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L’Italia ha subito 1/3 dei danni da eventi estremi registrati in tutta Europa dal 1980

Nel 2023 l’Italia ha segnato il nuovo record di danni assicurati generati dal cambiamento climatico attraverso gli eventi estremi. Oltre 6 miliardi di euro. Di cui 5,5 mld per eventi atmosferici e 800 milioni dalle alluvioni in Emilia-Romagna e in Toscana. Sono i dati rilasciati da Ania il 2 luglio durante l’assemblea dell’associazione a Roma. E con l’aumento di frequenza e intensità previsto per questi fenomeni nei prossimi anni, le assicurazioni per i danni del clima saranno un tassello fondamentale per limitare l’impatto della crisi climatica.

Di fronte alle sfide “drammatiche” della crisi climatica, delle nuove guerre, dell’inflazione e della pandemia, il mondo delle assicurazioni è chiamato “a un ruolo economico e sociale ancora più importante di quello svolto sino ad oggi, sia in qualità di gestore professionale dei rischi sia in veste di primario investitore istituzionale”, ha detto la presidente dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, Maria Bianca Farina.

Eventi estremi, i rischi per il tessuto economico nazionale

Ruolo che parte da considerazioni sullo stato delle assicurazioni per i danni del clima in Italia e non solo. Nel Belpaese, l’anno scorso, l’Osservatorio Città Clima di Legambiente ha registrato 1 evento estremo ogni 3 giorni. L’Italia è il paese in assoluto più colpito da eventi estremi in Europa: dal 1980 al 2022 il conto dei disastri naturali arriva a 210 mld euro, contro i 167 della Germania e i 120 della Francia. Di questi, 111 mld sono direttamente attribuibili alla crisi climatica. Solo nel 2022, l’impatto degli eventi estremi è stato pari all’1% del Pil.

Una situazione che riguarda privati e imprese, con il tessuto produttivo nazionale che risulta particolarmente esposto all’impatto della crisi climatica. Per le aziende nelle aree più a rischio, calcola un rapporto di Censis-Confcooperative, la probabilità di fallire è più alta del 4,8% rispetto alle imprese in zone senza rischio idrogeologico. Un rischio che riguarda il 25% delle Pmi italiane.

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Assicurazioni danni clima, come prepararsi al domani

È in questo quadro che entrano in gioco le assicurazioni sui danni per il clima. Oggi l’Italia è ancora indietro sulla copertura assicurativa. “Solo il 6% delle abitazioni è coperto contro i rischi di terremoto e alluvione e solo il 4% delle piccole imprese possiede una polizza contro tali rischi”, ricorda Farina. Ma anche in Europa la situazione non è troppo distante. Secondo l’Eoipa, solo il 25% di tutte le perdite legate a catastrofi climatiche nel vecchio continente sono assicurate.

Per Ania bisogna lavorare congiuntamente su due fronti. A livello europeo, l’UE dovrebbe fare la sua parte “sviluppando un nuovo approccio su come gestire collettivamente questi rischi con i diversi stakeholder, comprese le autorità pubbliche”. Mentre a livello nazionale bisogna procedere rapidamente con l’obbligo di copertura assicurativa introdotto con l’ultima finanziaria dal governo Meloni.

Entro la fine di quest’anno scatterà infatti l’obbligo, per le imprese, di dotarsi di polizze contro i “rischi catastrofali”, in gran parte legati agli eventi climatici estremi. Ania ricorda i prossimi passi. A breve arriverà il decreto interministeriale che porterà alla fase attuativa della norma. “Il settore assicurativo sta definendo gli aspetti contrattuali e tecnici per assicurare alle imprese italiane la migliore copertura di questi rischi”, evidenzia Farina.

Come? Si prevede la creazione di un pool di compagnie, ad adesione volontaria, che, sfruttando il principio cardine della mutualizzazione, sarà in grado di ridurre il costo delle coperture per le imprese e quello del capitale per le compagnie. “Il successo di questa iniziativa potrebbe innescare un meccanismo virtuoso in cui tutti i protagonisti – le imprese, le Compagnie, le banche, gli investitori, lo Stato – avranno un beneficio economico tangibile rispetto alla situazione attuale”, conclude la presidente di Ania.

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