruppo Casa Zero (finito in liquidazione con un “buco” di 12 milioni e mezzo di euro), con sede a Nervesa della Battaglia, la Procura ha chiuso le indagini. Sono otto le persone indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato.

Casa Zero, la Procura chiude le indagini: otto indagati

La Procura ha chiuso le indagini su Casa Zero. Sono otto le persone indagate, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato, ricettazione e vari illeciti amministrativi a carico delle società del gruppo.

La truffa legata al superbonus 110% ammonterebbe a circa 50 milioni di euro in crediti fiscali, che hanno coinvolto quasi mille clienti.

Otto gli indagati che compaiono nelle carte della Procura:

  1. Fabio Casarin, 50 anni, di Milano – legale rappresentante del consorzio Casa Zero e delle società del gruppo (Gruppo Casa Zero srl, Casa Zero srl, Casa Zero Lombardia srl, Casa Zero Friuli Venezia Giulia srl), tutte con sede a Nervesa della Battaglia.
  2. Alberto Botter, 41 anni, di Montebelluna – amministratore di fatto del consorzio e delle società, nonché fondatore del gruppo.
  3. Massimiliano Mattiazzo, 57 anni, di Povegliano – asseveratore.
  4. Andrea Pillon, 53 anni, di Conegliano – asseveratore.
  5. Giorgio Feletto, 40 anni, di Conegliano – asseveratore.
  6. Daniela Pacelli, 56 anni, di Treviso – consulente del lavoro.
  7. Alessandro Pacelli, di Treviso – consulente del lavoro.
  8. Roberto Brambilla, 50 anni, di Monza – amministratore di fatto, secondo la Procura.

Gli indagati hanno ora 20 giorni per essere ascoltati dal pubblico ministero Massimo De Bortoli, dopo di che è probabile che venga richiesta la loro imputazione formale.

Truffati quasi mille clienti e centinaia di cantieri fantasma

Secondo le indagini, i clienti sottoscrivevano contratti per interventi edilizi con agevolazioni del superbonus 110%, ma le opere non venivano eseguite o erano solo parzialmente realizzate.

Gli indagati avrebbero emesso numerose fatture che attestavano falsamente l’avvenuta esecuzione dei lavori, incassando così crediti fiscali fittizi per un totale di poco più di 49 milioni di euro.

In sintesi, quasi mille persone sono state truffate, trovandosi con lavori incompleti o non eseguiti, mentre gli indagati si procuravano profitti illegittimi tramite le varie società del gruppo.

 

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