Montecarotto (Ancona), 25 luglio 2024 – Giornata decisiva quella odierna in tribunale per la cooperativa terre Cortesi Moncaro in grave difficoltà di bilancio è sostanzialmente ferma da mesi. I giudice del tribunale di Ancona Giuliana Filippello dovrà decidere sulla nomina, in via cautelare di un custode che blocchi l’operato del nuovo Cda, viste le due istanze di fallimento presentate da due creditori per complessivi un milione e 250mila euro. Un fornitore di uva e mostro emiliano e uno scatolificio marchigiano. Ma ieri sera in extremis è stato annunciato dalla cooperativa che ha sede a Montecarotto, la vitivinicola più grande delle Marche, un piano di risanamento. L’obiettivo è quello di arrivare a una ristrutturazione o un concordato per salvare la cooperativa Terre Cortesi Moncaro. Questo ad una manciata di ore dall’udienza davanti al giudice del tribunale di Ancona Giuliana Filippello chiesta da un creditore per la nomina di un custode, una sorta di commissario che congeli l’operato dei nuovi vertici fino all’udienza del 5 settembre. Data questa fissata per discutere l’istanza di fallimento di un’azienda emiliana che avanza un credito di 1,1 milioni di euro. L’attuale Governance di Moncaro guidata dalla presidente Donatella Manetti spiega di aver «preso atto della situazione di difficoltà finanziaria (48 i milioni di ‘rosso’) e ritenuto di conferire mandato ad un pool di 5 professionisti al fine di avviare l’iter, al ricorrere di tutte le condizioni di legge, diretto alla proposizione di uno strumento alternativo di risoluzione della crisi per come previsto dal vigente Codice della Crisi che garantisca e tuteli la continuità di impresa». Una mossa che oggi in tribunale proverà a salvare la cooperativa vitivinicola più grande delle Marche, i suoi soci e anche l’imminente vendemmia. Una manovra per cercare di evitare in extremis il fallimento o la liquidazione coatta da parte del Mise, magari con un concordato. «Questo – spiegano la nuova mossa i vertici di Moncaro – con il chiaro intento di tutelare tutti i soggetti coinvolti, a partire dal personale dipendente e dai soci, nel solco della chiara volontà di garantire la prosecuzione dell’attività, anche alla luce dell’approssimarsi della vendemmia 2024. La Governance ritiene che questa sia la migliore strada da perseguire al fine di scongiurare il rischio di apertura di una procedura liquidatoria, che avrebbe gravissime ripercussioni non solo sulla Moncaro e sul suo valore ma anche su tutto l’indotto». Sugli ispettori che nei primi giorni di agosto arriveranno a Montecarotto dal Mise Moncaro replica: «Ci riserviamo di valutarne il perimetro. Offriremo piena collaborazione agli ispettori, ma riteniamo la denegata ipotesi di apertura di una liquidazione coatta amministrativa, oltre che infondata, assolutamente contraria agli interessi di tutti i soggetti coinvolti». In caso di fallimento o liquidazione coatta la Moncaro gli stessi soci rischiano di restare con il cerino in mano. Di qui la proposta del piano di risanamento per salvare la continuità aziendale e ripianare i debiti nei conforti dei soggetti che vantano crediti privilegiati.
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