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E’ molto discussa in questi giorni la bozza approdata sul tavolo del Governo che estende il divieto di fumo anche all’esterno dei locali, in assenza di un’area riservata ai fumatori. Se approvato, il disegno di legge inasprirà i divieti anti-fumo, previsti dalla Legge Sirchia, coinvolgendo questa volta anche le sigarette elettroniche e i prodotti da tabacco riscaldato. Le nuove norme più restrittive serviranno ad arginare gli enormi danni provocati dal fumo e a tutelare i non fumatori, in particolare bambini e donne in gravidanza. Ma, mentre i danni del tabacco sono noti da anni (un consumo continuativo può essere causa di almeno 27 malattie, tra cui cardiopatie e alcuni tipi di cancro), sulle sigarette elettroniche persiste ancora un acceso di battito: c’è chi le considera “uno strumento per smettere di fumare”, e chi le ritiene ancora più dannose del fumo tradizionale. A sostenere quest’ultima tesi studi sempre più approfonditi che hanno dimostrato come le e-cigs non siano affatto innocue. Oltre a determinare l’alterazione di geni e favorire il rischio di insorgenza di alcune patologie, incluso il cancro, come ha dimostrato uno studio condotto dalla University of Southern California, sembra che un uso cronico promuova anche danni importanti al sistema cardiocircolatorio come l’ipertensione e un ispessimento della parete delle arterie (fattore di rischio per l’infarto del miocardio e per l’ictus cerebrale).

Se si considera che l’utilizzo della sigaretta elettronica è aumentato enormemente nell’ultimo decennio soprattutto tra i giovanissimi (secondo un sondaggio dell’Istituto Superiore di Sanità ben il 41,5% degli studenti tra 14 e 17 anni la utilizza), ma anche al di fuori del mercato degli ex fumatori, è essenziale comprendere gli effetti che queste hanno sull’organismo. A fornire nuove evidenze scientifiche sui danni dello svapo, un recente studio guidato dalla Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania, che ha messo a confronto i polmoni dei fumatori di sigarette tradizionali con quelli dei fumatori di sigarette elettroniche, scoprendo che questi ultimi hanno livelli di infiammazione polmonare molto più elevati rispetto ai primi. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul The Journal of Nuclear Medicine. E’ il primo studio in questo campo ad utilizzare l’imaging PET, usata solitamente per la diagnosi del cancro.

Lo svapo e i danni ai polmoni

Rispetto alla sigaretta tradizionale, le e-cigs non comportano la combustione del tabacco, e questo fa sì che gli utilizzatori non siano esposti a sostanze cancerogene come monossido di carbonio, catrame o nitrosammine. Tuttavia, le sigarette elettroniche possono causare ugualmente tossicità tramite altri composti. Diversi studi hanno, infatti, dimostrato che le e-cigs producono sostanze tossiche (quali aldeidi e particolato) a livelli paragonabili, se non superiori alle sigarette convenzionali. La tossicità di queste componenti, nelle concentrazioni riscontrate negli aerosol delle e-cigs, è ancora oggetto di studio, ma recenti ricerche hanno visto, in esperimenti in vitro, che le cellule immunitarie normalmente coinvolte nell’infiammazione non funzionano come dovrebbero, il che potrebbe causare importanti danni ai polmoni. In particolare è stato dimostrato che i macrofagi (le cellule immunitarie che ‘spazzano via’ i batteri e regolano l’infiammazione) causano livelli di infiammazione più elevata se esposti al vapore della sigaretta elettronica.

Lo studio

I ricercatori dell’Università della Pennsylvania hanno esaminato e confrontato i polmoni di 5 fumatori di sigarette elettroniche, di 5 fumatori di sigarette tradizionali e di 5 non fumatori, utilizzando la tomografia a emissione di positroni (PET). Questa tecnologia, usata solitamente per la diagnosi del cancro, si svolge per mezzo di un radiofarmaco, somministrato per via endovenosa nell’avambraccio, contenente una molecola (o tracciante) che mappa il processo patologico di interesse. In questo caso, il tracciante ha preso di mira un enzima, legandosi a esso, chiamato “ossido nitrico sintasi inducibile” (o iNOS), coinvolto nella produzione di ossido nitrico nel corpo (un gas che scatena l’infiammazione). Le persone con asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) hanno solitamente alti livelli di infiammazione e di iNOS.

In questo modo, l’enzima è stato rilevato dal ricevitore di radioattività, e successivamente le immagini confrontate per determinare quanto il tracciante si era legato all’enzima nei polmoni dei fumatori, degli svapatori e dei non fumatori.

I polmoni degli svapatori hanno livelli di infiammazione più elevati

Dallo studio è emerso che i fumatori di sigarette elettroniche hanno livelli significativamente più alti di iNOS rispetto sia ai non fumatori e ai fumatori di sigarette normali. I ricercatori hanno anche esaminato i marcatori ematici di infiammazione, non trovando però differenze tra i tre gruppi. “Ciononostante – hanno affermato i ricercatori -, è molto probabile che il fumo di sigaretta elettronica danneggi i polmoni a lungo termine, sulla base dei segnali di pericolo a breve termine emersi in questo studio”.

E’ vero, si tratta di un piccolo studio. Sono necessarie ricerche più ampie per verificare questi risultati e fornire statistiche più solide. Tuttavia, sembra sempre più evidente che la sigaretta elettronica sia dannosa quanto il fumo di tabacco, se non di più. 

Perché smettere di fumare

Come sottolinea anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, smettere di fumare comporta all’organismo una serie di vantaggi immediati e a lungo termine per tutti i fumatori:

  • entro 20 minuti rallenta il battito cardiaco e cala la pressione del sangue;
  • dopo 12 ore il livello di monossido di carbonio nel sangue torna alla normalità;
  • dalle 2 alle 12 settimane la circolazione migliora e aumenta la funzionalità polmonare;
  • da 1 a 9 mesi dopo avere smesso, migliorano tosse e respiro corto;
  • dopo 1 anno il rischio di malattia coronarica è dimezzato rispetto a quello di un fumatore;
  • da 5 a 15 anni dopo avere smesso, il rischio di ictus si riduce al pari di quello di un non fumatore;
  • dopo 10 anni il rischio di tumore al polmone diventa la metà di quello di un fumatore e diminuiscono i rischi di tumori della bocca, della gola, dell’esofago, della vescica, della cervice uterina e del pancreas;
  • dopo 15 anni il rischio di cardiopatia coronarica è simile a quello di chi non ha mai fumato.

 

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