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La mossa disperata del condono edilizio a due mesi e mezzo dalle Europee fatta dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini per ora piace soltanto ai leghisti. Con l’eccezione del sottosegretario forzista al Mit, Tullio Ferrante, gli altri partiti della coalizione sono cauti sul piano casa  proposto dal segretario del Carroccio, pensato per permettere agli italiani di sanare difformità e irregolarità strutturali interne alle loro case e gli immobili. I numeri rilanciati dallo stesso ministero dicono che potrebbe riguardare otto immobili su dieci.

A partire dai leader, l’accoglienza è stata a dir poco fredda. Sarà anche per togliere un argomento di propaganda al leader leghista in vista delle europee del prossimo giugno. Sia la premier Giorgia Meloni sia il vicepremier di Forza Italia,  Antonio Tajani, dicono che prima di dare un giudizio compiuto serve leggere il testo. “In Senato è già incardinata una proposta di Fi sulla rigenerazione urbana che prevede le cose di cui ha parlato Salvini”, ha spiegato il ministro degli Esteri, “ Non ho visto il testo, quindi non sono in grado di dare un giudizio ma se va nella direzione della proposta di Forza Italia bene, si può incardinare al Senato”. Il ddl a prima firma del capogruppo Maurizio Gasparri prevede tra le altre deroge su volumetrie, destinazione d’uso e distanze. Gli azzurri rivendicano quindi anche per loro la salvaguardia dei proprietari di immobili, grande classico sin dai tempi di Berlusconi.

Qualche ora dopo l’annuncio in pompa magna di Salvini, che al dicastero di Porta Pia aveva riunito circa 50 tra enti, associazioni, fondazioni del settore istituzioni e ordini professionali, Meloni, intervenuta a Porta a Porta, accoglieva la proposta mettendo paletti precisi.  “Se si tratta di sanare piccole difformità, tipo alzare un tramezzo per fare due stanze, beh se è questo, è ragionevole”, ha detto la premier. Prima però bisogna vedere il testo. Il leit motiv è diffuso tra i parlamentari di Fratelli d’Italia contattati da HuffPost. Il discrimine è l’ampiezza di quanto sarà possibile regolarizzare. Più che un condono, parole che tutti aborrono, alla fine sarà un condonino, limitato a piccoli interventi.  Al momento si sa che il pacchetto riguarderà difformità di natura formale, legate alle incertezze interpretative della disciplina vigente; difformità edilizie “interne”, riguardanti singole unità immobiliari, a cui i proprietari hanno apportato lievi modifiche (tramezzi, soppalchi); difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi a causa della disciplina della “doppia conforme” che non consente di conseguire il permesso o la segnalazione in sanatoria per moltissimi interventi, risalenti nel tempo. Saranno poi permessi i cambi di destinazione d’uso degli immobili tra categorie omogenee.

“Siamo contrari ai condoni, agli interventi contro le norme urbanistiche e paesaggistiche, ma siamo assolutamente favorevoli alla semplificazione ed alla sburocratizzazione delle procedure”, mette le mani avanti anche Maurizio Lupi, presidente di Noi moderati, la più piccola delle gambe che reggono la coalizione di centro-destra e in passati governi uno dei predecessori di Salvini in . “Il patrimonio immobiliare italiano – va valorizzato da un punto di vista storico, economico e sociale e vanno tutelati anche le famiglie, per cui la casa è un bene primario e spesso un investimento sul futuro. In ogni caso è prematuro parlarne ora perché non c’è ancora il testo anticipato dal ministro Salvini, quando arriverà lo valuteremo e con gli altri partiti di maggioranza decideremo come procedere”.

Salvini e i suoi calcano sui soliti tasti: concretezza, tutela sacra della casa degli italiani, semplificazione e sburocratizzazione. La bocciatura della mozione di sfiducia nei suoi confronti, proposta dalle opposizioni per i rapporti e i commenti sulla Russia,  ha dato slancio al leader leghista per rilanciare una idea che cova da mesi. Già dall’autunno il ministro delle Infrastrutture aveva provato a sollevare la nuova bandiera, unendo pace fiscale e pace edilizia. La casa è sempre la casa, soprattutto negli anni elettorali. Il voto per il rinnovo dell’Eurocamera non fa differenza. I leghisti sono stati in prima fila nel contestare le norme sulle case green per ridurre il consumo energetico degli immobili del 20-22% entro il 2035, “una follia”, nelle parole di Salvini.  Più che pace edilizia, non a caso ora il Mit parla di “piano salva-casa” e dice che “la ratio è tutelare i piccoli proprietari immobiliari che in molti casi attendono da decenni la regolarizzazione delle loro posizioni e che non riescono, spesso, a ristrutturare o vendere la propria casa”.

 

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