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Non fu bancarotta fraudolenta distrattiva: la Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna a 4 anni di reclusione inflitta all’udinese Mario Raggi per il crack Fingestim, ribaltando le sentenze di primo e secondo grado. La decisione è stata presa ieri sera dagli ermellini, che hanno annullato anche le condanne a 4 anni e 6 mesi e a 4 anni e 4 mesi inflitte a Loris Marzona, 60enne di Tricesimo, e a Franco Pirelli Marti, 71enne di Tavagnacco. Nel loro caso, le sentenze sono state rinviate alla Corte d’Appello di Trieste per una rimodulazione della pena.
La vicenda riguarda il fallimento nel 2010 della Fingestim, società friulana specializzata nel leasing immobiliare di cui il 62enne era stato vicepresidente. In particolare, nell’ottobre 2021 il Tribunale di Udine riconobbe i tre soci colpevoli, dopo la scissione della Fingestim in Fingestim spa e Fingestim Finanziaria con i medesimi soci, dell’acquisto da parte di Fingestim Finanziaria delle quote della spa – ovvero da se stessi – senza seguire le normative e per un prezzo di 1,6 milioni di euro, il doppio del valore nominale. Marzona e Pirelli Marti furono riconosciuti colpevoli anche di altre imputazioni. Fu invece assolto da tutte le accuse l’ex direttore generale della Banca Popolare di Cividale, Luciano Di Bernardo. La sentenza, in seguito alla quale Raggi si dimise dalla presidenza della Net, fu confermata due anni dopo dalla Corte d’appello di Trieste.
Nei ricorsi, il difensore di Raggi, l’avvocato Luca Ponti, ha sostenuto che non vi fu alcuna distrazione di fondi dalla Fingestim. I tre soci, infatti, versarono il ricavato della vendita in Fingestim Finanziaria attraverso un aumento di capitale.
“Sono molto contento – ha commentato Raggi – che la giustizia abbia prevalso. L’assoluzione con formula piena ha sancito una volta per tutte la mia estraneità ai fatti. Sono stati 14 anni difficilissimi, fatti di rinunce politiche e lavorative. Sono e sarò sempre garantista e per il rispetto delle sentenze – conclude – che auspico possano arrivare in tempi umanamente più accettabili”.
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