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BARI – Rischiano 4 anni e 8 mesi di reclusione gli ex amministratori della società Ilcam, azienda barese un tempo attiva nel settore della lavorazione delle carni, fallita nel novembre 2013. È la condanna chiesta dalla Procura nel processo sul crac della società, contestato a Carmela Sisto (amministratore unico e legale rappresentante da luglio 2003 a ottobre 2006) e all’amministratore di fatto Francesco Ritella.

Al termine della requisitoria la Procura ha chiesto l’assoluzione per il terzo co-imputato, Filippo Ambruosi, all’epoca funzionario di una filiale della banca Monte dei Paschi di Siena. Nel processo è costituita parte civile la curatela fallimentare di Ilcam, che ha chiesto un risarcimento di 25 milioni di euro, corrispondente al valore del presunto crac, con 4 milioni di euro di provvisionale.

Secondo l’accusa i due ex amministratori avrebbero distratto dalle casse della società oltre 25 milioni di euro a partire dal 2003, attraverso prelievo di denaro contante e l’emissione di 1.572 assegni. Circa 15,5 milioni di euro di quei 25 sarebbero poi finiti alle società Court Estate srl e Kentron srl, anche quest’ultima riconducibile a Ritella. Il resto dei soldi distratti dalle casse della Ilcam, circa 9 milioni e mezzo di euro, sarebbe stata invece incassata da parenti e amici, tra i quali professionisti e imprenditori, accusati di riciclaggio per aver trasferito le somme illecitamente prelevate dalle casse della Ilcam mediante assegni bancari e circolari sui propri conti personali o su quelli di società compiacenti.

Il presunto reimpiego nel circuito finanziario di soldi che sarebbero stati distratti dalla società si è ormai prescritto anni fa e infatti per una decina di imputati il Tribunale aveva già dichiarato il non luogo a procedere per prescrizione dei reati, risalenti in alcuni casi a più di vent’anni fa. A 11 anni dalla presunta bancarotta fraudolenta, il processo è ormai alle battute finali nei confronti dei soli imputati accusati del crac. Si tornerà in aula il 18 giugno per le arringhe difensive prima della sentenza.

 

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