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Roma, 21 agosto 2023 – Via ai controlli incrociati sui conti correnti per il contrasto all’evasione fiscale. Sotto la lente, da subito, sarà l’annualità 2017 e in particolare chi, sul proprio deposito bancario ha dei movimenti finanziari rilevanti e non ha presentato la dichiarazione dei redditi. E’ questo, quindi, l’identikit del contribuente che rischia di più.

Le sanzioni dei controlli sui conti correnti

Come funzionano i controlli

Dopo il via libera del Garante della privacy, l’Agenzia delle entrate può utilizzare il cosiddetto anonimometro, strumento che incrocia i dati dei conti correnti con quelli a disposizione dell’ente al fine di individuare i potenziali evasori, ma che lo fa in modo del tutto anonimo. Nella prima fase del controllo, infatti, i dati personali del contribuente sono sostituiti da dei codici. Se emergeranno situazioni anomale, allora l’Agenzia potrà associare il dato-codice alla persona. Gli algoritmi analizzano per prima cosa le incongruenze tra quanto il contribuente ha guadagnato effettivamente e quanto ha dichiarato al fisco e questo consente una prima selezione. Se ci sono discrepanze evidenti, questi vengono considerati ‘casi di rischio’, che poi l’Agenzia va ad approfondire.

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Chi rischia il controllo

I contribuenti che finiranno sotto la lente del fisco saranno perciò coloro che nel corso dell’anno (in questo caso del 2017) hanno avuto aumenti di patrimonio considerevoli e con numerosi movimenti sul conto corrente. Questi dati saranno confrontati con quelli delle dichiarazioni dei redditi trasmesse e quindi l’Agenzia si soffermerà e analizzerà più approfonditamente i casi che presentano anomalie e che possono ricondurre ad una possibile omessa dichiarazione dei redditi. Controlli anche per chi ha risulta residente all’estero, ma ha conti correnti con denaro in Italia.

Sanzioni in caso di evasione

Gli evasori, una volta individuati, rischiano sanzioni pecuniarie e, in alcuni casi, anche penali. Ecco qualche esempio. Per omessa dichiarazione di imposta diretta la sanzione, che parte da un minimo di 258 euro, è calcolata dal 120 al 240% delle imposte non dichiarate. Per dichiarazione infedele delle imposte dirette il contribuente deve pagare dal 100 al 200% della massima imposta non pagata e per la compensazione non dovuta la sanzione è sempre dal 100 al 200% di quanto non dovuto. Nel caso di dichiarazione fraudolenta, cioè di falsificazione delle dichiarazioni dei redditi o dell’Iva, questa diventa reato di evasione fiscale quando l’imposta è superiore ai 30mila euro, l’evasione superiore al 5% dell’attivo dichiarato e quando l’evaso è superiore a 1,5 milioni. La pena è la reclusione che può andare da uno a sei anni di carcere. Per l’emissione di fatture false la reclusione va da sei mesi otto anni, per dichiarazione infedele con evasione superiore ai 100 mila euro, redditi non dichiarati superiori al 10% del totale o superiori ai due milioni di euro, la pena oscilla da uno a tre anni. Per occultamento o distruzione di documenti contabili si rischia il carcere da sei mesi a cinque anni.

 

 

 

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