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I contribuenti dovranno abituarsi ad un fisco tutto nuovo, anche quando si parla di controlli, riscossione e contenzioso. La legge delega sulla riforma fiscale ha introdotto una serie di nuovi capitoli per quanto riguarda l’accertamento ed il successivo recupero delle tasse non pagate. L’obiettivo è quello di giocare d’anticipo puntando su due iniziative, che variano a seconda dei contribuenti che sono coinvolti e della loro grandezza:

  • il concordato preventivo, riservato alle attività medio-piccole;
  • la cooperative compliance, rivolto alle imprese più grandi.

A giocare un ruolo decisivo nel nuovo volto del fisco sono le banche dati e la telematica. Di particolare interesse, comunque, ci sono anche le tutele previste per i contribuenti prima che vengano emessi gli atti ed in fase di riscossione. In questa partita giocherà un ruolo importante anche il conto corrente del contribuente. Su questo punto, però, è necessario sfatare le preoccupazioni innescate dalle polemiche politiche.

Fisco: ci sarà più spazio per il contraddittorio

Il principio del contraddittorio verrà applicato in maniera generalizzata, in caso contrario le operazioni saranno ritenute nulle. Da questa regola sono esclusi i casi di controllo automatizzato e le forme di accertamento che, in un modo o nell’altro, risultano essere automatizzate. L’obiettivo di base è quello di far valere il diritto del contribuente a partecipare al procedimento tributario.

L’obiettivo che si vuole centrare è quello di un fisco più vicino al contribuente: si punta, infatti, a garantire il confronto tra gli utenti e l’Agenzia delle Entrate. Una importante novità, inoltre, è l’assegnazione di un termine non inferiore a sessanta giorni a favore del contribuente, perché possa predisporre delle osservazioni sulla proposta di accertamento che gli è stata inoltrata. L’ente impositore, inoltre, dovrà formulare una motivazione specifica e dettagliata delle osservazioni formulate dal contribuente.

Conto corrente: non ci saranno degli automatismi nel pignoramento

Al contrario degli allarmi che sono stati lanciati nel corso delle settimane precedenti all’approvazione della delega fiscale, non sono previsti dei pignoramenti in maniera automatica del conto corrente dei contribuenti. Nel testo, che è stato approvato in Parlamento, il legislatore ha previsto di andare a

razionalizzazione, l’informatizzazione e la semplificazione delle procedure di pignoramento dei rapporti finanziari, che non possono in ogni caso eccedere complessivamente la misura della sorte capitale, degli interessi e di ogni relativo accessorio fino all’effettivo soddisfo.

Questa operazione, che coinvolgerà il conto corrente dei contribuenti, verrà effettuata attraverso l’introduzione di meccanismi di cooperazione applicativa che partiranno fin dal primo momento, quando si sarà nella fase della dichiarazione stragiudiziale.

Cerchiamo di capire meglio in cosa consiste questa particolare misura. Alcune preoccupazioni erano state sollevate da ItaliaViva, che aveva parlato di prelievo forzoso sul conto corrente dei contribuenti. Nella realtà dei fatti non succede niente di tutto questo. La delega fiscale, molto semplicemente, prevede la verifica della disponibilità dei fondi sul conto corrente da pignorare, in modo che l’azione dell’agente della riscossione sia mirata. E che soprattutto non comporti un dispendio di risorse e di tempo.

Fisco: crediti inesistenti e non spettanti

Il legislatore ha voluto, poi, introdurre una netta demarcazione tra la compensazione indebita di crediti d’imposta non spettanti o inesistenti. Lo scopo di questa particolare voce della delega fiscale consiste nell’effettuare una netta separazione tra i due tipi di errore tributario, in modo da garantire i contribuenti, sui quali, nel corso degli anni, la riqualificazione dei crediti ha causato delle pesanti conseguenze dal punto di vista penale.

Tra le modifiche che, invece, potrebbero arrivare vi è quella che è stata chiesta espressamente al Governo, il quale dovrà valutare se sia possibile compensare sanzioni e interessi per mancati versamenti di imposte sui redditi, che sono stati dichiarati regolarmente, con i crediti che gli stessi soggetti hanno nei confronti delle varie amministrazioni statali. I crediti, comunque, devono essere stati certificati dalla piattaforma dei crediti commerciali e devono essere pari al debito d’imposta.

 

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