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Un gruppo più snello a livello operativo «per essere più vicino ai territori». Ma anche più efficiente, per far fronte alle sfide di un comparto, quello bancario, in profonda trasformazione. E che si dice «pronto a cogliere le occasioni di crescita, qualora si presentassero». Mediocredito Centrale, sotto la guida dell’a.d. e d.g. Francesco Minotti, vara un importante riassetto organizzativo interno che coinvolge a cascata le due banche controllate, ovvero l’ex Banca Popolare di Bari (ora BdM Banca) e Cassa di Risparmio di Orvieto.

La riorganizzazione

La decisione, deliberata a luglio ma entrata in funzione ieri, prevede di fatto una razionalizzazione che punta ad “accentrare” nella capogruppo alcune delle principali funzioni aziendali di entrambe le banche, liberando così risorse in prospettiva. La riorganizzazione passa in particolare dall’assorbimento da parte di Mcc delle funzioni di controllo e di staff dei due gruppi bancari e il potenziamento a valle, presso le controllate, dei presidi commerciali sul territorio e della relazione con gli stakeholders.

In capo alla capogruppo saranno ora spostate funzioni centralizzate dei due gruppi quali la revisione interna, il controllo dei rischi, l’amministrazione di bilancio, la finanza, la pianificazione e controllo, il governo societario, oltre agli acquisti, la business continuity, la gestione delle facility, l’organizzazione, il Project management office e le relazioni industriali. Un’unica testa insomma per due banche. «Le due legal entity di BdM Banca e Cassa di Risparmio di Orvieto continueranno ad esistere e a lavorare in autonomia – spiega Minotti al Sole 24Ore nella sua prima intervista dalla nomina al vertice di Mcc – ma questo passaggio è fondamentale per garantire una maggiore efficienza e una focalizzazione sulle attività commerciali e sul supporto al territorio».

BdM Banca vedrà un potenziamento del suo ruolo di banca commerciale. In agenda c’è la creazione di un’unità Small Business retail, l’istituzione di un’unità Supporti imprese e corporate e la creazione di due nuovi Centri Imprese a Roma e Milano per rafforzare la penetrazione commerciale in queste aree. In questo modo Mcc «riesce a consolidare le sinergie tra le strutture organizzative della capogruppo e delle controllate e a migliorare l’efficienza del gruppo ottimizzando l’uso delle economie di scala e delle competenze». Le persone dedicate alle funzioni coinvolte nell’operazione – circa 180 tra Bdm e Orvieto – entreranno nella capogruppo sotto il profilo giuridico ma rimarranno ad operare sui loro territori.

Verso il piano industriale

Per Mcc quello in atto è un passaggio importante. Anche perché è propedeutico alla messa a terra del nuovo piano industriale che verrà presentato tra febbraio e marzo. Il piano attuale 2022-2025 è infatti in via di revisione, complice il mutato contesto macro-economico, il forte rialzo dei tassi e l’insediamento al vertice di Minotti, avvenuto a fine aprile. Al centro della nuova strategia dell’istituto bancario partecipato al 100% da Invitalia, agenzia governativa a sua volta controllata dal Mef, ci sarà «l’attenzione al Mezzogiorno e alle Pmi, tradizionali punti d’attenzione» dell’istituto, «con un particolare focus ai temi Esg», spiega Minotti. Per il banchiere ex Bpm l’ambizione della nuova Mcc «sarà di trovare la sintesi tra la banca commerciale tradizionale che opera sui territori e la matrice di controllo pubblico». Per fare ciò, saranno messe a punto «misure e strumenti ad hoc per favorire le imprese, a partire dall’esperienza di Mcc quale gestore del fondo centrale garanzia».

 

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