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Era già finito nei guai per incendio colposo dell’azienda che gestiva in qualità di amministratore, nel settore delle calzature. Ora la procura, dopo le indagini della guardia di finanza di Lucca, ha chiesto il rinvio a giudizio dell’imprenditore che, per l’accusa, avrebbe concorso a provocare il dissesto della società, distraendo fondi per circa un milione di euro.

E’ questa l’ipotesi di reato con cui sono state chiuse le indagini delle fiamme gialle, curate dagli specialisti del nucleo Pef di Lucca, a seguito di un devastante incendio che nel mese di dicembre 2018 aveva provocato danni ingenti all’azienda della Piana di Lucca, specializzata nelle grande distribuzione di calzature e che aveva portato l’imprenditore a un patteggiamento per il reato di incendio colposo (pena sospesa), con contestuale richiesta di fallimento della società.

Ora, a conclusione dei riscontri documentali e dei puntuali rilevamenti, eseguiti anche attraverso l’effettuazione di una perizia fatta da un consulente tecnico nominato dal pm, sarebbe stato accertato, sempre stando agli inquirenti, che la società, già da diversi anni, navigava in cattive acque e che l’amministratore aveva omesso di comunicare lo stato di dissesto, aggravandone l’entità.

In particolare, secondo gli investigatori, le scritture contabili erano state tenute irregolarmente, in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e il movimento degli affari, omettendo di fornire puntuali indicazione delle merci in rimanenza al 31 dicembre di ogni esercizio e di indicare dati e notizie riferite all’effettivo ammontare dei ricavi conseguiti ed al valore dei crediti commerciali.

Le fiamme gialle hanno scoperto che risultavano depositati bilanci inattendibili con riferimento alle più rilevanti poste dell’attivo, quali crediti, merci, beni immateriali (marchio) con sottovalutazione o inesistenza di alcune poste che avrebbero dovuto trovare allocazione nel passivo, con una serie di false rappresentazioni in bilancio finalizzate a fornire una artefatta solida rappresentazione economica e patrimoniale della società, per un totale complessivo di oltre 12 milioni di euro di fatto inesistente.

La tardiva comunicazione dello stato di dissesto, secondo l’accusa, avrebbe consentito all’amministratore di continuare a beneficiare dei compensi legati alla carica e di ottenere il pagamento di canoni di locazione dell’immobile dove la società operava, di proprietà di due società immobiliari riconducibili allo stesso, quantificati in circa un milione di euro.

Alla luce delle risultanze complessivamente acquisite, la procura ha richiesto il rinvio a giudizio dell’imprenditore lucchese per bancarotta fraudolenta e violazioni di alcune norme della legge fallimentare, riscontrando anche che la compagnia che avrebbe dovuto risarcire i danni dell’incendio ha negato il risarcimento alla società tramite reiezione assicurativa.



 

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