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Il mercato dei capitali rappresenta un’importante risorsa per accompagnare la crescita delle imprese italiane, a prescindere dalla dimensione e dal settore di attività. Lo scenario attuale caratterizzato dal perdurare dell’inflazione, da una notevole instabilità geopolitica nonché dagli ultimi strascichi della pandemia, tuttavia, rischia di frenare lo sviluppo economico impattando negativamente soprattutto sul mondo delle medie e piccole imprese.

Sono proprio le PMI, infatti, a mostrare maggiori difficoltà nell’accesso alle fonti di finanziamento soprattutto se si prendono in considerazione solo i canali di approvvigionamento tradizionali.

Se, da un lato, in Italia l’accesso ai finanziamenti imprenditoriali è stato sempre legato prevalentemente al circuito bancario, dall’altro lato oggi le imprese possono contare su soluzioni alternative e complementari alle banche tradizionali per cogliere le migliori opportunità di crescita, senza dover rinunciare ai vantaggi generati dal mercato dei capitali.

PMI e accesso al credito tra sfide e nuove opportunità

Il 2023 è stato caratterizzato da una progressiva crescita dei tassi di interesse, dettata dalla Banca Centrale Europea per mantenere l’inflazione sotto controllo. Le conseguenze sulle PMI sono state molto pesanti, soprattutto perché l’aumento dei tassi ha ristretto la capacità di investimento e ha certamente ridotto la liquidità.

A limitare l’accesso al credito tradizionale da parte delle PMI è anche il loro merito creditizio medio-basso, una conseguenza dell’introduzione dei principi di Basilea 3 in vigore dalla fine del 2013. La situazione non è destinata a migliorare, anche considerando il netto calo degli sportelli bancari presenti sul territorio: in futuro, con ogni probabilità, il perimetro delle attività bancarie sarà sempre più riservato alle attività ordinarie.

Guardando avanti, invece, il 2024 potrebbe essere l’anno in cui si assisterà a un taglio del costo del credito da parte delle banche centrali. Sebbene per i vertici della BCE sia prematuro parlare di interventi netti, infatti, non si esclude un’inversione di tendenza nei prossimi mesi.

I vantaggi generati dalla finanza alternativa

Alla luce di questo scenario caratterizzato da non poche criticità e da continue sfide da superare, da parte delle PMI aumenta la richiesta di soluzioni innovative che consentano di crescere e prosperare in un mercato in continua evoluzione.

Una risorsa fondamentale è offerta dalla finanza alternativa e dai canali finanziari non bancari, focalizzati su operazioni mirate a muovere i capitali privati e su strumenti innovativi legati al mondo del Private Debt e del Private Equity, in grado di adattarsi al meglio alle esigenze delle aziende di dimensioni limitate.

Approcciarsi ai finanziatori non bancari significa diversificare le fonti di capitale coinvolgendo una platea di investitori più ampia e variegata, facendo leva su alternative più flessibili rispetto ai canali bancari e sfruttando le potenzialità, ad esempio, del Crowdfunding e dei Minibond.

Private Debt, Private Equity e Crowdfunding: a che punto siamo?

Focalizzando l’attenzione sul Private Equity, che permette l’investimento nel capitale di rischio da parte delle imprese non quotate, stando ai dati emersi dall’analisi AIFI-PwC Italia relativa al 2022 la raccolta complessiva di fondi in Italia è stata pari a 5.920 milioni di euro, segnando un aumento del 3% all’anno precedente.

Anche i dati relativi al Crowdfunding in Italia sono confortanti: l’8° Report Italiano sul CrowdInvesting dell’Osservatorio CrowdInvesting del Politecnico di Milano, datato 30 giugno 2023, infatti, sottolinea come il tasso di successo delle campagne di Equity Crowdfunding avviate sui portali autorizzati si stia stabilizzando intorno al 90%.

Gli investimenti nel Private Debt, che comprende tutti gli strumenti di debito sottoscritti da investitori istituzionali a disposizione delle PMI come Instant Lending, Direct Lending e Minibond, hanno raggiunto quota 3.224 milioni di euro, in crescita del 43% rispetto al 2021 stando ai dati dell’ultimo report AIFI in collaborazione con Deloitte.

Lo stesso report focalizza l’attenzione sul primo decennio di Private Debt, a partire dall’esordio del mercato nel 2013, segnalando una raccolta di capitali complessiva di 5,4 miliardi di euro promossa da 25 operatori tra domestici e internazionali (per l’83% proveniente proprio dall’Italia).

Il “neofinancing” di Azimut Direct

Favorire la crescita delle imprese offrendo un accesso professionale al mercato dei capitali è proprio l’obiettivo di Azimut Direct, società fintech del Gruppo Azimut, che si propone di colmare la distanza tra PMI e investitori istituzionali, mettendo a disposizione una rosa di strumenti di finanza alternativa, complementare al credito bancario, ritagliati sulle esigenze della singola impresa, relativi a progetti di finanziamento, investimento, acquisizioni e operazioni strategiche.

Il neofinancing di Azimut Direct rappresenta un ponte efficace per accedere al mercato dei capitali sia grazie al credito a lungo termine (che comprende ad esempio Direct Lending e Minibond), sia agendo in ambito equity con operazioni di M&A e Private equity – commenta l’AD Andrea Crovetto – a partire dalla nostra fondazione, il 1° luglio 2021, a fine 2023 abbiamo superato il Miliardo di euro di operazioni, portando a termine positivamente ben 218 operazioni a beneficio di 168 imprese italiane”.

Valore aggiunto di Azimut Direct è la presenza di un grande asset manager combinata alla specializzazione nel settore fintech, ​​avviando azioni di consulenza e strutturazione di strumenti di debito ed equity per la raccolta di capitali presso investitori qualificati, attuata grazie a un team di analisti finanziari esperti e all’uso di tecnologia proprietaria per l’analisi dei dati e l’efficientamento dei processi, nonché alla forza del network di consulenti della rete Azimut, professionisti specializzati presenti capillarmente sul territorio.

 

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