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Era il 16 ottobre del 2019 e Giorgia Meloni disse una cosa su cui tutti, da destra a sinistra, per onestà intellettuale avrebbero dovuto darle ragione. Intervistata da Massimo Giletti a “Non è l’arena” Meloni attaccò il governo allora in carica, il governo Conte II, sulle politiche fiscali promettendo barricate qualora l’agenzia delle entrate fosse stata autorizzata a pignorare i soldi dai conti correnti senza una sentenza della magistratura. Eppure è esattamente quello che sta succedendo ora che Giorgia Meloni è al governo. 

Meloni contro Meloni

Procediamo con ordine. Quella della Giorgia Meloni del 16 ottobre 2019 era una presa di posizione chiara, netta, motivata da un timore reale: rivolgendosi al giornalista, infatti, Meloni rivelò una possibile iniziativa del’esecutivo, un’iniziativa che avrebbe gettato nel panico una fetta consistente della popolazione, un’iniziativa su cui la leader di Fratelli d’Italia prometteva, appunto, di alzare le barricate, delle barricate che avrebbero attirato su di lei il consenso moltissimi di italiani: “Se tu mi dici che devi recuperare sette miliardi di euro – aveva detto –  vuol dire che andrai a massacrare la gente finché non li trovi, perché l’agenzia delle entrate da noi non fa lotta all’evasione, fa caccia al gettito”. E ancora: “Lo sa che cosa sta per fare questo governo? Che l’agenzia delle entrate ti entra nel conto corrente e ti può pignorare i soldi dal conto senza che ci sia una sentenza della magistratura”.

In politica la coerenza è una merce rara 

Si sa, in polirtica la coerenza spesso è merce rara, ma qui siamo di fronte a qualcosa di clamoroso. Oggi, 26 ottobre del 2023, sulla bozza di manovra 2024 scritta dal governo attualmente in carica, il governo guidato da Giorgia Meloni, è presente proprio quella misura su cui l’allora leader di Fratelli d’Italia prometteva barricate: per combattere l’evasione fiscale, il fisco potrà infatti accedere direttamente ai conti correnti dei contribuenti inadempienti e verificare la disponibilità, senza dover più chiedere agli istituti bancari le informazioni relative alle giacenze dei correntisti e sui cosiddetti saldi “aggredibili”.

E con il 70 per cento delle contestazioni che si risolvono con un nulla di fatto, il rischio è che molti si potrebbero veder prelevate delle somme che poi farebbero fatica a riottenere, a causa della lenta macchina burocratica del fisco. Tra l’altro, l’attuale governo (sempre guidato da Giorgia Meloni, ndr), non ha cambiato le regole sulla tracciabilità dei pagamenti e nulla ha cambiato sui pagamenti con il pos, lasciando invariate quelle norme che – sosteneva la Giorgia Meloni del 16 ottobre del 2019 – costringerebbero gli italiani a entrare nelle banche ad aprire conti correnti. Banche – aggiungiamo – che si “arricchiscono” con gli extraprofitti, giustamente tassati dall’attuale governo, ma che le stesse banche, grazie a una norma dello stesso governo, possono non pagare e mettere a riserva. Servirebbe proprio una Giorgia Meloni a far le barricate contro tutte queste ingiustizie.

In serata, arriva il cambio di passo dal momento che il provvedimento, presente in una delle tante bozze circolate, sembra non incontrare il favore della premier. “Non se ne parla, questa norma non passa”, avrebbe detto Meloni, bloccando così il cosiddetto prelievo forzoso. La bozza di cui si discute sarebbe “già superata dal primo momento in cui premier l’ha vista”.

“Avviso ai naviganti: nella legge di bilancio non c’è la misura che consentirebbe all’Agenzia delle Entrate di accedere direttamente ai conti correnti degli italiani per recuperare le imposte non pagate. Consiglio di non inseguire i sentito dire o documenti non ufficiali”, ha precisato la presidente del Consiglio sui social. 

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