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Giovanni Cardarello

Il testo della legge di bilancio per l’anno 2024, con tanto di bollino e firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è arrivato ieri sera in Parlamento. Pertanto, da oggi, è corsa contro il tempo per farla approvare entro il 31 dicembre. Ed evitare così l’esercizio provvisorio.

Lo sviluppo

L’esercizio provvisorio implica che, fino all’approvazione definitiva della legge, lo Stato funziona in dodicesimi. Ovvero può spendere solo 1/12 del proprio bilancio. Aggiornando il dato di mese in mese. Un danno, oggettivo, per il funzionamento della macchina amministrativa e per l’economia in generale.
Ma, secondo quanto emerge dalle cronache politiche, il rischio è davvero molto remoto. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, infatti, ha blindato i 109 articoli e i 6 allegati del provvedimento e punta a chiudere la pratica in tempi brevi. Entrando nel merito da segnalare che la manovra per l’anno 2024 è del valore complessivo di 24 miliardi di euro, 9 in meno di quella per l’anno 2023, e per l’iter di approvazione si parte dal Senato dove i rischi di ribaltoni e modifiche sono davvero minimi.

Il provvedimento

Il cuore del provvedimento è quello di mantenere il punto sulla riduzione della pressione fiscale per i redditi medio bassi, soprattutto tramite il taglio del cuneo, il rinnovo dei contratti della Pubblica Amministrazione e la riforma pensioni. Ma al momento sono tre i temi che stanno destando maggiore attenzione e dibattito intenso. Nello specifico la questione tredicesima, i pignoramenti diretti sui conti correnti e l’aumento dell’Iva sui beni per neonati e per l’igiene femminile. Vediamoli nel dettaglio. Nel primo caso occorre registrare, come detto, che resta il taglio del cuneo contributivo. Il taglio sarà di 7 punti per le retribuzioni fino a 25000 euro lordo e di 6 punti fino ai 35.000 euro sempre al lordo delle tasse. Non ci sarà, invece, nessun taglio dei contributi per la tredicesima del 2023 che restano quindi con la tassazione corrente. Cosi come restano tassati al 5%, come nell’anno in corso, i premi di produzione fino a 3.000 e 80.000 euro lordi. Nel secondo caso, invece, il temutissimo pignoramento diretto dei conti correnti, in versione sprint, non entra nella Legge di Bilancio. La proposta è stata travolta dalla polemica politica, soprattutto in una fase di crisi come quella in corso, e cassata. Nella stesura definitiva del Disegno di Legge si legge che si prevede: «la possibilità di utilizzo di strumenti informatici per efficientare strumenti già esistenti utilizzati per il recupero d’importi relativi a cartelle esattoriali per le quali il contribuente non ha presentato ricorso e non ha ottenuto una sospensione giudiziale». In sostanza resta tutto invariato. Cambia tutto, infine, e in negativo per quanto afferisce il tema dei prodotti per i neonati, per gli assorbenti e i tamponi destinati alla protezione dell’igiene femminile. Per questi beni l’Iva, ridotta lo scorso anno al 5%, risale al 10%. Non è il paventato 22 ma è sempre un aumento di spesa destinato a pesare sulle tasche delle famiglie.

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