Prestiti personali immediati

Mutui e prestiti aziendali

Utilizza la funzionalità di ricerca interna #finsubito.

Agevolazioni - Finanziamenti - Ricerca immobili

Puoi trovare una risposta alle tue domande.

 

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
#finsubito news video
#finsubitoagevolazioni
Agevolazioni
Post dalla rete
Vendita Immobili
Zes agevolazioni
   



Mai nome giornalistico fu più azzeccato: Superbonus lo è stato di fatto. “Super” soprattutto per gli effetti dirompenti avuti sui conti dello Stato: dalla stima iniziale di circa 35 miliardi si è passati a una valanga di 122, di cui è anche difficile prevedere gli effetti finali. Una sintesi efficace di questo scossone contabile l’ha fatta tempo fa Enrico Zanetti, uno dei massimi esperti della materia, oggi consigliere del ministro Giorgetti: «Il Superbonus è stato come una medicina: due aspirine ti rimettono al mondo, un flacone intero ti manda al Creatore».

Per il 110%, d’altronde, il vizio era nelle fondamenta. Già la cifra in sé, persino superiore al costo effettivo delle opere per una logica sfuggita ai più dotati di buon senso, era assurda. Il maxi-sgravio nasce 4 anni fa in piena pandemia, nel maggio 2020, col fine (di per sé anche nobile) di ridare slancio al settore dell’edilizia, paralizzato all’improvviso dal Covid. A Palazzo Chigi c’è Giuseppe Conte a capo del governo giallorosso (M5s-Pd), al Tesoro ad avallare tutto c’è Roberto Gualtieri, oggi sindaco di Roma, e per tutti “padre” della misura viene riconosciuto il sottosegretario Riccardo Fraccaro, all’epoca astro (prontamente declinato) grillino. Di quel peccato originale, tuttavia, Gualtieri stesso ha rifiutato tutte le colpe: «Se si fosse chiuso al 31 dicembre 2021, come previsto nella norma originaria, saremmo stati anche sotto lo stanziamento iniziale. Poi sono arrivate le proroghe, volute da tutti, anche da chi oggi sta al governo (Lega e Fi, ndr)», ha detto in un’intervista a Repubblica.

Tutto nasce da un decreto pomposamente chiamato “Rilancio”. È una novità assoluta per rifarsi casa senza spendere un euro (così la presentò Conte stesso), nel già variegato mondo dei bonus edilizi. Ma in quel primo atto si annida il germe del bubbone che scoppierà dopo: è buttato là, all’art. 121 in cui, in aggiunta alla nuova mega-detrazione, si aprono le porte come alternative agli strumenti innovativi dello sconto in fattura (anticipa tutto l’azienda che fa i lavori) e, soprattutto, della cessione di questi crediti d’imposta. È l’apertura di un vaso di Pandora, pieno di veleni: i crediti si possono cedere all’infinito, creando così una sorta di “moneta fiscale” parallela, e si applicano a tutti i bonus. In particolare a quello per le facciate e agli ecobonus, che si possono fare anche senza asseverazioni, i requisiti tecnici più stringenti. È da lì che arriveranno i guai maggiori. Il Pd rinuncia alla sua fama di severo custode dei conti e, per mantenere l’alleanza di governo, dice sì a tutte le richieste M5s. Il Parlamento, ingolosito, chiede sempre di più, estensioni sia delle platee interessate dal 110% sia del tempo necessario per usufruirne. Alla fine del 2021, con la manovra, ecco arrivare l’altro punto “scassa-conti”: la proroga del Superbonus, dapprima a giugno 2022, poi a fine ‘23..

I cantieri partono, la spinta positiva al settore edilizio e all’economia in genere c’è, in effetti. Accanto a essa, parte però anche un’espansione fuori controllo. Come prevedibile, spinti dal pretesto che “tanto paga lo Stato!” i costi degli interventi lievitano. Arrivano i primi dati sulle frodi e cominciano pure a scarseggiare le materie prime. A febbraio 2021, intanto, è cambiato il governo ed è arrivato Mario Draghi. È, in fondo, la pagina assieme più sublime e indicativa di tutta la storia. Dall’ex presidente Bce e dal suo ministro Franco (pure lui ex Bankitalia) ci si aspetterebbe il massimo rigore, ma davanti alle pretese dei partiti riuniti dal suo governo di unità (solo Fdi non ne fa parte) pure loro devono alzare bandiera bianca: fanno un tentativo per mettere un tetto di reddito al 110%, ma l’ipotesi salta. Draghi indica con nettezza il problema: «Sta nei meccanismi di cessione senza discrimine. Sono loro i colpevoli di questa situazione per cui migliaia d’imprese sono bloccate in attesa dei crediti», dice in Parlamento a giugno del 2022, dopo aver messo in campo il principale decreto (con dei limiti a partire dalla seconda cessione) fra i 15 interventi correttivi del meccanismo che saranno adottati dal suo esecutivo. Nessuno risolutivo, però, anche perché ormai i buoi sono già scappati dalle stalle

Cambia un altro governo. Arriva Meloni e la situazione si fa sempre più ingarbugliata. I soli crediti impantanati arrivano attorno all’astronomica cifra di 20 miliardi. Il centrodestra decide di bloccarli a febbraio 2023 ma, a sentire alcuni, proprio il blocco accresce i problemi, anziché facilitarli. E poi pure qui arrivano in Parlamento deroghe consistenti. E si litiga pure sul dare e avere: Conte e i 5s sostengono che il 70% dei costi della misura rientra con l’Iva e il gettito fiscale generato in aggiunta dalla maggiore attività edilizia. L’ex premier lo sbandiera in tv, con tan to di cartelli basati su dati Censis e Nomisma. È però un calcolo senza prove, confutato da chi dice invece che si confonde l’aumento del valore aggiuinto (quello che conta ai fini fiscali) con quello della produzione. Una storia molto italiana, insomma. Con tante verità, poche certezze e una domanda di fondo che resta, senza risposta: ma perché il 110% e non un “banale” 80-90% per cento che avrebbe creato molti meno problemi?

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Informativa sui diritti di autore

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?

Clicca qui

 

 

 

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui

La rete #dessonews è un aggregatore di news e replica gli articoli senza fini di lucro ma con finalità di critica, discussione od insegnamento,

come previsto dall’art. 70 legge sul diritto d’autore e art. 41 della costituzione Italiana. Al termine di ciascun articolo è indicata la provenienza dell’articolo.

Il presente sito contiene link ad altri siti Internet, che non sono sotto il controllo di #adessonews; la pubblicazione dei suddetti link sul presente sito non comporta l’approvazione o l’avallo da parte di #adessonews dei relativi siti e dei loro contenuti; né implica alcuna forma di garanzia da parte di quest’ultima.

L’utente, quindi, riconosce che #adessonews non è responsabile, a titolo meramente esemplificativo, della veridicità, correttezza, completezza, del rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e/o industriale, della legalità e/o di alcun altro aspetto dei suddetti siti Internet, né risponde della loro eventuale contrarietà all’ordine pubblico, al buon costume e/o comunque alla morale. #adessonews, pertanto, non si assume alcuna responsabilità per i link ad altri siti Internet e/o per i contenuti presenti sul sito e/o nei suddetti siti.

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui