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L’imprenditore torinese (ma residente da anni in Colombia), Marco Di Nunzio, è stato arrestato nello stesso Paese sudamericano. Di Nunzio sosteneva di essere uno gli eredi di Silvio Berlusconi perché in possesso di un testamento (poi risultato falso) del Cavaliere. L’uomo è così finito al centro di un’inchiesta per falso in testamento e tentata estorsione chiusa nelle scorse ora dalla Procura di Milano.

Al momento della notifica dell’atto di chiusura indagini, per l’imprenditore 55enne è scattato l’arresto anche per una serie di falsi commessi in Colombia: da quanto si è appreso, girava a bordo di un’automobile con una targa consolare falsificata e aveva indicato come proprio domicilio ufficiale in un sito archeologico. Di Nunzio aveva pubblicato un falso testamento che a suo dire era sottoscritto dall’ex premier in uno studio notarile di Cartagena. Testamento in cui Berlusconi lo riconosceva come suo legittimo erede, lasciandogli 2% del capitale di Fininvest, oltre 25 milioni di euro, l’intero capitale sociale della società immobiliare proprietaria delle ville di Antigua, la nave “Principessa VaiVia” e anche le altre imbarcazioni.

Marco Di Nunzio secondo i pm di Milano ha “confezionato” tre diversi falsi testamenti olografi, riconducibili a Berlusconi

Le indagini sul cosiddetto “falso testamento colombiano” di Berlusconi sono state condotte dalla pm Roberta Amadero, sotto il coordinamento del procuratore Marcello Viola. Fondamentale è stato il costante scambio di informazioni con l’autorità giudiziaria colombiana attraverso l’Ambasciata italiana. Secondo la ricostruzione degli inquirenti milanesi, l’uomo aveva “confezionato” ben tre diversi falsi testamenti olografi, riconducibili a Silvio Berlusconi, sottoscritti in data 21 settembre 2021 nell’ufficio della “Notaria Primera di Cartagena – Bolivar”. Aveva poi inviato numerose diffide agli eredi e, dopo aver tentato (invano) di depositare i primi due testamenti all’Archivio Notarile di Milano, aveva messo a punto un terzo testamento in cui, rispetto alle versioni precedenti, non comparivano più la sua firma e la dicitura “erede universale”.

Testamento, ques’ultimo, poi depositato, in copia quale atto estero, nello studio di un notaio della provincia di Napoli e poi utilizzato per inviare ulteriori diffide agli eredi legittimi di Berlusconi, oltre che per promuovere un ricorso di sequestro giudiziale dei beni. L’imprenditore 55enne era stato anche il protagonista di un servizio televisivo trasmesso da Report nell’ottobre scorso 2023 sull’eredità di Berlusconi. In quell’occasione, Di Nunzio aveva minacciato di diffondere documenti “scomodi” su Berlusconi e di intentare una causa per ottenere l’eredità, a meno che gli eredi non avessero provveduto a corrispondergli una somma “a saldo e stralcio”.

Le indagini hanno permesso di accertare la totale falsità degli atti in possesso dell’imprenditore torinese

Le indagini, condotte attraverso l’analisi di documenti (ottenuti anche grazie a una rogatoria internazionale in Colombia) e l’ascolto di vari testimoni (tra cui Marta Fascina) per ricostruire dove davvero si trovasse Berlusconi nel giorno della firma del (presunto) testamento “colombiano”, hanno permesso ai magistrati milanesi di accertare la totale falsità degli atti prodotti da Di Nunzio, oltre che il suo tentativo di estorcere denaro denaro ai legittimi eredi del Cavaliere: Marina Elvira Berlusconi, Pier Silvio Berlusconi, Barbara Berlusconi, Eleonora Berlusconi e Luigi Berlusconi.

 

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