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L’anteriorità del titolo o dell’acquisto del credito rispetto al momento del sequestro, di cui all’art. 52, comma 1, D.Lgs. n. 159 del 2011, indica la necessità che sia accertato che il relativo diritto sia sorto, in ragione di un atto o un negozio lecito, quanto di un fatto illecito, prima dell’applicazione della misura cautelare del sequestro di prevenzione, indipendentemente dal fatto che quel diritto sia divenuto certo, liquido ed esigibile in un momento successivo.

Questo è quanto emerge dalla sentenza 30 marzo 2023, n. 13474 (testo in calcedella Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione.

Il caso vedeva una associazione antiracket e antiusura vedersi rigettare l’opposizione avverso un decreto con il quale il Giudice delegato aveva disatteso la richiesta della medesima associazione di ammissione del credito allo stato passivo adottato nell’ambito del procedimento di prevenzione a carico di un imputato destinatario dell’applicazione della misura patrimoniale della confisca di prevenzione.

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Secondo il Tribunale, il diritto di credito vantato dall’associazione derivante da una condanna al risarcimento dei danni e al pagamento delle connesse spese processuali pronunciata nei confronti dell’imputato in un processo penale per usura e estorsione nel quale l’associazione si era costituita come parte civile, doveva ritenersi certo e liquido solo alla data del 7 aprile 2021, dove detta sentenza era passata in giudicato, dunque in epoca posteriore a quella del 20 novembre 2017, in cui era stato disposto nei confronti dell’imputato il sequestro finalizzato alla confisca di prevenzione.

I giudici di merito ritenevano che la disposizione di cui all’art. 52, comma 1, D.Lgs. 159/2011 andasse letta nel senso che laddove il diritto di credito derivi da un fatto illecito, come dalla commissione di un reato, il soggetto danneggiato possa chiedere al giudice delegato del procedimento di prevenzione di essere ammesso allo stato passivo, per vedere soddisfatto il suo diritto con il provento della liquidazione dei beni confiscati, solo se il relativo credito sia divenuto certo e liquido, in quanto riconosciuto da una pronuncia giudiziaria di condanna divenuta definitiva prima che, nel procedimento di prevenzione, sia stato disposto il sequestro finalizzato a quella confisca.

Detta interpretazione non convince la Suprema Corte: secondo gli ermellini, infatti, l’art. 52, comma 1, del D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159, non richiede affatto che i diritti di credito dei terzi possano essere tutelati nel procedimento di prevenzione promosso nei confronti del debitore, solo se essi siano divenuti “liquidi” e “certi” in epoca anteriore alla data di adozione del provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca di prevenzione, ma che detti diritti debbano semplicemente risultare da atti aventi data certa anteriore al sequestro.

Non bisogna confondere i requisiti di “certezza” e “liquidità” del diritto, intesi come non controvertibilità della sua esistenza o del suo contenuto, cui fa riferimento l’art. 474 c.p.c., per indicare le caratteristiche che deve possedere un diritto affinché il relativo titolo possa dare luogo ad una esecuzione forzata, con il requisito della “certezza probatoria” di cui alla normativa citata, che è collegato unicamente alla collocazione cronologica dell’atto da cui deve risultare l’esistenza di quel diritto.

Nel caso di atto lecito, il problema è quello dell’efficacia probatoria della relativa documentazione comprovante l’atto costitutivo o traslativo del diritto, rispetto al quale valgono le regole dettate dalla disciplina civilistica; nell’ipotesi di atto illecito, l’insorgenza del diritto al risarcimento del danno o alla restituzione è riferibile al momento della commissione dell’illecito, rispetto al quale la successiva sentenza di condanna, anche se non ancora definitiva, svolge una mera funzione di accertamento, con estensione degli effetti anche ai crediti accessori quali quelli connessi alla rifusione delle spese processuali, senza che, per quanto di interesse, rilevi il momento in cui la sentenza diventa definitiva ed acquisisce la veste di titolo esecutivo.

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