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Negli ultimi 5 anni, con l’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce (Banca centrale europea), chi ha optato per un mutuo a tasso variabile ha visto aumentare del 45% l’importo della propria rata, del 25% l’esposizione residua. È inoltre cresciuta di oltre 15 punti percentuali la tensione finanziaria per le fasce medio-alte. Si mantiene tuttavia invariato il tasso di insolvenza. A fare il punto sull’impatto dell’incremento dei tassi è Crif, che ha preso in esame il patrimonio informativo del sistema di informazioni creditizie Eurisc.

Secondo l’analisi l’effetto più tangibile è stato sulla rata media dei mutui, aumentata mediamente del 36% rispetto ai minimi di metà 2022, con un picco del 49% per i mutui erogati negli ultimi 5 anni.

Tale aumento inevitabilmente ha inciso anche sull’esposizione finanziaria di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile. Difatti, la principale evidenza emersa dall’analisi Crif è l’aumento dell’esposizione finanziaria dei mutuatari, nonostante le 24 rate pagate nel periodo fra gennaio 2022 e dicembre 2023. L’analisi registra che il trend di crescita dei tassi ha significato un incremento del 25% sul livello complessivo di indebitamento di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile negli ultimi 5 anni.

Peggiora il rapporto rata reddito

In parallelo, l’aumento delle rate mensili ha prodotto un peggioramento significativo del rapporto rata-reddito, in media di 8 punti percentuali dai minimi di metà 2022. Inoltre, per i mutui erogati negli ultimi 5 anni tale peggioramento ha raggiunto i 10 punti percentuali.

Resta stabile il tasso di insolvenza

Nonostante l’aumento dei tassi di interesse, i soggetti con mutui a tasso variabile non hanno mostrato un incremento nel tasso di insolvenza. L’analisi dell’indice di tensione finanziaria, costruito da Crif per identificare casi di eccessivo indebitamento e prevenire situazioni di dissesto, mostra invece un peggioramento. In questo caso, i soggetti con mutui a tasso variabile mostrano un aumento della tensione finanziaria, con uno spostamento di oltre 15 punti percentuali dalle classi di livello basso e medio-basso a quelle di livello medio-alto e alto.

Le dinamiche di crescita dei tassi di interesse hanno portato nell’ultimo biennio a un significativo impatto sui mutuatari a tasso variabile. L’analisi fornisce un quadro dettagliato di questa situazione, rilevando soprattutto come sia variata l’esposizione finanziaria dei sottoscrittori di mutui erogati negli ultimi 5 anni commenta Simone Capecchi, executive director di Crif . Tuttavia, nonostante questi impatti, i dati evidenziano che non c’è stato un incremento significativo nel tasso di insolvenza sebbene si sia osservato un aumento della tensione finanziaria. Le prospettive di un possibile abbassamento dei tassi a giugno 2024 fanno sperare per un sollievo ai mutuatari, riducendo la pressione e contribuendo a stabilizzare la situazione finanziaria. In ogni caso, è fondamentale, nell’attuale contesto macroeconomico e geopolitico di incertezza, rimanere vigili per affrontare le sfide che lo scenario potrebbe presentare”.

 

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