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Il caso di IMU non pagata da 5 anni rappresenta una situazione delicata e complessa che richiede un’analisi attenta che prenda in considerazione le normative vigenti, le eventuali sanzioni e le opzioni di regolarizzazione disponibili. Esploriamo dunque quali sono le implicazioni del mancato versamento dell’IMU per lungo tempo, come agisce l’ente che ha il diritto di riscuotere l’imposta dovuta e quali sono i tempi per farlo.

A tal riguardo, quando si discute di termini e tempi di versamento dell’imposta sugli immobili, è di fondamentale importanza capire qual è la differenza tra prescrizione e decadenza, due istituti giuridici che spesso vengono utilizzati come sinonimi ma che, in realtà, rimandano a due circostanze differenti.

Imposta Municipale Unica: informazioni preliminari

Il legislatore ha stabilito che i soggetti tenuti al pagamento dell’Imposta Municipale Unica (IMU) hanno la possibilità di optare liberamente tra:

  • il versamento dell’intera somma;
  • il versamento dell’IMU in due rate.

Nel caso in cui il contribuente non rispetti le scadenze annuali individuate, le somme dovute saranno recuperate in primo luogo dal Comune e in un secondo momento dal concessionario della riscossione, che può essere pubblico o privato. Il diritto di riscossione da parte dell’ente, tuttavia, scade entro un periodo temporale specifico nel caso, per l’appunto, di IMU non pagata da 5 anni.

Quando si tratta di tributi e imposte, capita spesso di leggere termini come decadenza e prescrizione, istituti giuridici che mandano in confusione facilmente. Nello specifico, quando si parla di IMU non pagata da 5 anni, il termine di decadenza indica il periodo entro il quale l’amministrazione finanziaria può effettuare l’accertamento, la liquidazione delle imposte o l’iscrizione a ruolo.

Al contrario, la prescrizione IMU riguarda il termine entro il quale il diritto di credito acquisito dall’amministrazione finanziaria attraverso l’accertamento si estingue e il contribuente non è più tenuto a pagare. Cerchiamo di approfondire questi temi nei prossimi paragrafi individuando, in primo luogo, le modalità con le quali il Comune deve notificare al cittadino le somme non pagate dell’IMU.

La notifica di accertamento IMU

Chi non esegue il versamento IMU entro i tempi stabiliti dalla normativa riceve un avviso di accertamento esecutivo, ovvero la notifica di una cartella di pagamento nella quale il Comune ordina il recupero della somma IMU non pagata da 5 anni (o anche meno). La comunicazione avviene tramite raccomandata inviata all’indirizzo di residenza del contribuente.

Il contribuente che non ha versato l’IMU correttamente deve dunque verificare la data precisa di ricezione della cartella per individuare i termini di prescrizione e decadenza del tributo e della notifica stessa. Questo può essere fatto seguendo questi passaggi:

  • accedere al sito di Poste Italiane;
  • selezionare la voce “spedizioni – posta raccomandata“;
  • inserire il numero identificativo della raccomandata indicato sulla busta.

Qualora il contribuente scelga di effettuare il pagamento entro 60 giorni dalla ricezione della cartella, la procedura si chiude definitivamente. In caso contrario, se desidera continuare a non saldare l’imposta, può presentare un ricorso, che richiede la dimostrazione dell’illegittimità della richiesta o, in alternativa, non versare l’importo dovuto e attendere l’accertamento successivo o la prescrizione dell’IMU non pagata da 5 anni.

Prescrizione e decadenza dell’IMU non pagata da 5 anni 

Come accennato, quando si tratta di IMU non pagata da 5 anni è fondamentale capire la differenza tra prescrizione del tributo e decadenza.

Il termine di decadenza nel contesto dell’IMU si riferisce al periodo entro il quale l’ente impositore (ad esempio, il Comune) deve notificare l’avviso di accertamento per il mancato pagamento dell’IMU. Questo termine è di cinque anni, secondo quanto specificato dalla legge 296/2006. In altre parole, l’ente ha cinque anni dalla data in cui sarebbe dovuto avvenire il pagamento dell’IMU per notificare l’avviso di accertamento al contribuente.

