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Luigi Fiorillo, ex amministratore unico di Fse, è stato condannato a dieci anni dal tribunale di Bari nel processo in cui è coinvolto, assieme ad altri 12 imputati, per il crac da 230 milioni della società di trasporti.

Il tribunale ha riconosciuto, quindi, per l’ex amministratore unico il reato di bancarotta fraudolenta come ipotizzato dalla procura di Bari che per lui aveva chiesto 12 anni. Le condotte di Fiorillo, secondo quanto ricostruito dalla Procura di Bari, portarono al crac da 230 milioni della società. Fiorillo è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e nei suoi confronti è stata disposta l’inabilitazione di esercitare un’attività di impresa e l’incapacità di esercitare uffici direttivi in qualunque impresa per 10 anni. Fiorillo dovrà pagare una provvisionale da un milione di euro nei confronti di Fse, da 15mila euro al ministero dei Trasporti e da 20mila euro alla Regione Puglia, tutti costituiti parte civile. L’avvocato Federico Massa, che assiste Fiorillo, ha annunciato ricorso in appello.

Le altre condanne

In totale le condanne inflitte sono state cinque. Il Tribunale ha infatti condannato a quattro anni e mezzo Ferdinando Bitonte, gestore di alcune società che avrebbero contribuito alla distrazione di 53 milioni di euro da Fse; a quattro anni l’avvocato Angelo Schiano per la distrazione di 27 milioni di euro dal patrimonio di Fse, e l’ex dirigente di Fse Francesco Paolo Angiulli. L’ex dipendente di Fse Nicola Di Cosola è stato condannato a due anni (pena sospesa) per un episodio di dissipazione del patrimonio societario. Angiulli, Schiano e Bitonte sono stati interdetti per 5 anni dai pubblici uffici.

Tutti i condannati dovranno risarcire – in solido – Fse, Ferrovie dello Stato, ministero dei Trasporti e Regione Puglia, e sono stati condannati al pagamento delle spese legali. Gli altri otto imputati (Vito Antonio Prato, Carolina Neri, Gianluca Neri, Gianluigi Cezza, Rita Giannuzzi, Carlo Beltramelli, Fabrizio Romano Camilli e Sandro Simoncini) sono stati tutti assolti per gli episodi di dissipazione a loro contestati. La Procura ha espresso “soddisfazione” per il riconoscimento da parte del Tribunale del reato di bancarotta fraudolenta

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