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Il tribunale di Brescia blocca gli espropri e dà 4 anni per vendere i beni a un prezzo congruo a Sergio Bramini, fallito e sfrattato da casa, come vi abbiamo raccontato con Alessandro De Giuseppe, nonostante 4 milioni di euro di crediti mai pagati dallo Stato. E l’imprenditore, ora collaboratore del governo, rilancia lavorando a una Legge Bramini, “perché non succeda ad altri quello che è successo a me”

“E ora una legge per evitare sfratti e svendite a prezzi vili delle case di chi si è indebitato ingiustamente”. Sergio Bramini riparte così con il nuovo anno, dopo la commozione e la felicità per la decisione del tribunale di Brescia che ha bloccato l’esproprio dei suoi beni.

In questo inizio 2019, in cui ripartiamo con gli aggiornamenti delle storie che vi abbiamo raccontato, non potevamo non parlare con lui, l’imprenditore fallito e sfrattato dalla sua casa nonostante avesse 4 milioni di crediti mai pagati dallo Stato. Anche perché siamo stati noi de Le Iene, con Alessandro De Giuseppe, a portare il suo caso in primo piano nella politica e nella cronaca nazionale, seguendolo fin dall’inizio (in basso potete ritrovare tutti gli articoli e i servizi che abbiamo dedicato alla sua storia).

Quali sono i nuovi sviluppi di cui Bramini si dice “felice”? Il tribunale di Brescia ha bloccato appunto l’esproprio dei suoi beni, accettando la richiesta di liquidazione per sovraindebitamento secondo la cosiddetta “legge antisuicidi”. L’imprenditore avrà 4 anni per cedere i suoi beni a un prezzo congruo e al termine della procedura tutti i suoi debiti saranno dichiarati cancellati.

Verrebbe bloccato così l’esproprio della sua casa: l’asta per la vendita è andata deserta ed è stata assegnata poi a un imprenditore cinese attraverso una successiva “apertura delle buste” con una procedura la cui regolarità viene contestata da Bramini.

L’imprenditore, che aveva ricevuto la solidarietà dei futuri vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio ai tempi dello sfratto, è stato chiamato intanto come collaboratore del governo e in particolare del ministro per lo Sviluppo economico Di Maio. A 71 anni Bramini infatti vuole ancora lottare, non solo per sé ma anche “perché non succeda ad altri quello che è successo a me”, come è riuscito a fare in concreto con il caso della Dusty srl, salvando 700 posti di lavoro.

Sta lavorando alla Legge Bramini, che aiuti tutti, “per evitare la svendita in asta a prezzi vili degli immobili, causa dell’ingiustificabile impoverimento dei debitori e dell’arricchimento degli speculatori e delle mafie” e per una revisione della legge fallimentare perché che il fallito non venga più “esautorato di ogni potere e tenuto all’oscuro di tutto”.

“La mia attività per le piccole e medie imprese continua, come prima e più di prima”, conclude Sergio Bramini, più combattivo che mai (clicca qui per l’appello con il senatore M5S Gianluigi Paragone per bloccare gli sfratti nei mesi freddi).

Ecco qui sotto i servizi e gli articoli principali che abbiamo dedicato al caso di Sergio Bramini.

 

 

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