In merito a questo aspetto, la decisione della Corte di cassazione n. 21810 dell’11 luglio 2022 ha esplicitamente sottolineato la distinzione tra il termine di decadenza e quello di prescrizione, evidenziando il carattere decadenziale del periodo stabilito per la notifica degli avvisi di accertamento.

Il termine di prescrizione IMU, d’altro canto, riguarda il periodo entro il quale il diritto di credito dell’ente impositore si estingue se non vengono intraprese azioni per recuperare l’importo dovuto attraverso un avviso di accertamento. Anche in questo caso come nella decadenza, il termine previsto per la prescrizione dell’IMU è di cinque anni dalla notifica dell’avviso. In pratica, ogni volta che il contribuente riceve un avviso di accertamento da parte del Comune, inizia a decorrere il termine prescrizionale di cinque anni. Se, entro questo periodo, l’ente non intraprende azioni di recupero, il diritto di credito si estingue e il contribuente non è più tenuto a versare l’importo richiesto.

In sintesi, la decadenza si riferisce al termine entro il quale l’ente deve notificare l’avviso di accertamento per l’IMU (cinque anni dalla data in cui il pagamento doveva essere effettuato), mentre la prescrizione indica il periodo entro il quale il diritto di credito dell’ente si estingue se non vengono intraprese azioni di recupero (cinque anni dalla notifica dell’avviso di accertamento).

Facendo un esempio concreto, se la notifica/cartella viene spedita dopo sette anni, il Comune non potrà più avanzare pretese di pagamento poiché il diritto di credito, nel frattempo, si è estinto. Il termine di prescrizione IMU che permette al contribuente di non pagare l’IMU non pagata da cinque anni, invece, ricomincia ogni volta che il contribuente riceve un nuovo avviso di accertamento. Pertanto, in questo caso, i 5 anni possono estendersi a 6, 7 o 8 a seconda del numero di avvisi di pagamento ricevuti dal Comune.

Come si calcolano i 5 anni di prescrizione IMU?

La prescrizione dell’IMU non pagata da 5 anni, dunque, segue un calcolo specifico: si azzera e inizia nuovamente a decorrere ogni volta che il cittadino riceve un avviso di accertamento da parte del Comune.

Ad esempio, se il contribuente non ha pagato l’IMU del 2012, il Comune deve inviare la cartella di pagamento entro il 2017. La prescrizione quinquennale comincia solo dopo la ricezione della cartella, con scadenza ultima nel 2022, ovvero 5 anni dopo la notifica.

Come regolarizzare l’IMU non pagata?

Per coloro che non rispettano le scadenze di versamento, c’è la possibilità di evitare l’accertamento del Comune utilizzando il procedimento conosciuto come “ravvedimento operoso“. In particolare, il ravvedimento consente di correggere gli errori, le omissioni e i versamenti insufficienti effettuando volontariamente la rimozione formale della violazione commessa, soprattutto quando si tratta di violazioni di natura dichiarativa.

È bene notare che questa procedura richiede il pagamento non solo dell’imposta originariamente dovuta, ma anche degli interessi e delle sanzioni ridotte calcolate a seconda delle circostanze specifiche e dei ritardi del contribuente. La sanzione ridotta, nel dettaglio, viene stabilita come segue.

Sanzione ridotta

Circostanza

1/10 del minimo

● se il tributo o un acconto non pagato viene saldato entro 30 giorni dalla scadenza;

● se l’omissione della presentazione della dichiarazione viene presentata con un ritardo non superiore a 90 giorni.

1/9 del minimo

● se la correzione degli errori e delle omissioni avviene entro il 90° giorno successivo alla scadenza per la presentazione della dichiarazione;

● entro 90 giorni dall’omissione o dall’errore se non è prevista una dichiarazione periodica.

1/8 del minimo,

● se la correzione avviene entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno in cui si è verificata la violazione;

● entro un anno dall’omissione o dall’errore se non è prevista una dichiarazione periodica.

1/7 del minimo

● se la correzione avviene entro il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo;

● entro due anni dall’omissione o dall’errore se non è prevista una dichiarazione periodica.

1/6 del minimo

● se la correzione avviene oltre il termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno successivo;

● oltre due anni dall’omissione o dall’errore se non è prevista una dichiarazione periodica.

1/5 del minimo

se la correzione avviene dopo la constatazione della violazione, tranne nei casi specifici come l’omissione di ricevute fiscali o scontrini fiscali.

 

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