Cosa fare quando ci si accorge di aver predisposto un ISEE sbagliato? È un dubbio che sicuramente sarà sorto a molti, anche data la complessità delle informazioni necessarie per ottenere l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente. E si tratta di un problema da non sottovalutare, soprattutto quando l’ISEE viene consegnato per ottenere bonus e agevolazioni: in caso di dichiarazioni mendaci o non complete, si rischiano infatti delle multe molto salate. Come procedere?
In linea generale, è possibile procedere alla rettifica dell’ISEE sbagliato tramite due diverse modalità. La prima è la compilazione di un modello integrativo, chiamato FC3, necessario per comunicare tutte le informazioni inizialmente mancanti. La seconda prevede invece la presentazione di una nuova DSU, la Dichiarazione Sostitutiva Unica, affinché l’ISEE stesso possa essere ricalcolato. Di seguito, tutte le informazioni utili.
Perché capita di compilare un ISEE sbagliato?
Per quanto non si tratti di un documento obbligatorio, sempre più cittadini si trovano nella condizione di dover produrre la certificazione ISEE. Questo indicatore è infatti indispensabile per accedere a tutte le agevolazioni fiscali disponibili per i nuclei familiari, poiché fotografa fedelmente la situazione reddituale di ogni membro della famiglia stessa. Perché, tuttavia, capita di compilare l’ISEE in modo errato?
Come già accennato, l’ISEE è un indicatore che certifica il reddito complessivo del nucleo familiare, affinché possa essere utilizzato come soglia di riferimento per l’accesso a bonus e agevolazioni. Proprio per questa ragione, l’indicatore prende in considerazione una lunga e complessa serie di informazioni: la situazione patrimoniale non viene infatti calcolata unicamente in base alla dichiarazione dei redditi, bensì comprende anche l’eventuale possesso di immobili, i canoni d’affitto, la giacenza media di denaro sul conto corrente, il reddito medio di ogni membro della famiglia e molto altro ancora.
Di fronte a una mole così elevata di dati, è facile cadere in errore. Ad esempio, in buona fede si potrebbe tralasciare sulla Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) una piccola fonte di reddito, per dimenticanza o poiché considerata di scarsa entità, come ad esempio un immobile di recente ricevuto in donazione. Ancora, di frequente possono verificarsi errori – anche modesti – sulla dichiarazione dei redditi che, giocoforza, vanno a inficiare la corretta finalizzazione dell’ISEE.
Eppure, per quanto le possibilità di sbagliare non siano affatto remote, la legge non ammette inciampi e le relative sanzioni sono a dir poco salate. Che fare, di conseguenza?
Cosa succede se l’ISEE è difforme?
Non è sempre semplice sapere quali documenti siano necessari per l’ISEE. Eppure, presentare una dichiarazione incompleta, o addirittura falsa, può esporre a pesanti conseguenze: si rischiano infatti sanzioni salatissime e, nei casi più gravi, anche la reclusione. Ovviamente, le verifiche del caso e le relative punizioni scattano quando l’indicatore ISEE viene compilato allo scopo di ottenere un bonus oppure un’agevolazione, dall’Agenzia delle Entrate o da altri enti pubblici.
Ma a quanto ammontano le sanzioni e, ancora, quando scatta la pena detentiva?
Le sanzioni previste per l’ISEE sbagliato
Le sanzioni per la presentazione di un ISEE sbagliato sono definite dal Testo Unico sulla Documentazione Amministrativa, in particolare agli articoli 75 e 76. Qualora i soggetti deputati dalla legge per effettuare i controlli sulle dichiarazioni, ovvero l’Agenzia delle Entrate e l’INPS, dovessero certificare delle difformità, si apre la strada a due principali conseguenze:
- l’applicazione di sanzioni amministrative tra 5.164 e 25.882 euro, tuttavia la multa non può superare il triplo del valore dell’agevolazione percepita grazie all’ISEE errato;
- la pena detentiva da tre mesi a sei anni, se il bonus percepito dallo Stato oppure dagli enti pubblici è superiore a 3.999,96 euro.
Contestualmente alle sanzioni comminate, e dell’eventuale pena detentiva, viene poi bloccata l’erogazione dei benefici ottenuti tramite l’ISEE sbagliato. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite o, ancora, il versamento della differenza ingiustamente usufruita.
