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Stretta sul fumo in Francia. I pacchetti di sigarette diventano sempre più cari e «vietato fumare» all’aperto viene esteso a tutte le spiagge, ai giardini pubblici e ai boschi, oltre ai dintorni di luoghi pubblici, in particolare le scuole. «Il divieto di fumo sarà ormai la norma» ha annunciato lapidario il ministro della Salute, Aurélien Rousseau, presentando il nuovo programma nazionale di lotta al tabagismo.

«Gli spazi vietati al fumo, che sono già oltre 7.200 in oltre 73 dipartimenti, sono il risultato di un movimento impresso localmente dai comuni. Ora fissiamo il principio che diventa la regola» ha affermato il ministro. Verrà seguito il consiglio dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui aumentare il prezzo dei pacchetti è il metodo più efficace per disincentivare il vizio del fumo. E così nel 2026 arriverà le sigarette arriveranno a 13 euro, con una prima tappa a 12 euro nel 2025.

Le cose vanno diversamente dall’altra parte del mondo. La Nuova Zelanda fa marcia indietro. A sorpresa. Il nuovo governo ha eliminato il divieto di fumo per le nuove generazioni, un’ambiziosa legge che avrebbe proibito progressivamente la vendita di tabacco a partire dal 2027. Con la revoca del bando, il governo vuole finanziare i tagli alle tasse. La legge, che era stata voluta dal precedente governo, quello guidato da Jacinda Ardern, era una novità assoluta a livello mondiale: a partire dal luglio del prossimo anno avrebbe vietato la vendita di sigarette a chiunque sia nato dopo il gennaio 2009. La legge avrebbe anche limitato la quantità di nicotina nelle sigarette, aumentandone il prezzo, e ridotto il numero di tabaccherie nel Paese, da 6mila a 600. Obiettivo allontanare dalle sigarette le giovani generazioni. Non se ne farà nulla, invece. Il governo ha fatto l’annuncio sabato ancor prima che il nuovo premier, Christopher Luxon, giurasse. Il ministro delle Finanze, Nicola Willis, ha detto che le nuove entrate ripianeranno i tagli alle tasse.

Le associazioni sanitarie hanno criticato pesantemente la decisione. «Le nostre comunità si sono pronunciate in modo inequivocabile contro il controllo che le aziende produttrici di tabacco hanno sul loro benessere e sul futuro dei loro whnau (famiglia, in Mori). Questa azione ignora queste voci della comunità pur di raccogliere entrate per pagare i tagli fiscali per i più ricchi di Aotearoa (Nuova Zelanda)» ha denunciato l’associazione sanitaria maori Hpai Te Hauora. Il gruppo descrive il piano come «un colpo senza riserve alla salute e al benessere di tutti i neozelandesi» sottolineando che la popolazione indigena è quella con il più alto tasso di fumo e malattie associate. Secondo i dati ufficiali, il fumo è la principale causa di morti che si possono evitare in Nuova Zelanda.

I modelli statistici avevano previsto che la legge antifumo avrebbe salvato fino a 5mila vite all’anno. Il governo laburista, che ha perso le elezioni di ottobre, era riuscito ad approvare la legge lo scorso anno, nonostante l’opposizione del Partito Nazionale e della formazione liberista, Act.

 

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