Debiti con il fisco ricadono sui figli? Se il genitore ha debiti, il figlio è tenuto a pagarli? Cosa cambia se il genitore è in vita o defunto? Ne parliamo in questo articolo.
In questo articolo vi spieghiamo se i debiti con il fisco ricadono sui figli oppure no (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
I debiti con il fisco ricadono sui figli?
I debiti dei genitori possono ricadere sui figli? Ovvero: i figli rischiano di dover pagare per i debiti contratti da uno o entrambi i genitori con il fisco?
La risposta è: dipende. Se i genitori sono in vita, i debiti accumulati con il fisco ricadono soltanto su loro stessi. I figli non sono obbligati a dover coprire eventuali debiti contratti e non rischiano di subire pignoramenti di beni, conti correnti o di stipendio, poiché il provvedimento non può ricadere su persone estranee all’obbligazione.
Le cose cambiano, invece, alla morte del genitore debitore: in questo caso il debito passa “sulle spalle” del figlio, a meno che questi non rinunci all’eredità.
I debiti col fisco ricadono sui figli e sugli eredi nel caso in cui vi siano cartelle di pagamento non estinte.
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Cosa accade quando si accetta l’eredità del genitore debitore?
Nel momento in cui il figlio accetta l’eredità del genitore, diventa a tutti gli effetti erede non solo di beni e proprietà, ma anche dei debiti contratti dal padre o dalla madre.
Allo stesso tempo, però, il figlio che ha ereditato il debito, in caso di pignoramento, non risponde per tutte le passività lasciate dal genitore ma solo per la parte che corrisponde alla sua quota ereditata (la cosiddetta obbligazione parziaria).
Fino a quando il figlio non avrà accettato l’eredità, il creditore non può agire e “aggredire” le proprietà interessate. L’accettazione deve avvenire entro 10 anni dal decesso.
Attenzione: l’accettazione dell’eredità non deve essere, per forza di cose, ufficializzata. Si può dedurre che ci sia stato un passaggio di consegne di beni e proprietà, nel momento in cui il figlio vendesse o utilizzasse i beni del defunto, oppure procedesse a una voltura catastale.
Cosa accade quando il figlio rinuncia all’eredità del genitore debitore?
Invece, cosa accade se il figlio rinuncia all’eredità? In questo caso non sarà chiamato a rispondere dei debiti contratti dal genitore defunto. I creditori avrebbero le mani legate, perché, per legge, non potranno pignorare beni del rinunciatario dell’eredità.
Il figlio può tutelarsi dai debiti del genitore defunto e debitore procedendo accettando l’eredità con beneficio d’inventario. La procedura è disciplinata dall’art. 490 del Codice Civile e permette all’erede di ereditare i crediti eventuali e di rispondere ai debiti con il solo patrimonio del genitore deceduto, distinguendolo dal proprio patrimonio.
Quando i debiti del genitore ricadono sui figli?
I debiti del genitore possono ripercuotersi sul figlio anche se questi fa da garante al genitore per mutui o finanziamenti?
Sì, in questo caso la legge consente al creditore di aggredire le finanze del figlio del genitore debitore, ma occorrerà dimostrare che i beni appartengano al figlio, attraverso fatture e documenti.
E se il figlio convivesse con il genitore debitore? Anche in questo caso, vivendo sotto lo stesso tetto, il figlio rischia di subire l’offensiva del creditore, rispondendo in prima persona dei debiti contratti dal genitore.
Quali sono i debiti che non si trasferiscono dal genitore al figlio?
Alcuni debiti non si trasferiscono agli eredi, neppure quando si accetta l’eredità del defunto debitore.
A essere trasmessi da padre in figlio sono i diritti patrimoniali assoluti (proprietà, contratti, obbligazioni), ma non i debiti non patrimoniali.
Cessano con la morte del debitore, questi debiti:
- sanzioni amministrative e tributarie;
- sanzioni penali;
- debiti di gioco e scommesse;
- debiti prescritti;
- assegni di mantenimento.
Faq su debiti ed eredità
Che cos’è un’eredità?
Il patrimonio di una persona deceduta che andrà in successione, è indicata con il termine eredità. Il defunto che lascia la propria eredità ad altri è chiamato testatore (o de cuius) e i beneficiari sono chiamati eredi (o nella prima fase “chiamati all’eredità”).
La successione legale regola chi è erede di un patrimonio e per quali parti si ha diritto all’eredità. Di norma, gli eredi sono i parenti più prossimi del defunto. L’eredità viene regolata dalla legge, innanzitutto, che pone dei limiti ben precisi (come le quote di legittima) e dal testamento rilasciato dal defunto prima di morire.
Come avviene la rinuncia all’eredità?
La rinuncia all’eredità è l’atto con cui il chiamato all’eredità dichiara di rifiutare l’eredità e dunque di non subentrare al de cuius, non diventando suo erede. È un diritto che si esercita con espressa dichiarazione scritta da effettuarsi come atto pubblico di fronte ad un notaio o presso la cancelleria del tribunale. La rinuncia all’eredità è uno strumento di tutela per il chiamato all’eredità, che decide di non accettare perché nell’asse ereditario ci sono troppi debiti.
Come verificare i debiti del defunto?
Come sapere se una persona defunta aveva dei debiti? Tramite l’estratto di ruolo o estratto conto debitorio, che prende in esame tutti i debiti contratti dalla persona, le cartelle esattoriali in corso e le rateizzazioni richieste, oltre ai pagamenti effettuati, quelli scaduti e quelli in scadenza. L’estratto di ruolo può essere richiesto anche per una persona defunta: in questo caso l’erede dovrà inviare un documento di identità e la dichiarazione sostitutiva di atto notorio.
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