Il boom del Superbonus, l’agevolazione fiscale che ha previsto una detrazione del 110% per interventi di efficientamento energetico e antisismico, ha avuto un impatto significativo sul settore edile, in particolare nel Lazio.
Tuttavia, questa crescita improvvisa ha generato anche una bolla speculativa, con la nascita di numerose aziende che poi sono rapidamente cessate con l’esaurimento dei fondi.
I dati:
- Tra il 1° aprile 2022 e il 30 settembre 2023, nel Lazio, 1171 aziende edili e di settori collegati nate dopo il 30 settembre 2020 (quindi all’epoca del boom del Superbonus) hanno cessato l’attività.
- Di queste, 802 si trovavano a Roma, il 68% del totale regionale.
- Le altre province più colpite sono state Latina (127), Viterbo (117), Frosinone (75) e Rieti (50).
- A fine 2022, il numero di cessazioni di imprese edili a Roma ha raggiunto il picco di 210.
Le conseguenze:
La rapida scomparsa di queste aziende ha generato preoccupazione per la stabilità del settore edile e per l’impatto sui posti di lavoro.
Si stima che il Superbonus abbia avuto un costo per lo Stato di 170 miliardi nel periodo 2021-2023, circa il 3% del PIL annuo.
Secondo Bankitalia, i benefici per l’economia in termini di valore aggiunto sono stati inferiori ai costi sostenuti per le agevolazioni.
Inoltre, la misura ha creato ulteriore debito pubblico per le generazioni future.
Il futuro:
È difficile ipotizzare che il settore edile possa replicare i numeri eccezionali del periodo del Superbonus.
È necessario un monitoraggio attento dell’evoluzione del mercato per evitare nuove bolle speculative.
Le politiche pubbliche devono concentrarsi su misure strutturali per la riqualificazione energetica degli edifici e la sismica, evitando interventi eccezionali e costosi come il Superbonus.
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