La riduzione del costo del denaro (un quarto di punto, dal 4,5 al 4,25 per cento) decisa alcuni giorni fa dalla Banca centrale europea rappresenta una svolta fondamentale per l’area euro ma, a quanto pare, le banche avevano già fiutato l’aria anticipando le mosse di Francoforte. Ad aprile, secondo i dati diffusi da Bankitalia, i tassi di interesse sui prestiti erogati in Italia nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, Taeg), si sono collocati al 4,09% dal 4,21% di marzo.
Le simulazioni
La discesa dei tassi di interesse sui mutui è ormai un elemento consolidato: in 5 mesi il loro livello è calato complessivamente dello 0,83%, passando dal record del 4,92% di novembre 2023 al 4,09% di aprile. In termini di impatto sul costo dei mutui, ipotizzando un finanziamento da 125mila euro a 25 anni, si tratta di un risparmio di circa 58 euro sulla rata mensile, pari a 696 euro L’anno in meno.
Il taglio dei tassi
Attualmente il valore complessivo dei mutui per l’acquisto di abitazioni ammonta (dati di fine marzo 2024) a 423,4 miliardi di euro, in crescita di circa 33 miliardi rispetto a fine 2020 (+9%), ma in calo di 3 miliardi rispetto a fine 2022 (-1%). Sul totale di 423,4 miliardi erogati, circa un terzo, cioè 144 miliardi, è a tasso variabile e i restanti 279 miliardi sono a tasso fisso. Le rate dei vecchi mutui a tasso fisso, cioè quelli erogati fino alla fine del 2021-inizio 2022, non cambiano e resteranno intatte fino al termine del piano di rimborso.
In questo contesto la certezza è che il caro mutui si sta decisamente allentando: con il taglio di 25 punti base della Bce, il calo per un mutuo variabile medio risulta essere di 18 euro. Un piccolo sollievo in quanto in meno di due anni chi ha sottoscritto un mutuo medio, 126 mila euro in 25 anni ha visto aumentare la rata di oltre il 60%.
I tassi Usa
Molto degli sviluppi futuri dipenderanno anche dalle decisioni della Federal reserve che stasera decide sui tassi americani, invariati da quasi un anno tra il 5,25% e il 5,50%. «Non prevediamo modifiche ai tassi ufficiali ma, rispetto al meeting di maggio, ci aspettiamo toni più accomodanti sulla scorta degli ultimi dati su inflazione, crescita e mercato del lavoro che hanno fornito segnali di moderazione», evidenzia Intesa Sanpaolo.
La previsione
La previsione dell’istituto italiano coincide con quella della maggior parte degli analisti, che immaginano l’avvio del ciclo di allentamento della politica monetaria a settembre e un altro taglio a dicembre. «Ci aspettiamo che la Fed – sottolinea George Brown, economista di Schroders – avvierà il ciclo di riduzione dei tassi a settembre, e non a giugno, e quindi che i tagli saranno solo due nel 2024». Per il 2025, invece, aggiunge, «continuiamo a prevedere un solo taglio, sulla base della nostra aspettativa che l’inflazione a quel punto avrà raggiunto il target e che l’economia sarà in piena occupazione. C’è comunque il rischio che i tagli siano più tardivi e meno numerosi, o che non ce ne siano affatto».
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