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La vendita del complesso edilizio, che vale oltre 418mila euro, fu sospesa nel 2022, nell’ambito della procedura di esecuzione immobiliare in corso sin dal 2014.

C’è attesa per l’asta con cui si proverà ad alienare l’ex albergo quattro stelle Villa Scapone di Mattinata. Anni fa l’Attacco si occupò del nascente “distretto del lusso” di Mattinata, grazie alla presenza di numerose strutture a 4 e 5 stelle: dai due storici hotel con vista sui faraglioni (il Baia delle Zagare e il Baia dei Faraglioni) all’hotel Il Porto di Eliseo Zanasi sulla collina, dalle due realtà della famiglia Colombini-Armillotta (La locanda del carru­bo, nell’entroterra, e La casa e il mare, in loca­lità porto-Agnuli) a Villa Scapone. Oggi quel miraggio pare sfumato nella “farfalla bianca del Gargano”.

Villa Scapone è una struttura dalla vista moz­zafiato, costruito negli anni Settanta come pri­vata abitazione affacciata sul mare garganico e sulla spiaggia di Mattinatella. Per decenni è stato uno degli alberghi – sale ricevimenti più amati e rinomati della Montagna del sole, ma dopo le vicissitudini legate ai molteplici abusi edilizi è chiuso da tempo.

 Negli ultimi anni Villa Scapone è stata più volte destinataria di ordini di demolizione. Da ultimo, all’impresa Villa Scapone SPA & Resort srl con sede a Vieste e il cui rappresentante legale è il delicetano Rocco Torre,fu nel 2018 contestata dal Comune di Mattinata l’assenza del permesso di costrui­re per numerose opere tra cui la gran parte del­le tettoie – zona d’ombra in legno, magazzini, WC, pilastrini, locali in muratura e coperture in lamiera. Scattò l’ordine di demolizione e di ripristino dello stato dei luoghi. Dal canto suo l’impresa fece domanda di condono. La batta­glia giudiziaria è andata avanti per lungo tem­po, prima davanti al TAR Puglia (che accolse il ricorso dell’impresa a dicembre 2019) e poi dinanzi al Consiglio di Stato, massimo giudice amministrativo.

Ma già dal 2014 è in corso una procedura di espropriazione immobiliare, presso il Tribunale di Foggia, nell’ambito della quale nel 2022 l’avvocato foggiano Marco Carmi,delegato del giudice dell’esecuzione, avvisò che il 2 di­cembre 2022 si sarebbe proceduto alla vendi­ta senza incanto con gara sincrona mista dei beni immobili di Villa Scapone. Il valore dell’in­tero fondo rustico è di 418.195,29 euro, che era il prezzo base dell’asta; l’offerta minima ammontava a 313.646,47 euro. La vendita fu poi sospesa il 30 novembre 2022 con provve­dimento del giudice dell’esecuzione.

 Il lotto unico comprendeva il diritto di livello del com­plesso immobiliare sito a Mattinata in località Scappone (o Scapone), cui si accede dalla strada provinciale 53 Mattinata-Vieste, com­posto da: un fabbricato centrale interamente adibito ad attività ricettiva e di somministrazio­ne alimenti e bevande di quattro piani fuori ter­ra e uno seminterrato, con ampliamenti e sopraelevazioni abusive e non sanabiii, con an­nesse strutture e area di pertinenza; un fabbri­cato a livello superiore rispetto al corpo centra­le (ex casa del custode) adibito ad attività ricet­tiva, con ampliamenti e sopraelevazioni abusive e non sanabili; immobili costituenti pertinenze dei fabbricati di cui ai punti prece­denti con presenza di essenze tipiche della macchia mediterranea, recinzioni, viabilità in­terna e parcheggi; terreni in gran parte coperti da macchia mediterranea in due corpi: un cor­po a livello inferiore al fabbricato centrale, ad est del Fosso Scapone e confinante con De­manio Forestale e Demanio Marittimo; un corpo a livello superiore al fabbricato centrale e confinante con la strada provinciale 53 Matti­nata-Vieste.

Risale al 2019 la perizia sui beni espropriati re­datta dall’agronomo Matteo Giardino. “Il complesso è stato realizzato in parte con re­golari titoli autorizzativi, in parte ampliato, so­praelevato e con nuovi corpi e annesse strut­ture completamente abusive oggetto, in gran parte, di diverse ordinanze di demolizione non ottemperate”, vi si legge.

Giardino ricordava nella propria perizia anche come Villa Scapone sorga nel cuore della Ri­serva naturale biogenetica di Monte Barone, in cui sono immerse anche le strutture ricettive e private di Baia dei Faraglioni. La perizia del 2019 è stata, poi, integrata dallo stesso CTU Matteo Giardino con la perizia di giugno 2021.

La consistenza aggiornata del complesso delle opere abusive è di 6.018 m3 per volume cor­pi, di 1.138 m3 per superfici tettoie e 1.612m3 per superfici terrazzi. Il complesso delle opere abusive non è sanabile, quindi va ripristinato lo stato dei luoghi con la loro demolizione, il tra­sporto e lo smaltimento dei materiali di risulta, il riattamento delle opere autorizzate e delle aree liberate. Insomma, la spesa complessiva a carico dell’aggiudicatario è stata stimata in 1.250.000euro.

Ma non è tutto. “Atali oneri so­no da aggiungere le sanzioni amministrative (da un minimo di 2.000 euro a un massimo di 20.000euro) per l’inottemperanza alle ingiun­zioni di demolizione: computando la sanzione massima di 20.000 euro per ognuna delle set­te ordinanze di demolizione emesse si arriva a 140.000 euro”.

Infine: “Premesso che gran parte degli immobili sono abusivi, che dovran­no essere demoliti con ripristino dello stato dei luoghi, le risultanze catastali degl’immobili pi­gnorati sono poco corrispondenti alle opere assentite. Occorre presentare DOCFA in va­riazione per esatta rappresentazione grafica, rettifica classamento e toponomastica, con probabile nuovo rilievo strumentale di tutta la struttura. Si ritiene congrua, con buona ap­prossimazione, una spesa complessiva di cir­ca 10.000 euro”.

Insomma, per rilevare quella la struttura, in gran parte da demolire per la molteplicità di opere abusive, serve farsi carico di numerosi costi. Il gioco vale la candela?

l’attacco


 

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