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Con la riforma fiscale pignoramenti più facili grazie a un maggior coordinamento tra banche e Agenzia delle Entrate.

Con la riforma fiscale pignoramenti più facili e una estensione dell’efficacia della cartella esattoriale. (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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Insomma, se da un lato il governo intende creare le condizioni per un rapporto meno conflittuale tra il fisco e il cittadino, dall’altro si incrementa la potenza di fuoco dell’Agenzia delle Entrate nei confronti dei contribuenti morosi, velocizzando le procedure di riscossione e automatizzando il pignoramento del conto corrente bancario.

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Potrebbe sembrare una contraddizione (l’esecutivo ha anche introdotto la depenalizzazione per gli evasori di necessità) e probabilmente lo è. Ma è quello che viene fuori dalla lettura della bozza della legge di delega fiscale che è stata approvata in Consiglio dei Ministri e che entro il prossimo anno dovrebbe imporre una “rivoluzione fiscale” nel nostro Paese.

Una rivoluzione che, come vedremo, non risparmia neppure gli strumenti a disposizione dell’Agenzia delle Entrate rispetto alla riscossione.

Su questo argomento potrebbe interessarti conoscere in breve e con esempi tutte le novità inserite nella riforma fiscale 2023; abbiamo anche cercato di capire come cambiano le tasse con questa riforma; e infine ci siamo soffermati su un altro aspetto: i tagli alle deduzioni e detrazioni.

Con la riforma fiscale pignoramenti più facili: com’è oggi

Oggi, con il vecchio sistema, l’Agenzia delle Entrate può attivare il pignoramento presso terzi (quindi anche le banche) senza avere la necessità di aspettare l’autorizzazione del giudice dell’esecuzione (articolo 72 bis, del Dpr 603 del 1973).

In pratica, rispetto a tutti gli altri creditori, che dovranno avviare una procedura in tribunale per imporre il pignoramento, l’ente della riscossione può evitare il passaggio davanti ai magistrati a procedere con una certa facilità al pignoramento di un conto corrente bancario, dello stipendio o di qualsiasi altra entrata.

A rallentare questa procedura è l’aggiornamento dei dati da parte degli istituti di credito: avviene solo una volta l’anno. Il che significa che l’Agenzia delle Entrate non può avere dei dati recenti per verificare la consistenza economica di un debitore.

Un dato aggiornato annualmente è spesso un dato fasullo: l’ente della Riscossione potrebbe non avere notizia di un conto corrente che a gennaio aveva una certa solidità e che magari a marzo, aprile, è stato svuotato dal contribuente (forse anche in previsione dell’avvio della procedura di pignoramento da parte dell’Agenzia).

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Con la riforma fiscale pignoramenti più facili: come sarà

L’aggiornamento annuale rappresenta dunque un ostacolo per l’Agenzia delle Entrate, nonostante la possibilità di procedere senza la decisione di un giudice.

E allora, come risolvere questo intralcio?

Nella legge delega fiscale il governo ha introdotto la “razionalizzazione e automazione” del pignoramento dei conti correnti bancari.

In pratica il rapporto e la cooperazione tra l’Agenzia e la banca è stata semplificata con la dichiarazione stragiudiziale del terzo, l’istituto di credito.

Che significa? Molto semplice: in questo modo e tramite un sistema informatico, il Fisco saprà in tempo reale quali sono i dati necessari per procedere al pignoramento.

Per essere più espliciti: saprà in ogni momento quanti soldi avete depositato sul conto.

Con la riforma fiscale pignoramenti più facili: efficacia

L’efficacia del titolo esecutivo è oggi di un anno. Significa che quando si va oltre quel limite l’ente riscossore ha l’obbligo di inviare una nuova intimazione di pagamento prima di poter passare alla fase dell’esecuzione.

Ebbene la legge delega fiscale proposta dal governo intende prolungare la durata dell’efficacia del titolo esecutivo, in questo modo verrebbe velocizzato il recupero forzoso.

Non ci sarà bisogno di inviare una nuova notifica.

Con la riforma fiscale pignoramenti più facili: cosa accade

Se queste due disposizioni previste nella bozza della legge delega dovessero restare immutate, l’ente della Riscossione avrebbe la possibilità di semplificare e accelerare le procedure per la riscossione dei debiti dei contribuenti.

Ma non solo. Un rapporto più diretto, stretto e collaborante con gli istituti di credito consentirebbe all’Agenzia delle Entrate una possibilità di controllo ulteriore sulla solvibilità dei contribuenti morosi.

Sulla riforma fiscale il dibattito è comunque aperto. Non si esclude che nel corso dell’iter parlamentare si introducano delle modifiche. Difficile però che il governo decida di intervenire su questo aspetto che facilita la riscossione e il pignoramento dei conti correnti. La legge, secondo i critici, è piuttosto debole sul fronte dell’evasione fiscale: difficile quindi che si decida di stralciare una delle poche misure che sembrano facilitare il recupero dei crediti.

Del resto, uno degli obiettivi della riforma è anche quello di evitare che si accumulino di nuovo crediti non riscossi dai contribuenti per oltre mille miliardi (come invece è accaduto negli ultimi venti anni).

Con la riforma fiscale pignoramenti più facili
Con la riforma fiscale pignoramenti più facili

Con la riforma fiscale pignoramenti più facili: tre aliquote

Come sapete uno dei punti cardine della riforma fiscale è la riduzione delle aliquote da 4 a 3, ma si punta nei 5 anni ad arrivare all’aliquota unica, la flat tax, o tassa piatta. Non sarà un percorso semplice e sarà necessario verificare quanto questa scelta andrà a incidere sulle entrate dello Stato.

Le tre aliquote previste nella legge delega sono:

  • redditi fino a 28.000 euro: 23 per cento;
  • redditi da 28.000 a 50.000 euro: 35 per cento;
  • redditi oltre 50.000 euro: 43 per cento.

L’aspetto cruciale sarà anche un altro: per rientrare nei costi il governo dovrà sfoltire in modo consistente le detrazioni e le deduzioni fiscali. Una operazione che è più semplice a dirsi che a farsi.

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