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La Banca Patavina (ex Bcc di Sant’Elena e Piove di Sacco) starebbe valutando se adire le vie legali di fronte al pignoramento, risalente all’ottobre scorso, della propria sede di Sant’Elena. Una storia che ha avuto origine nelle aule di Tribunale, dove è sbarcata alcuni anni fa la controversia tra l’istituto bancario e due piccoli imprenditori monselicensi, Franco Goldin e Romeo Simonato. I due avevano ottenuto un mutuo di 460mila euro con i quali finanziare la realizzazione di un capannone in via Veneto, a Monselice. In passato avevano aperto nella stessa banca un conto corrente affidato, nel quale, secondo l’istituto, si era nel frattempo verificata una situazione di scoperto per circa 22mila euro. Paradossalmente, il contestato scoperto sul conto corrente ha reso impossibile agli imprenditori continuare a pagare le rate del mutuo. Proprio a quel conto corrente, però, era stata applicata la commissione di massimo scoperto: l’avvocato dei due imprenditori, il legale veronese Alberto Zanuso, è riuscito a dimostrare che la banca aveva chiesto circa 105mila euro in più del dovuto, ad esempio applicando interessi sugli interessi, e che si trattava di un palese caso di anatocismo bancario e usura.
GIUDICE
Il giudice ha riconosciuto ai due imprenditori il credito di 105mila euro, ceduto ai cinque ex dipendenti della tappezzeria e al commercialista. E ha ordinato il pignoramento della sede di Sant’Elena della banca, in cui però continua la normale attività quotidiana. «La vicenda risale a più di qualche anno fa nella ex Banca Sant’Elena e riguarda un contenzioso avviato nei confronti di un’azienda cliente per un’insolvenza su affidamenti per oltre 400mila euro, a fronte della quale la banca si trova a rispondere della contestazione di pratica di usura e anatocismo per complessivi 105mila euro, con azioni di pressione esercitati in vari modi. spiega in una nota la Banca Patavina – Sull’altro fronte sta con fatica tentando le diverse azioni per il recupero del suo più consistente credito. Per un semplice cavillo burocratico il Tribunale infatti non ha permesso di compensare le due opposte esposizioni». Conclude la nota: «I soldi che la banca reclama nei confronti dei suoi debitori sono gli stessi soldi che le sono stati affidati da migliaia di risparmiatori (spesso privati e famiglie) e che ha l’obbligo di custodire e amministrare con la massima perizia e diligenza; è quindi pertanto dovuto e legittimo reclamarne la puntuale e completa restituzione, utilizzando se del caso gli strumenti messi a disposizione dalla Legge».
Camilla Bovo
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