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Europa e Italia in direzioni opposte: mentre l’Unione europea adotta la nuova direttiva Case Green con l’obiettivo di arrivare a zero emissioni entro il 2050 per il parco immobiliare, sul fronte edilizio in Italia (che insieme all’Ungheria ha votato contro la direttiva) si attendono i dettagli del Piano salva-casa annunciato dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini. Si scrive decreto sulla Pace Edilizia, si legge ‘diciannovesimo condono del governo Meloni’, che stavolta dovrebbe ‘salvare’ anche i grattacieli di Milano finiti al centro di diverse inchieste per abusi edilizi. Un pasticcio che coinvolge non solo l’amministrazione comunale del capoluogo lombardo, con funzionari e dipendenti, ma anche decine di operatori, progettisti, costruttori. Ed è l’ennesima dimostrazione che Unione europea e governo italiano, sul fronte edilizia (e non solo), non potrebbero essere più lontani di così. “Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, si è concluso l’iter. Il tema è chi paga” ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in Lussemburgo per l’Ecofin.

Adottata la direttiva Case Green. E l’Italia vota contro – D’altronde, il voto al Consiglio Ecofin, che chiude della direttiva Epbd (Energy performance of buildings directive) è emblematico. Per l’adozione erano necessari 15 voti su 27, ma ne sono arrivati 20. Italia e Ungheria hanno votato contro, mentre Svezia, Repubblica Ceca, Croazia, Polonia e Slovacchia si sono astenute. La direttiva sarà ora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue, per entrare in vigore 20 giorni dopo. I Paesi membri avranno due anni di tempo per recepirla. Il 10 aprile scorso, alla riunione del Coreper (il Comitato permanente dei rappresentanti dei paesi membri) gli ambasciatori presso l’Ue avevano dato il via libera al testo oggetto dell’accordo al ribasso raggiunto con il Parlamento europeo il 7 dicembre 2023. A gennaio, la direttiva aveva poi ricevuto il primo sì all’Eurocamera, da parte della Commissione Industria, Ricerca ed Energia (Itre), sigillo a quell’accordo che si è allontanato dalla direzione indicata dalla Commissione Ue a dicembre 2021, per seguire quella sostenuta dal Consiglio Ue e da alcuni Paesi, tra cui l’Italia, dove il 53,7% degli edifici risale a prima del 1970. Ad aprile, il voto della Plenaria con 370 eurodeputati a favore, 199 i contrari e 46 astenuti. Pd, M5S e Avs avevano votato a favore, il terzo polo si è spaccato, mentre il voto della maggioranza – seppur non unanime – è rimasto compatto contro la direttiva. Nonostante il testo passato non preveda requisiti di ristrutturazione per singoli edifici basati su classi energetiche armonizzate a livello europeo, gli Stati potranno definire un proprio piano nazionale di ristrutturazione, con un approccio basato sulla media sull’intero patrimonio edilizio e sul sistema nazionale di classi energetiche.

La guerra del governo italiano continua – “Ancora una volta, su un dossier chiave per il futuro dei cittadini e dell’Europa, il governo di Giorgia Meloni si accoda a Orban e viene completamente isolata in Ue” commenta Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo. “Anziché battere i pugni all’Ecofin per chiedere risorse aggiuntive per raggiungere i nuovi obiettivi europei – aggiunge – il ministro Giorgetti preferisce una sterile quanto inutile opposizione di bandiera”. Perché la guerra alla direttiva continua. “Abbiamo respinto al mittente la direttiva per le cosiddette ‘case green’, già ripulita e sfrondata di molti contenuti ideologici e pauperisti. La direttiva va completamente ripensata e riscritta” scrive Erica Mazzetti, responsabile nazionale del dipartimento Lavori pubblici di Forza Italia e membro della Commissione ambiente. Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ricorda invece che l’associazione ha fin dall’inizio portato avanti “una battaglia quasi solitaria per contrastare l’impostazione dirigista e coercitiva della direttiva”. Tant’è che, ripercorrendo gli step che hanno ammorbidito la prima bozza, chiarisce ogni dubbio: “Visto che è iniziato il festival delle categorie interessate ad ottenere lavoro facile a spese altrui, è importante chiarire agli italiani che nessun obbligo di intervento sugli immobili è ad oggi previsto. Solo il governo potrebbe imporlo, recependo la direttiva”.

Dalla direttiva europea sulla sostenibilità al piano nazionale per i condoni – E mentre – nonostante l’opposizione di Italia e Ungheria – l’Unione europea pensa a ridurre le emissioni di gas serra, migliorare le prestazioni energetiche, ridurre i consumi e l’uso di combustibili fossili negli edifici, ma anche alla mobilità sostenibile, con i punti di ricarica per auto elettriche all’interno o accanto agli edifici, precablaggi o condutture per ospitare future infrastrutture e parcheggi per biciclette (qui le novità della direttiva) l’Italia pensa ai condoni. Il ministro Salvini ha già chiarito: “Chi ha costruito ville in aree protette o pericolose non ha nessuna scusa. Ma poiché le piccole irregolarità all’interno delle mura domestiche bloccano milioni di famiglie italiane, intasando migliaia di Comuni, tutto ciò va sanato. Il cittadino paga, il Comune incassa, il mercato torna a correre, l’obiettivo è anche far scendere i prezzi degli immobili in vendita e degli affitti”. Ma le parole di Salvini non convincono chi teme che, da piccole irregolarità si possa passare a sanare ben altro. “Per sanare le piccole irregolarità le norme già ci sono. Noi siamo convinti che gli italiani in tema di casa vadano prima di tutto aiutati sul caro-affitti e sul caro-mutui” hanno commentato i parlamentari M5s delle commissioni Infrastrutture di Senato e Camera. Secondo Legambiente “l’annuncio di una nuova pace edilizia per sanare piccole difformità edilizie, invece, rischia solo di alimentare ancor di un più il business del mattone illegale, in un Paese dove purtroppo si fa fatica ad attuare le ordinanze di demolizione degli immobili abusivi”.

 

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