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Il Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza (Decreto Legislativo 12/01/2019 n. 14) ha introdotto novità importanti per quanto concerne la figura dell’Amministratore di Srl ed in particolare la responsabilità economica del medesimo in caso di insolvenza della società stessa.

Come è noto, nel nostro Ordinamento, le società si dividono in due categorie: quelle di persone e cioè le società semplici, quelle in nome collettivo e quelle in accomandita semplice, nonché quelle di capitali come le società in accomandata per azioni, le Srl e le Spa. Solo le seconde costituiscono persone giuridiche a tutti gli effetti in quanto dotate di un’autonomia patrimoniale perfetta nel senso che i creditori per debiti sociali possono rivolgersi solo sul patrimonio della società, ma non anche su quello personale dei soci.

Per le società di persone, di contro, tale autonomia perfetta non sussiste e pertanto tali società non costituiscono un centro di interesse autonomo separato e distinto dai soci. Con l’ovvia conseguenza che i soci rispondono delle obbligazioni sociali anche con il loro patrimonio personale.

Leggermente diverso è il caso della Società in Accomandita semplice in cui solo il socio accomandatorio risponde delle obbligazioni sociali con il proprio patrimonio, mentre il socio accomodante risponde esclusivamente con il proprio conferimento.
Deve inoltre aggiungersi che il socio accomodante risponde dei debiti societari con i beni personali, ma solo previa escussione del patrimonio sociale e sempre che la stessa non sia stata sufficiente a soddisfare il credito vantato.

A seguito dell’introduzione del sopra citato Decreto Legislativo, mentre nulla è cambiato per ciò che concerne la responsabilità patrimoniale dei soci che nella società non rispondono dei debiti societari con il loro patrimonio personale, è stata invece apportata una grossa novità per quanto attiene alla responsabilità economica degli Amministratori della Srl per le obbligazioni contratte dalla Società.

A tale riguardo va evidenziato che prima della suddetta riforma gli amministratori della Srl non rispondevano in proprio con il loro patrimonio personale dei debiti contratti dalla Società che essi amministravano.

A tale regola di principio è stata apportata una importante limitazione.

Le norme che devono essere prese in considerazione sono gli articoli 2476 e 2086 c.c.Invero l’art. 2476 c.c. nella nuova formulazione prevede che “..gli amministratori rispondono verso i creditori sociali per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione e dell’integrità del patrimonio sociale. L’azione può essere proposta dai creditori quando il patrimonio della società risulti insufficiente al soddisfacimento dei propri crediti..

Tale norma va coordinata con il disposto dell’articolo 2056 c.c. che a seguito della citata modifica legislativa stabilisce che “..l’imprenditore che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi d’impresa e della perdita della continuità aziendale..”

L’intento del Legislatore è quindi quello di porre in atto delle misure per mettere in grado chi amministra l’impresa di accorgersi prontamente dell’insorgenza di una situazione di crisi, sì che possano essere messe in campo idonee misure finalizzate a scongiurare la stessa, ciò con l’evidente intento sia della tutela dei creditori sia di garantire la sicurezza negli affari.

L’Amministratore che non segua la cautele sopra dette subisce le conseguenze negative dello stato di insolvenza societario e, pertanto, risponde con il proprio patrimonio dei debiti sociali che non possono essere soddisfatti attraverso l’escussione dell’attivo della società stessa.

Alla luce dei principi ora esposti, si ricava che per affermare l’esistenza di una responsabilità patrimoniale diretta ed in proprio dell’Amministratore di Srl per le obbligazioni contratte dalla Società è necessario il ricorrere di tre condizioni:
lo stato di insolvenza della società;
• l’insufficienza del patrimonio sociale a coprire le passività;
• l’assenza di una struttura adeguata a livello organizzativo e amministrativo che consenta di rilevare tempestivamente la crisi aziendale e fornisca la possibilità di adottare adeguate misure atte ad impedire la stessa.

In tal caso il creditore che non abbia potuto soddisfare le proprie pretese attraverso la liquidazione del patrimonio societario potrà aggredire anche quello dell’Amministratore.

Come detto questa è una novità di notevole rilievo rispetto al passato che ha una rilevata incidenza posto che la forma giuridica della Srl è quella più scelta in Italia da chi voglia avviare un’attività e spesso e volentieri l’Amministratore è anche socio della società e può quindi essere chiamato a rispondere con i propri beni delle passività societarie anche se del tutto erroneamente data la forma scelta per il contratto sociale, riteneva che il patrimonio personale non potesse essere aggredito dai creditori sociali.

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(*) A cura dell’Avv. Marzia Baldassarre, Studio Legale Baldassarre – Partner 24 ORE Avvocati

 

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