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L’Agenzia delle Entrate ha cancellato detrazioni relative a spese straordinarie condominiali su 730; l’amministratore ha modificato gli importi da portare in detrazione. In quali responsabilità civili/penali incorre?

Ove fosse dimostrata (attraverso, ad esempio, la certificazione rilasciata nei casi di detrazioni per ristrutturazioni di parti comuni) la responsabilità dell’amministratore nell’errore che ha originato il provvedimento dell’Agenzia dell’Entrate allora il lettore potrà rivalersi, ammesso che l’errore sussista davvero, nei confronti dell’amministratore che, tra l’altro, è tenuto ad eseguire gli adempimenti fiscali.

Esclusa ogni ipotesi di responsabilità penale (le sanzioni di tipo penale, infatti, scattano per le dichiarazioni infedeli a partire da una soglia evasa di euro 150.000), nel caso del lettore l’Agenzia delle Entrate potrà richiedere (e dovrebbe averlo già fatto nel provvedimento che gli è stato notificato) l’esatto importo delle imposte (importo corretto a seguito dell’errore nella quantificazione della detrazione spettante) e applicare una sanzione pecuniaria amministrativa.

Il sistema delle sanzioni amministrative tributarie [2] prevede espressamente anche l’ipotesi del concorso (doloso o colposo) nella commissione dell’illecito. Ciò vuol dire che nel momento in cui alla commissione della violazione concorrono più soggetti, questi sono tutti chiamati (o dovrebbero essere chiamati) a rispondere della violazione. Nel caso del lettore si può ipotizzare che oltre a lui (che, comunque, risponde dell’illecito amministrativo in quanto soggetto che ha beneficiato della erronea detrazione e come dichiarante in ogni caso tenuto al controllo dei dati riportati) siano astrattamente responsabili dell’illecito amministrativo sia l’amministratore condominiale, che avrebbe errato nel calcolo della detrazione, che il Caf che avrebbe asseverato la dichiarazione ma che, nello specifico, avrebbe semplicemente elaborato dati fornitigli da altri (cioè dall’amministratore). Ciò significa che l’Agenzia delle Entrate potrebbe notificare identico provvedimento (limitatamente alla parte relativa alle sanzioni) sia all’amministratore che al Caf, ma non è detto che ciò accada, mentre è possibile e probabile che sia il lettore l’unico a dover essere chiamato a corrispondere la sanzione oltre al dovuto quanto a imposte (sempre dando per scontato che l’errore sia effettivamente tale).

Se, quindi, come è possibile, il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate dovesse essere notificato solo a lui e il lettore, quindi, fosse costretto a pagare, entro i termini, l’importo indicato nel provvedimento anche per ciò che concerne le eventuali sanzioni comminate (ritenuto corretto l’operato dell’Agenzia delle Entrate e valutato come indiscutibile l’errore rilevato), egli avrebbe titolo a chiedere all’amministratore il rimborso della sanzione amministrativa irrogata.

Premesso che potrebbe essergli contestato dall’amministratore di essere in parte corresponsabile dell’errore (per omessa verifica dei dati), è consigliabile, ove la responsabilità dell’amministratore emergesse in modo lampante, di evidenziare fin da subito, e per iscritto, allo stesso amministratore quanto l’Agenzia delle Entrate abbia accertato, contestandogli l’errore commesso e avvertendolo che, ove non vi siano elementi per ritenere infondato quanto affermato dall’Agenzia delle Entrate, il lettore sarà costretto a pagare anche la sanzione eventualmente comminata del cui importo richiederà rimborso.

Articolo tratto da una consulenza dell’avv. Angelo Forte

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