Come correggere un ISEE sbagliato
Proprio in considerazione delle pesanti sanzioni previste per chi presenta un ISEE sbagliato, è sempre necessario effettuare controlli incrociati affinché la dichiarazione contenga non solo informazioni complete, ma anche vere. Ma se ci si accorge della presenza di uno o più errori, come si può procedere alla loro correzione?
Tutto dipende da come la dichiarazione ISEE sia stata prodotta, ovvero in autonomia o con l’aiuto degli enti preposti, come i CAF sparsi sul territorio oppure l’INPS. In entrambi i casi, sarà comunque possibile procedere alla rettifica della dichiarazione o alla sua integrazione con le informazioni mancanti.
Come modificare un ISEE già inviato?
In linea generale, quando ci si accorge di errori in una dichiarazione ISEE già inviata, è possibile procedere alla sua rettifica seguendo due diverse modalità:
- tramite la compilazione del modello integrativo FC3, pensato proprio per comunicare all’Agenzia delle Entrate oppure all’INPS le informazioni mancanti. In linea teorica, il modulo debitamente compilato deve essere inoltrato entro 15 giorni dalla prima richiesta del calcolo dell’ISEE;
- ricominciando la procedura dall’inizio, ovvero compilando una nuova DSU – questa volta, completa di tutte le informazioni mancanti – e richiedendo così il ricalcolo dell’ISEE. Questa procedura andrà a sostituire la precedente errata, risolvendo di fatto l’intoppo.
Cosa fare se l’errore è dovuto al CAF oppure all’INPS?
Proprio poiché la predisposizione della DSU è un’attività complessa, sempre più cittadini si rivolgono al CAF oppure all’INPS per ottenere la dichiarazione ISEE. Nel primo caso, il CAF si occupa di verificare tutta la documentazione a disposizione dell’utente e, quindi, a calcolare la DSU. Nel secondo, è possibile ottenere dall’INPS la Dichiarazione Sostitutiva Unica precompilata.
Per quanto evenienza rara, può capitare che eventuali errori siano proprio dovuti al CAF oppure alla precompilata INPS. Come procedere in questi casi? Similmente a quanto già spiegato nel precedente paragrafo, è possibile:
- chiedere supporto al CAF per la compilazione e l’inoltro del modello integrativo FC3, così da integrare la documentazione presentata con le informazioni mancanti;
- produrre, in autonomia oppure con l’aiuto sempre del CAF, una nuova DSU e la predisposizione di una rinnovata dichiarazione ISEE, che andrà così a sostituire la precedente già consegna, compresa la versione precompilata.
È inoltre utile sottolineare che, in caso di contestazioni e sanzioni, i CAF oppure i professionisti abilitati – come, ad esempio, i commercialisti – non possono essere ritenuti responsabili di eventuali dichiarazioni fallaci. Lo ha stabilito la sentenza 700 del 10 giugno 2021 della Corte di Appello di Lecce: enti e professionisti sono infatti tenuti a raccogliere i dati forniti dai contribuenti e a compilare le dichiarazioni in base a queste informazioni, non possono quindi farsi carico di eventuali omissioni. Entrambi hanno però l’obbligo di avvisare l’utente delle possibili sanzioni, amministrative e penali, in presenza di dichiarazioni incomplete o mendaci.
Quanto tempo si ha per correggere un ISEE sbagliato?
Ma quanto tempo si ha a disposizione per correggere un ISEE sbagliato? Come facile intuire, si dovrebbe procedere il prima possibile non appena si identifica l’errore e, in ogni caso, prima dell’eventuale erogazione dei bonus e delle agevolazioni correlate.
Come già spiegato, l’inoltro del modulo integrativo FC3 deve avvenire entro 15 giorni dalla prima presentazione della dichiarazione ISEE. Le medesime tempistiche si applicano anche qualora si decidesse di produrre una nuova DSU e, quindi, il ricalcolo completo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.
In ogni caso, per ridurre la probabilità di imbattersi in errori e omissioni, il consiglio è sempre quello di chiedere supporto al proprio commercialista o, in alternativa, al CAF. Ancora, in caso si decidesse di avvalersi della DSU precompilata, è buona consuetudine chiederne la verifica sempre a professionisti abilitati, per controllarne la veridicità e comunicare eventuali informazioni non ancora in possesso da parte dell’INPS.
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