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Per il momento i livelli dei tassi di interesse restano fermi a quelli decisi a giugno. A settembre però, le cose potrebbero cambiare. Sulla decisione della Bce peseranno: andamento dell’inflazione, prezzi dell’energia e dinamica delle retribuzioni. Vediamo cosa potrebbe succedere ai mutui.

Per il momento la Banca centrale europea ha preferito rimandare la decisione su nuovi tagli ai tassi di interesse, almeno fino a settembre, quando si terrà il prossimo vertice. Ma sulle prossime mosse della presidente Christine Lagarde peseranno soprattutto alcuni fattori, ovvero: l’andamento dell’inflazione, le previsioni sui prezzi dell’energia e la dinamica delle retribuzioni.

Per riportare l’inflazione all’obiettivo fissato del 2%, il Consiglio direttivo della Bce ha già ribadito la necessità di mantenere i tassi di interesse su livelli “sufficientemente restrittivi”. Per ora dunque, i numeri resteranno quelli decisi a giugno, quando, per la prima volta dal 2016, si è deciso di invertire la rotta con un ribasso di 0,25 punti per il tasso sul rifinanziamento principale, sceso al 4,25%, quello sul rifinanziamento marginale, ora al 4,5% e quello sui depositi (al 3,75%).

Coloro che hanno già un mutuo a tasso variabile, dovranno attendere per vedere un reale risparmio sulla rata mensile. Le stime variano a seconda delle condizioni di ogni banca, ma secondo gli analisti si tratterà di qualche decina di euro. Ci sarà comunque un risparmio iniziale, anche se l’iter verso i livelli precedenti alla fase dei rialzi è ancora lungo.

Il mercato però, sembrerebbe aver anticipato alcune mosse, almeno secondo quanto emerge dall’ultimo Osservatorio mensile di MutuiOnline.it relativo al mese di giugno. Il variabile infatti, risulta sceso dal 3,81% di maggio al 3,72% di giugno per l’Euribor a 3 mesi e dal 3,82% al 3,63% per la scadenza a 1 mese. Una discesa che potrebbe avere un effetto analogo sui tassi dei mutui erogati.

Per quanto riguarda il fisso, l’Osservatorio non registra rilevanti variazioni nell’IRS (cioè il riferimento per i mutui a tasso fisso), per il momento resta più conveniente, con un TAN medio del 3,26%, contro il 5,04% dei mutui variabili. Se la Bce dovesse confermare nuovi tagli a settembre, le offerte per i mutui a tasso variabile potrebbero diventare particolarmente convenienti per i clienti, che vedrebbero così scendere le loro rate.

Al contempo anche le offerte a tasso fisso potrebbero calare per far fronte alla discesa del variabile. Al momento però, gli elementi a disposizione sono troppo pochi per trarre delle conclusioni. Bisognerà attendere i prossimi mesi per capire quali saranno le future scelte intraprese dal Consiglio direttivo e per osservare gli aggiustamenti che ne conseguiranno.



 

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