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Sale a 1000 euro il tetto per l’impignorabilità delle pensioni fino al quinto dell’assegno. È una novità della legge di conversione del Decreto Aiuti bis.

Sale a mille euro la soglia fino alla quale non è possibile il pignoramento delle pensioni, o per meglio dire, di una pensione. Si tratta uno “scudo” che fa salire il limite dell’impignorabilità di ben 300 euro rispetto ai precedenti 700 euro. La modifica è stata prevista dalla legge di conversione del Decreto Aiuti bis, approvato la scorsa settimana.

Cos’è la soglia di impignorabilità della pensione

Fino all’approvazione della legge di conversione del Decreto Aiuti bis (che è stata piuttosto difficoltosa come iter, viste le diverse opinioni dell’ancora attuale maggioranza parlamentare sul tema), la soglia di non pignorabilità delle pensioni era pari a 702,42 euro, ossia 1,5 volte l’assegno sociale (468,28 euro). Con la modifica a cui abbiamo sopra accennato, il settimo comma dell’articolo 545 del Codice di procedura civile diventa come segue:

“Le somme da chiunque dovute a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione, o di altri assegni di quiescenza, non possono essere pignorate per un ammontare corrispondente al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale, con un minimo di 1000,00 euro.”

Ma perché si dovrebbe pignorare una pensione, quasi sempre ottenuta dopo una faticosa vita di lavoro e, viste le croniche difficoltà di vita in Italia e le problematiche legate al debito pubblico, praticamente mai adatta a mantenere lo stile di vita del periodo lavorativo?

Perché purtroppo le persone che dovessero andare incontro a questo provvedimentoo sarebbero certamente individui che hanno contratto debiti che non possono permettersi di ripagare e, quindi, la legge interviene prelevando una quota, a saldo di detti debiti, dall’unica fonte di sostentamento dell’individua stesso, vale a dire la pensione.

La modifica sopra riportata alza l’asticella di tale possibile pignoramento, tutelando quindi ancor di più l’individuo in pensione (certamente già anziano nella quasi totalità dei casi), e lo fa per una cifra ragguardevole (i citati 1.000 euro), in quanto la media pensionistica, in Italia, è di 1.410 euro per i 16 milioni di pensionati. C’è da tener presente che il 36,3% dei pensionati italiani può contare solo su un assegno al di sotto dei mille euro lordi, mentre per il 12,2% questo assegno non supera i 500 euro.

Fino a mille euro, pertanto, la pensione diventa completamente impignorabile, nel senso che non si può applicare il prelievo di un quinto normalmente previsto ai fini dell’estinzione di altri debiti di cui si sia stati obbligati al pagamento da decisioni giudiziarie.

Cercando di fare del bene per i più fragili, si sta creando un problema generale

Proprio così. Perché se l’intento dello Stato è lodevole (aiutare le persone più in difficoltà), questa generosità crea un bel problema.

Le migliaia di pensionati “salvate” da questa nuova norma, infatti, sono persone morose nei confronti del fisco e dell’INPS. E si potrebbe trattare di un numero di persone forse destinato crescere molto per effetto della crisi economica in corso, ed anche per la ripresa dei recuperi coatti in precedenza sospesi per la Covid-19.

E come farebbe questo ad essere un problema? Semplice. Banche e società finanziarie che non riusciranno a recuperare gli indebiti scaricheranno i costi sui clienti che, inevitabilmente, essendo in fondo alla scala finanziaria/creditizia, e non potendoli a loro volta scaricare su altri, si troveranno in chiara difficoltà. 

E cosa pensate che farà il fisco dopo l’approvazione di questo nuovo tetto “salva pensioni”? Se l’Agenzia delle Entrate o i Comuni non riusciranno più a recuperare tasse e tributi non pagati, ci sarà un inevitabile rincaro delle imposte e della tariffe, perché la loro non riscossione va ad incidere sul debito pubblico. Questo in quanto la quota di chi riceve pensioni ed aiuti resta inalterata, ma aumenta quella di chi viene protetto e che quindi, non riuscendo magari a restituire un debito, viene protetto per una cifra più alta prima che il debitore possa rivalersi su quello che giustamente gli deve essere pagato.

Concludendo…

…come spesso avviene in Italia, cercando di fare qualcosa di buono, si produce il risultato opposto.

Pensateci. Una banca od una finanziaria deve riscuotere un debito da un pensionato, fosse solo anche la rata di un prestito, per ottenere il quale il pensionato ha garantito proprio con la pensione. Ma il pensionato non paga (più). L’unico modo per farlo pagare è pignorargli un quinto della pensione, che verrebbe accreditata al creditore fino ad estinzione del debito. Fino ad oggi, questa cosa era fattibile fino al minimo di 702,42 euro, oggi tale limite è salito a mille. Chiara e decisa protezione per il pensionato (e ci mancherebbe…), ma assoluta ingiustizia per chi deve riavere i propri soldi.

E, come detto, se chi deve riavere i propri soldi è una banca od una finanziaria, la prossima volta sarà più difficile e più costoso avere soldi per tutti, perché la fiducia dell’istituto di credito nei confronti delle persone inevitabilmente diminuirà, e saliranno i costi di gestione di qualunque pratica, onde riprendere i soldi di chi non ha pagato ed è divenuto inattaccabile a termini di legge.

 

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