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Foto di Severino Marcato

ALBA Forse era troppo bello per essere vero. Stiamo parlando del Superbonus 110% e della situazione che si è venuta a creare in tutta Italia con il decreto che ha abolito la misura dal 2024, ribassando a quota 70 per cento l’ammontare del credito d’imposta generato dai lavori di efficientamento energetico messi in atto presso le abitazioni private.

In un contesto ovunque difficile, ad Alba le cose sono state complicate dalla grave crisi nella quale è incappata Egea, il general contractor che ha raccolto molte delle richieste d’intervento e provveduto al subappalto dei lavori. Ed è proprio in città che si vedono ancora molti cantieri bloccati.

Per fare il punto della situazione, va detto che la multiutility albese ha in corso una procedura di composizione negoziata della crisi in cui Iren Spa è stata scelta come preferred bidder nella vendita di asset e partecipazioni da parte del gruppo. Gazzetta d’Alba ha chiesto all’avvocato Lorenzo Paglieri di Alba di spiegare la contingenza sotto le torri.

Paglieri, che cosa sta succedendo ai cantieri del 110 per cento Egea?

«In realtà, la situazione di difficoltà della multiutility ha preso le mosse nel 2021, anno in cui si registrò un forte aumento dei costi delle materie prime, a cominciare dal gas, a fronte dei contratti bloccati, che non consentirono a Egea di adeguare tariffe e bollette. La contromossa, per contenere la crisi di liquidità, fu di rimandare i pagamenti delle accise e dell’Iva. Se il bilancio Egea venne definito, nel corso dell’assemblea dei soci, “il migliore di sempre”, i fatti hanno dimostrato il contrario. Occorre inoltre ricordare che quando si parla del gruppo albese occorre pensare a una holding a cui fanno capo una quarantina di società che si occupano di diversi settori. Tra questi c’è la gestione dei contratti e dei lavori del Superbonus, affidati a Egea Pt (Prodotti e teleriscaldamento)».

Che cosa collega il recente passato alla situazione attuale dell’impresa?

«Una sorta di tempesta perfetta. Egea commerciale ha pagato duramente gli aumenti delle materie prime, la pandemia, la guerra in Europa e la diminuzione della capacità di spesa da parte dei clienti. Questo ha generato un’importante crisi di cassa. Peraltro, Egea Pt ha lavorato e inserito nel proprio cassetto fiscale presso l’Agenzia delle entrate crediti d’imposta in ottima quantità. Non si tratta però di denaro contante e non è stato possibile cedere o vendere (in modo congruo) questa liquidità potenziale. La somma di queste situazioni ha determinato l’impossibilità di proseguire i pagamenti dei fornitori e delle aziende in subappalto. Il passo inevitabile è stato il blocco dei cantieri del Superbonus. Non di tutti, ma solo ad Alba una quindicina non sono stati completati».

Qual è lo scenario più attendibile a questo punto?

«C’è un accordo che prevede che Egea paghi il 25 per cento (secondo l’indirizzo della composizione negoziata) delle operazioni iniziate entro il primo luglio 2023. E che paghi in toto i cantieri aperti successivamente a quella data. A questo punto però sorgono due problemi: quante aziende e fornitori sopporteranno una perdita del 75 per cento? Inoltre, con il nuovo decreto governativo, il bonus vale solo il 70 per cento. Chi pagherà la parte restante? Forse i condomini? Peraltro, potrebbe essere che Egea Pt riesca a monetizzare i crediti d’imposta in modo da travasare forze fresche nelle casse di Egea Spa».

Beppe Malò

Il decreto è stato modificato 36 volte e ora arriva Case green Ue

Egea ha troppi cantieri Superbonus da finire 1Sul tema del Superbonus Egea abbiamo interpellato anche i professionisti dello studio Barbaro di Alba.

Che cosa si può dire sul Superbonus?

«Crediamo che la situazione non sia affatto chiara. Il 31 dicembre 2023 siamo passati dal 110 al 70 per cento della cessione del credito del Superbonus. Il 26 marzo scorso, poi, è stata del tutto abolita la possibilità di cessione. Per contro e contestualmente, l’Ue ha varato la misura Case green, che consentirà l’applicazione di un bonus per l’efficientamento energetico almeno sino al 2026».

Quanti cantieri sono iniziati ad Alba?

«Molti, almeno una settantina. Il 40 per cento di questi, partiti nel 2021, sono stati completati. I problemi sono iniziati l’anno successivo. Nel frattempo, infatti, il decreto Superbonus è stato modificato per 36 volte, si è palesata la crisi Egea, i pagamenti si sono ridotti a poche gocce e, ovviamente, i lavori sono stati abbandonati. In questo momento ci sono strutture da ultimare, ma senza ponteggi, mentre altre sono ferme, magari con protezioni montate da oltre un anno. In alcuni casi è stato possibile chiudere alcuni interventi, dove era stato raggiunto l’obiettivo del guadagno di due classi energetiche, pur in carenza di alcuni particolari e dando acconti ai fornitori».

Che cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi?

«Si parla della possibilità, sempre nell’ambito del 25 per cento di mediazione, che Egea possa portare a compimento quei cantieri che hanno esaurito almeno il 60 per cento dei lavori. Dovrà chiarirsi anche il quadro delle imprese e dei fornitori. Per qualcuno potrebbe essere una batosta non rimediabile: c’è chi ha rifiutato il saldo a stralcio, altri hanno fatto buon viso a cattivo gioco. Comunque, la situazione è molto difficile. Oltre a ciò resta il fatto che il 4 aprile scorso era la data limite per chiudere tutti i cantieri. Il problema, anzi il punto debole di tutta la vicenda e non solo per Egea, è che, citando Mario Draghi, il Superbonus è nato senza prevedere possibilità di contrattazione: in questo modo è stato facile praticare i prezzi più alti del mercato sui materiali e le forniture. Insieme con la pandemia e le crisi internazionali abbiamo calcolato che i costi per i cantieri sono aumentati del 70 per cento in due anni».

Abbiamo contattato anche Egea che, per mezzo del suo ufficio stampa, non ha inteso commentare o rilasciare dichiarazioni.  

b.m.

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